Riassunto: La rallegrata

Comincia così La rallegrata, una novella di L. Pirandello:

Appena il capostalla se n’andò, bestemmiando piú del solito, Fofo si volse a Nero, suo compagno di mangiatoja, nuovo arrivato, e sospirò:

– Ho capito! Gualdrappe, fiocchi e pennacchi. Cominci bene, caro mio! Oggi è di prima classe.

Questa novella è piuttosto insolito nel senso che i due protagonisti, Nero e Fofo, sono cavalli. Pirandello ha dato i cavalli molte caratteristiche umane.

In precedenza, Nero ha vissuto in una scuderia reale. Una principessa ha utilizzato i cavalli per il trasporto. La scuderia era sontuosa ei cavalli sono stati trattati con grande rispetto e cura. Per i cavalli, è stata una vita dignitosa… una vita di eccellenza e di tradizione… una vita di standard elevati e di attenzione per i dettagli… una vita di responsabilità e ricompensa.

Poi la principessa soffre una grave malattia (forse un ictus?). Lei si limita a casa sua e non ha più bisogno di qualsiasi mezzo di trasporto. La malattia sembra essere un segno del passaggio inevitabile del tempo e della progressione da una generazione alla prossima.

Suo figlio, il principe, non ha bisogno di una carrozza trainata da cavalli. La tecnologia ha anche progredito da una generazione a quella successiva: l’automobile è stata inventata e il principe è affascinato da essa… tanto è vero che una volta sua madre si è diventata ammalata, lui ha agito rapidamente per vendere tutti i cavalli.

Nero è stato venduto ad un’altra scuderia. Sembra che la nuova scuderia sia ben considerata, anche se non così bella come la scuderia reale.

L’altro protagonista, Fofo, aveva vissuto alla scuderia nuova per qualche tempo.

Gran parte della novella è dedicata a una serie di conversazioni tra Nero e Fofo. Conversazioni? In realtà loro sono soliloqui! Fofo parla, spiega, commenta e osserva. Nero ascolta ma è infastidito e arrabbiato perché Fofò manca la dignità e umiltà e sofisticazione dei suoi ex compagni.

Poi il lettore viene a sapere che la funzione (l’attività) della nuova scuderia è di trasportare il corpo di una persona morta in un corteo funebre.

Qui, Priandello impiega il suo enorme regalo per ironia. Primo, Fofo capisce che la funzione della scuderia è di trasportare cose:

– Sai dove siamo noi? Siamo in un ufficio di spedizione. Ce n’è di tante specie. Questo è detto delle pompe funebri.

Fofo capisce che la carrozza che i cavalli tirano è insolita,

Pompa funebre sai che vuol dire? Vuol dire tirare un carro nero di forma curiosa, alto, con quattro colonnini che reggono il cielo, tutto adorno di balze e paramenti e dorature. Insomma, un bel carrozzone di lusso.

…ma lui non capisce ciò che viene trasportato nella carrozza:

Ma roba sprecata, non credere! Tutta roba sprecata, perché dentro vedrai che non ci sale mai nessuno.

Fofo capisce che gli esseri umani si comportano con rispetto ogni volta che vedono la carrozza:

E quel carro lí – io l’ho capito bene – dev’essere per gli uomini oggetto di particolare venerazione.

Nessuno, come t’ho detto, ardisce montarci sopra; e tutti, appena lo vedono fermo davanti a una casa, restano a mirarlo con certi visi lunghi spauriti; e certi gli vengono attorno coi ceri accesi; e poi appena cominciamo a muoverci, tanti dietro, zitti zitti, lo accompagnano.

Ma a questo punto della novella è anche chiaro che Fofo non capisce il concetto di perdito di una persona cara… che Fofo non comprende la necessità degli esseri umani a piangere la perdita di una persona cara… che Fofo non comprende il costume e lo scopo di un funerale oppure un corteo funebre.

Che cosa sa Fofo, ha imparato da un amico. 

Sai come ho capito, che si debba trattare di spedizione? L’ho capito da questo.

Basta. Me ne stavo lí fermo, allorché mi s’accostò un povero mio antico compagno di servizio al reggimento, ridotto assai male: a tirare, figúrati, un traino ferrato, di quei lunghi, bassi e senza molle.

Dice:

– Mi vedi? Ah, Fofo, non ne posso proprio piú!

– Che servizio? – gli domando io.

E lui:

– Trasporto casse, tutto il giorno, da un ufficio di spedizione alla dogana.

– Casse? – dico io. – Che casse?

– Pesanti! – fa lui. – Casse piene di roba da spedire.

Fu per me una rivelazione.

È molto divertente che Fofo non capisce tutto. Lui si riferisce alla bara come una cassa; non ha la più pallida idea di che cosa è all’interno della cassa. Fofo si riferisce ad una basilica (oppure un palazzo) come ‘un fabbricato maestoso”. Lui descrive i preti (oppure gli nobili) nei loro paramenti funebri, ma suppone che loro siano i funzionari doganali.

Non solo è Fofo sbagliato, lui è presuntuoso.

Veramente, la magnificenza delle casse e la solennità della pompa potrebbero far supporre, che qualche cosa gli uomini debbano sapere su queste loro spedizioni. Ma li vedo troppo incerti e sbigottiti. E dalla lunga consuetudine, che ormai ho con essi, ho ricavato questa esperienza: che tante cose fanno gli uomini, caro mio, senza punto sapere perché le facciano!

Più tarde nel giorno, Nero, Fofo e due altri cavalli hanno l’obbligo di tirare una carrozza funebre. Viaggiano al palazzo della principessa, che è morta.

Una volta che Nero si avvicina al palazzo, diventa molto turbato. Come la novella si sviluppa, il lettore capisce che Nero ha utilizzato i suoi sensi – vista e odorato – per rendersi conto che è a casa sua, cioè casa sua ha evocato potenti ricordi (ricordi che Nero non può controllare).

Questo punto — dell’importanza dei nostri sensi e le nostre memorie — sembra essere il punto che Pirandello voglia il lettore a prendere in considerazione. Ad esempio Paola,

– Hai mai mangiato qualcosa che ti ha sorpreso perché ti ricordava la tua infanzia?

oppure

– Hai mai annusato qualcosa che ha evocato potentemente una precedente esperienza nella tua vita?

oppure

– Hai mai letto qualcosa… beh, sì!!!! Certo, abbiamo!!!! Quante volte abbiamo commentato che Pirandello era “uno scrittore moderno” o che “la lettura di Pirandello mi ha fatto pensare la storia della mia vita”?

In La rallegrata, Pirandello ha impiegato un elenco molto lungo di forti emozioni. Queste includono: il servizio, la lealtà, la memoria, l’amore, l’empatia, la simpatia, la tristezza, la ferocia, l’orgoglio. Forse Pirandello vuole che il lettore considera che è proprio più come i cavalli di quanto piacerebbe pensare!

{Paola: pensi tu che i cavalli parlano di noi come Fofo??}

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