Riassunto: Formalità e Lapo Vannetti

Nell’ampio scrittojo del Banco Orsani, il vecchio commesso Carlo Bertone con la papalina in capo, le lenti su la punta del naso come per spremere dalle narici quei due ciuffetti di peli grigi, stava a fare un conto assai difficile in piedi innanzi a un’alta scrivania, su cui era aperto un grosso libro mastro. Dietro a lui, Gabriele Orsani, molto pallido e con gli occhi infossati, seguiva l’operazione, spronando di tratto in tratto con la voce il vecchio commesso, a cui, a mano a mano che la somma ingrossava, pareva mancasse l’animo d’arrivare in fondo.

Così inizia la novella Formalità – Lapo Vannetti (L. Pirandello) che si svolge nel Ottocento in Sicilia, dopo il Risorgimento.

Per me, il punto più interessante è la personalità del protagonista, Gabriele Orsani: questa è la prima volta che la mia opinione di un protagonista ha cambiato come ho letto una novella di Pirandello.

Al primo momento, mi sentivo qualche simpatia per Gabriele Orsani… dopotutto pensavo che lui avesse rinunciato i suoi sogni per soddisfare i desideri di suo padre.

Il rimedio lo so! Riprendere il mio vecchio violino, quello che mio padre mi tolse dalle mani per dannarmi qua, a questo bel divertimento, e andarmene come un cieco, di porta in porta, a far le sonatine per dare un tozzo di pane ai miei figliuoli. Che te ne pare?

Tornava allora a rimpiangere, con crescente esasperazione, la sua cieca, supina obbedienza alla volontà del padre, che lo aveva tolto allo studio prediletto delle scienze matematiche, alla passione per la musica, e gettato lí in quel torbido mare insidioso dei negozii commerciali. Dopo tanti anni, risentiva ancor vivo lo strazio che aveva provato nel lasciar Roma. Se n’era venuto in Sicilia con la laurea di dottore in scienze fisiche e matematiche, con un violino e un usignuolo. Beata incoscienza!

Pirandello permette il lettore di capire presto nella novella che Orsani perderà le imprese del padre. Questo sembra essere una tragedia grande e il messaggio sembra essere chiaro: non soccombere alle tradizioni (di società) a scapito dei propri desideri, dei propri sogni! sviluppa la capacità di pensare per te stessi! sii forte! riconosci i tuoi punti di forza! segui il proprio corso nella vita! dai il proprio contributo alla società e al mondo!

La mia opinione di Orsani ha cambiato però quando Orsani comincia a parlare del sacrificio che aveva fatto.

Gabriele, con un sorriso nervoso su le labbra, rispose piano, con calma, alle trepide domande di lei, come se non si trattasse della propria rovina; poi nel veder la moglie sconvolta:

– Eh, mia cara! – esclamò. – Se ti fossi curata un tantino di me, se avessi, in tanti anni, cercato d’intendere che piacere mi procurava questo mio grazioso lavoro, non proveresti ora tanto stupore. Non tutti i sacrifizi sono possibili. E quando un pover’uomo è costretto a farne uno superiore alle proprie forze…

Io non ammiro queste parole. Orsani sembra incolpare gli altri per i fallimenti che ora deve affrontare. Questo non è onorevole: penso che dovrebbe accettare lui la responsabilità per i suoi fallimenti

Una volta che ho cominciato a pensare in questo modo, ho riletto la novella. Credo che anche Pirandello non ammiri Orsani. Ha creato un protagonista che fondamentalmente è debole, qualcuno che incolpa gli altri per le sue decisioni sbagliate, una persona che spinge da parte gli altri personaggi della novella che sembrano veramente di prendersi cura di lui. Orsani sembra essere incapace di empatia e gli manca una generosità del cuore. Lui è un personaggio che è costretto dalla sua stessa debolezza e dalle scelte povere che ha fatto.

Pirandello suggerisce che Orsani riconosca la debolezza del suo carattere.

Ma perché lagnarsi del padre, se egli si era piegato ai voleri di lui senza opporre la minima resistenza, senza arrischiar neppure la piú timida osservazione, come a un patto fin dalla nascita stabilito e concluso e ormai non piú discutibile?

Così debole che Orsani si lascia indotto a sposare sua cugina, Falvia, che sembra veramente prendersi cura di lui.

se egli stesso, proprio per sottrarsi alle tentazioni che potevano venirgli dall’ideale di vita ben diverso, fin allora vagheggiato, s’era indotto a prender moglie, a sposar colei che gli era stata destinata da gran tempo: la cugina orfana, Flavia?

Il padre muore improvvisamente, lasciando Orsani a guidare l’azienda di famiglia. Senza un mentore, le conseguenze sono prevedibilmente disastrose, sia per l’azienda che per la sua famiglia. Eppure Orsani pensa a se stesso come una vittima, cioè come qualcuno costretto a soffrire la sua sorte.

Ah egli, fino allora, non ci aveva pensato: bestia bendata, alla stanga d’una macina. Era stato sempre doglioso il suo amore per la moglie, pe’ figliuoli, testimonii viventi della sua rinunzia a un’altra vita; ma ora gli attossicava il cuore d’amara compassione.

L’immagine che emerge è quello di un protagonista con un carattere debole. Pirandello crea un uomo indeciso e debole che soffre le conseguenze del suo difetto di carattere. Gli altri anche soffrono. Potrebbe essere vero che Pirandello non stia commentando sui pericoli di essere uno sciavo alla tradizione. Invece Pirandello sembra avvertire il lettore alla necessità di una forza di carattere in un mondo pericoloso e competitivo.

Ebbene ho cambiato idea. Le mie impressioni iniziali erano sbagliate, e ho imparato una lezione preziosa: in futuro, aspetterò fino alla fine di una novella di Pirandello prima di trarre una conclusione. Pirandello è troppo intelligente di fare altrimenti; le sue novelle sono sempre pieno di sorprese.

In primo luogo, non credo più che Lucio Sarti è un omosessuale. Sarti veramente è stato innamorato di Flavia per molti anni. Credo che Flavia sempre comprendesse che Sarti è stato innamorato di lei. Inoltre si sentiva lei allo stesso modo su di lui.

Flavia era disperata: aveva sopportato 9 anni di matrimonio in cui il suo marito era totalmente devoto alla sua professione… ad esclusione di lei e dei figli. Flavia si sentiva sola e depressa. È chiaro che hanno subito i bambini a causa dell’assenza del loro padre.

Anche se Lucio e Flavia amavano l’un l’altro, non avevano mai agito in modo irrispettoso o scandaloso. Il loro rapporto (almeno agli occhi di un lettore americano nel 2014) era sopra di ogni sospetto-rimprovero.

Io sono sbagliato sul carattere di Gabriele Orsani. Anche se non era un bravo uomo d’affari, è più percettivo e riflessivo (e meno egocentrico) di quanto pensassi io. Alla fine della novella Orsani costringe Sarti per aiutare a provvedere per i suoi figli dopo la sua morte imminente.

Finalmente mi sbagliavo sul messaggio della novella. Il messaggio sembra essere: non soccombere alle tradizioni (di società) a scapito dei propri desideri, dei propri sogni! sviluppa la capacità di pensare per te stessi! sii forte! riconosci i tuoi punti di forza! segui il proprio corso nella vita! dai il proprio contributo alla società e al mondo!

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