Riassunto: E due!

Forse questa è una delle novelle più belle, provocante, intense, stimolante che abbia mai letto! E due! spiega molto bene perché leggo Pirandello, perché ammiro Pirandello!

Diego Bronner, un uomo di 26 anni, è il protagonista della novella. (Hai notato che molti dei personaggi delle novelle che abbiamo letto insieme finora non sono italiani — o almeno non hanno i cognomi italiani. Sai perché?)

Anche se dobbiamo leggere l’intera novella prima di poterci veramente capire che cosa Pirandello ci sta dicendo ;), secondo me il primo paragrafo ci dice quasi tutto quello che dobbiamo sapere su Diego:

Dopo aver vagato a lungo per il quartiere addormentato dei Prati di Castello, rasentando i muri delle caserme, sfuggendo istintivamente il lume dei lampioni sotto gli alberi dei lunghissimi viali, pervenuto alla fine sul Lungotevere dei Mellini, Diego Bronner montò, stanco, sul parapetto dell’argine deserto e vi si pose a sedere, volto verso il fiume, con le gambe penzoloni nel vuoto. Non un lume acceso nelle case di fronte, della Passeggiata di Ripetta, avvolte nell’ombra e stagliate nere nel chiaror lieve e ampio che, di là da esse, la città diffondeva nella notte. Immobili, le foglie degli alberi del viale, lungo l’argine. Solo, nel gran silenzio, s’udiva un lontanissimo zirlío di grilli e – sotto – il cupo borbogliare delle acque nere del fiume, in cui, con un tremolío continuo, serpentino, si riflettevano i lumi dell’argine opposto.

Diego è furtivo, si nasconde da qualcosa, si sta evitando qualcosa o qualcuno. Diego è chiuso, non vuole impegnarsi. Diego è dentro di sé.

Apprendiamo che Diego possa essere uno scrittore promettente e di talento. Tuttavia, 3-4 anni fa Diego ei suoi amici hanno commesso uno delitto. Tutti loro sono stati arrestati; credo che almeno Diego fosse condannato / giudicato colpevole. Quindi ha passato tre anni in carcere per i suoi delitti.

Sono stato 3 anni in villeggiatura.

Credo che Diego abbia rilasciato dal carcere 7 mesi prima dell’inizio della novella. In questo momento vive con sua madre.

In America, la consideriamo una persona di 26 anni che viva ancora a casa con i genitori come un fallimento completo. Forse è vero che lo stigma di vivere a casa possa essere meno grave per un italiano… ciò nonostante credo che Diego riguardi il fatto che vive ancora a casa come un segno della sua vergogna e della sua disgrazia.

All’età di 23 Diego è stato arrestato, giudicato, condannato e poi mandato a carcere per 3 anni. L’esperienza è stato intensa, sconvolgente, degradante. Tutti lo hanno deriso. Diego è stato l’oggetto di scherno.

– Cosí… scherzando… Oh, questo, te lo posso giurare. Là risero tutti, giudici, presidente; finanche i carabinieri; ma è la verità. Noi rubavamo senza saperlo, o meglio, sapendolo e credendo di scherzare. Non ci pareva una truffa. Erano i denari d’un pazzo schifoso, che ne faceva getto cosí…

Ovviamente questa è un’esperienza che una persona più matura avrebbe trovato difficile da comprendere / razionalzare. Ma Diego è solo 23 anni!

A peggiorare le cose, dopo viene rilasciato dal carcere Diego non potrebbe trovare un lavoro. Pirandello non spiega perché questo sia così, ma credo che Diego creda che nessun datore di lavoro lo assumerà a causa della sua incarcerazione. (Senza lavoro, Diego non è in grado di fornire per sua madre e per se stesso.) Ritiene che tutti in città ricordino solamente il suo crimine. Diego si comporta come se sia un uomo segnato.

– Ma non vedi, non vedi come mi guardi anche tu?

– Io? – esclamò la madre. – come ti guardo?

– Come mi guardano tutti gli altri!

– No, Diego! ti giuro! Guardavo… ti guardavo, perché… dovresti passare dal sarto, ecco… Diego Bronner si guardò addosso il vestito, e tornò a sorridere.

– Già, è vecchio. Per questo tutti mi guardano… Eppure, me lo spazzolo bene, prima d’uscire; mi aggiusto… Non so, mi sembra che potrei passare per un signore qualunque, per uno che possa ancora indifferentemente partecipare alla vita… Il guajo è là, è là… – aggiunse, accennando i giornali su la scrivania. – Abbiamo offerto un tale spettacolo, che, via, sarebbe troppa modestia presumere che la gente se ne sia potuta dimenticare… Spettacolo d’anime ignude, gracili e sudicette, vergognose di mostrarsi in pubblico, come i tisici alla leva. E cercavamo tutti di coprirci le vergogne con un lembo della toga dell’avvocato difensore. E che risate il pubblico!

Secondo me, insieme gli eventi dei precedenti 3-4 anni hanno creato i sentimenti di ansia intense e di uno stato di depressione. Penso che questo fosse il motivo per cui Diego si è agito / si è comportato furtivamente (di nascosto, come un gatto) all’inizio della novella.

A causa di ansia e depressione Diego non è più capace di ragionare bene, e lui interpreta male spesso gli eventi quotidiani della sua vita. A sua volta questi errori di interpretazione tendono di rafforzare e di intensificare la sua ansia e depressione. Il risultato è lo sviluppo di una potente spirale negativa verso il basso.

Secondo me solo un intervento psichiatrico intensivo può aiutare Diego, e la tragedia della novella è che nessuno è a disposizione per aiutarlo.

L’evento che rompe finalmente il suo spirito avviene presso l’argine del Tevere. Un uomo si suicida (gettandosi da un ponte nel fiume). Diego ha testimoniato il suicidio, ma succede così in fretta che Diego non può fare niente per salvare la vita dell’uomo. Cio nonstante Diego si incolpa per la morte dell’uomo.

– Perché non lavori? perché non scrivi piú, come facevi prima?

Egli le lanciò uno sguardo odioso, contraendo tutto il volto, quasi per ribrezzo.

La madre insistette, umile:

– Se ti chiudessi un po’ in te… Perché disperi? Credi tutto finito? Hai ventisei anni… Chi sa quante occasioni ti offrirà la vita, per riscattarti…

– Ah sí, una, proprio questa sera! – sghignò egli. – Ma sono rimasto lí, come di sacco. Ho visto

un uomo buttarsi nel fiume…

– Tu?

– Io. Gli ho veduto posare il cappello sul parapetto del ponte; poi l’ho visto scavalcare, quietamente, poi ho udito il tonfo nel fiume. E non ho gridato, non mi son mosso. Ero nell’ombra degli alberi, e ci sono rimasto, spiando se nessuno avesse veduto. E l’ho lasciato affogare. Sí. Ma poi ho scorto lí, sul parapetto del ponte, sotto il fanale, il cappello, e sono scappato via, impaurito…

– Per questo… – mormorò la madre.

Un brano particolarment brillante:

Pochi giorni addietro, quel gatto era riuscito a far cadere dal muro di quella saletta una gabbia col cardellino, di cui sua madre aveva cura amorosa. Con industriosa e paziente ferocia, cacciando le granfie di tra le gretole, l’aveva tratto fuori e se l’era mangiato. La madre non se ne sapeva ancora dar pace; anche lui pensava tuttora allo scempio di quel cardellino; ma il gatto, eccolo là: del tutto ignaro del male che aveva fatto. Se egli lo avesse cacciato via da quella tavola sgarbatamente, non ne avrebbe mica capito il perché.

Ed ecco già due prove contro di lui, quella sera. Due altre prove. E questa seconda gli balzava innanzi all’improvviso, con quel gatto; come all’improvviso gli era venuta l’altra, con quel suicidio dal ponte. Una prova: che egli non poteva essere come quel gatto là che, compiuto uno scempio, un momento dopo non ci pensava piú; l’altra prova: che gli uomini, alla presenza d’un fatto, non potevano restare impassibili come le cose, per quanto come lui si forzassero, non solo a non parteciparvi, ma anche a tenersene quasi assenti.

La dannazione del ricordo in sé, e il non poter sperare che gli altri dimenticassero. Ecco. Queste due prove. Una dannazione e una disperazione.

Qui, Diego spiega le cose che lo disturbano e ciò che sente. Durante la novella Pirandello aiuta il lettore capisce / comprende come una brutta esperienza può spirale fuori del nostro controllo.

Alla fine della novella il suo senso di fallimento (perché Diego non ha impedito il suicidio), in combinazione con i ricordi del suo processo, provoca Diego a commettere suicidio esattamente come l’uomo lo aveva fatto prima.

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