Riassunto: Distrazione

Comincia così Distrazione, una novella di L. Pirandello:

Nero tra il baglior polverulento d’un sole d’agosto che non dava respiro, un carro funebre di terza classe si fermò davanti al portone accostato d’una casa nuova d’una delle tante vie nuove di Roma, nel quartiere dei Prati di Castello. Potevano esser le tre del pomeriggio.

A prima vista questa novella sembra un po’ strana in qualche modo innegabile e ancora indistinto… ammetto che dopo la prima lettura mi sono chiesto se la novella fosse in realtà un’opera incompiuta:

Primo, ci sono aspetti strutturali della storia che non sono mai chiariti e questi sono un fonte di confusione. Ad esempio, le case di nuova costruzione a Prati sono detto d’essere disabitata (“Tutte quelle case nuove, per la maggior parte non ancora abitate, pareva guardassero coi vani delle finestre sguarnite quel carro nero”). Tuttavia le voci disincarnate sono sentite dalle loro finestre.

– Povero sor Bernardo, come un cane, – disse forte qualcuno dalla finestra d’una casa.

– Un professore, con la sola servaccia dietro… – gridò un’altra voce, di vecchia, da un’altra finestra.

Nel sole, quelle voci dall’alto sonavano nel silenzio della strada deserta, strane.

{Paola: chi sono queste persone?}

Secondo, è ovvio che il morto, sor Bernardo, un professore (?), non è ammirato dagli altri nel quartiere ma non ci viene detto perché.

Il carro, nudo. Non un nastro, non un fiore.

Dietro, una sola accompagnatrice.

– Buon passeggio, ah Rosi’! – le gridò dietro il droghiere scamiciato, che s’era fatto di nuovo alla porta della bottega. E accompagnò il saluto con un riso sguajato, scrollando il capo.

{Paola: cosa ha fatto povero Bernardo?}

Terzo, Rosina (la serva di Bernardo, che accompagna il corpo al luogo di sepoltura) è descritta come segue:

Accompagnava il morto, ma si riparava dal sole con l’ombrellino. E teneva il capo basso, quasi piú per vergogna che per afflizione.

{Paola: di chi la vergogna? di Rosina? di Bernardo?}

Quarto, era anche difficile discernere il senso globale della novella. Così spesso Pirandello sembra scrivere novelle che siano progettati per illuminare le difficoltà che incontriamo (noi esseri umani) nella vita quotidiana e poi ci costringono a navigare. A questo proposito (quando leggo io una novella) spesso mi immagino Pirandello come un psichiatra nel suo studio con un paziente travagliato: la sua pratica coinvolgerebbe l’identificazione del problema del paziente e l’effetto che sta avendo sulla sua vita. Una volta che la diagnosi è fatta, poi la pratica di Pirandello sarebbe quello di aiutare il paziente a vedere e capire un modo avanti con la sua vita — sia per superare il problema o per adattarsi ad esso. In un certo senso mi trovo spesso a pensare che le novelle rappresentano una serie di ‘casi di studio’ — reali o immaginarii — che ci servono ad illustrare la società Italiana nel Ottocento da mostrandoci i problemi e le difficoltà della vita quotidiana Italiana (ma veramente la vita quotidiana moderna-universale).

Per questi quattro motivi Distrazione sembrava strana: cosa stava cercando di dirci il Pirandello? qual è stato il suo punto di vista?

La storia si svolge a Roma. È l’estate e un uomo è morto. Il protagonista, Scalabrino, guida un carro che trasporterà il corpo da un’impresa di pompe funebri al suo luogo di sepoltura. L’impresa di pompe funebri è piazzato nel quartiere dei Prati di Castello, proprio di fronte al Tevere dal centro città (si trova qui il castel Sant’Angelo, il mausoleo dell’imperatore Adriano).

Grezzo e poco istruito, Scalabrino è anche un disadattato: ha un problema cronico per quanto riguarda la sua integrazione nella società. Scalabrino è narcisistico, gli manca l’empatia e non ha uno spirito generoso. Scalabrino è anche (eccessivamente) sensibile alle offese ei piccoli atti di mancanza di rispetto.

Dev’essere nuovo del mestiere. Cosí era veramente. E non gli piaceva per nientissimo affatto, quel mestiere, a Scalabrino. Ma aveva fatto il portinajo, e aveva litigato prima con tutti gl’inquilini e poi col padron di casa; il sagrestano a San Rocco, e aveva litigato col parroco; s’era messo per vetturino di piazza e aveva litigato con tutti i padroni di rimessa, fino a tre giorni fa. Ora, non trovando di meglio in quella stagionaccia morta, s’era allogato in una Impresa di pompe funebri. Avrebbe litigato pure con questa – lo sapeva sicuro – perché le cose storte, lui, non le poteva soffrire.  

E poi era disgraziato, ecco. Bastava vederlo. Le spalle in capo; gli occhi a sportello; la faccia gialla, come di cera, e il naso rosso. Perché rosso, il naso? Perché tutti lo prendessero per ubriacone; quando lui neppure lo sapeva che sapore avesse il vino.

E anche questo: 

Per ora là, mangiato dalle mosche e dalla noja, sotto la vampa cocente del sole, ad aspettar quel primo carico. Il morto.

O non gli sbucò, dopo una buona mezz’ora, da un altro portone in fondo, dall’altro lato della via?  

Te possino… (al morto) – esclamò tra i denti, accorrendo col carro, mentre i becchini, ansimanti sotto il peso d’una misera bara vestita di mussolo nero, filettata agli orli di fettuccia bianca, sacravano e protestavano:

– Te possino… (a lui) – Te pij n’accidente – E che er nummero der portone non te l’aveveno dato?

Scalabrino fece la voltata senza fiatare; aspettò che quelli aprissero lo sportello e introducessero il carico nel carro.

Il corteo funebre ottiene in corso dal quartiere Prati al quartiere Trevi. Una volta che il corteo raggiunge la piazza Barberini, i cavalli conoscono la via da seguire… e Scalabrino permette loro di camminare mentre dorme. Inizialmente è appare come se questo sia considerato un comportamento irrispettoso e poco professionale.

I rari passanti si fermavano e si voltavano a mirare, tra stupiti e indignati. Il sonno del cocchiere su la cassetta e il sonno del morto dentro il carro: freddo e nel bujo, quello del morto; caldo e nel sole, quello del cocchiere; e poi quell’unica accompagnatrice con l’ombrellino chiaro e il velo nero abbassato sul volto: tutto l’insieme di quel mortorio, insomma, cosí zitto zitto e solo solo, a quell’ora, bruciata, faceva proprio cader le braccia.

Ma allora ci troviamo subito di fronte un altro punto di vista… le azioni di Scalabrino, visto in ‘un’altra luce’, sono scusate. 

Non era il modo, quello, d’andarsene all’altro mondo! Scelti male il giorno, l’ora, la stagione. Pareva che quel morto lí avesse sdegnato di dare alla morte una conveniente serietà. Irritava. Quasi quasi aveva ragione il cocchiere che se la dormiva.

{Paola: quale di questi due pareri favorisce il Pirandello? Qual è il lettore dovrebbe pensare?}

Verso la fine del corteo funebre, Scalabrino è risvegliato perché i cavalli improvvisamente hanno preso il ritmo. Lui vede un uomo sulla strada, qualcuno anche probabile disadattato alla società moderna. 

Ora, destarsi, veder fermo sul marciapiedi a sinistra un signore allampanato, barbuto, con grossi occhiali neri, stremenzito in un abito grigio, sorcigno

Segue una lotta… l’uomo getta il suo involto a Scalabrino, colpendolo alla testa e facendogli perdere i sensi. 

…e sentirsi arrivare in faccia, su la tuba, un grosso involto, fu tutt’uno!

{Paola: cos’è successo qua? Certo io non sono ancora sicuro!}

Pirandello ci dice che Scalabrino era confuso quando si è svegliato… che ha fatto un gesto/cenno (innocente? incompresa??) per l’uomo della strada.

Ha il Scalabrino invitato l’uomo a bere? Lo dipenda sul significato di “su la cassetta d’una botticella”, vero?

Invece ha il Scalabrino invitato l’uomo ad avere rapporti sessuali con Rosina??

{Paola: cosa ne pensi?}

Tuttavia, da non mettendo in chiaro, penso che il Pirandello stia facendo un punto: che ci siano alcune persone che non sono in grado di inserirsi nella società moderna. Loro sono disadattati, non-funzionali: non accettano come funziona la società (cioè, non rispettano le norme della società), e quindi si mettono costantamente nei guai ei conflitti.

Queste persone sono strani, loro comportano in un modo che è veramente incomprensibile agli altri.

Nella novella si è trattata d’una piccola cosa stupida che ha provocato una reazione violenta. Pirandello sembra sapere bene che la piccola cosa non abbia senso, ma lui ci stia dicendo che questa reazione (l’atto violento) personifica la vita di un disadattato. (O in questo caso, due disadattati che purtroppo incontrano tra di loro per caso nelle strade di Roma.)

Nella novella, gli altri che guardano la lotta non capiscono cosa sia successo. Di conseguenza Scalabrino e l’altro uomo vengono ignorati e sono considerati irrilevanti: la lotta era incomprensibile e quindi è stata una distrazione per gli astanti.

Forse il Pirandello ci abbia fornito un ritratto di un disturbo grave della personalità, quello che rende una persona incapace di dare un contributo positivo alla società… un ritratto di un disturbo grave della personalità incomprensibile.

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