Riassunto: Nenia

Con la valigia in mano, mi lanciai, gridando, sul treno che già si scrollava per partire: potei a stento afferrarmi a un vagone di seconda classe e, aperto lo sportello con l’ajuto d’un conduttore accorso su tutte le furie, mi cacciai dentro.

Benone!

Inizia così Nenia (L. Pirandello) una breve ma profonda meditazione sull’amore di una madre per suo figlio. La novella è veramente sorprendente: Pirandello utilizza solo poche parole per trasmettere al lettore tante immagini e idee!

Nenia è insolita in quanto il narratore è anche il protagonista della novella.

All’inizio della novella, nel paragrafo di apertura, il narratore è appena in grado di salire su un treno in partenza. Il conduttore che lo assiste è detto di essere infuriato; ho immagine che questo sia vero perché lui è costretto ad aiutare un passeggero che è in ritardo e perché il passeggero stesso ha messo il conduttore a rischio (cioè in una situazione di pericolo) con il suo comportamento sconsiderato.

Non importa … “Benone!” o, come diciamo, “All’s well that ends well!” (“Tutto è bene che finisce bene!”)

Per caso il narratore si arrampica in una cabina di seconda classe con “Quattro donne, lí, due ragazzi e una bimba lattante…”.

Ci sono infatti due gruppi (grazie Paola!). Il primo è costituito una madre, i suoi tre figli (includendo un ragazzo più grande, una ragazza più giovane e una neonata) e una balia. Il secondo da una donna vecchia e la sua giovanotta.

La neonata e la balia forniscono un esempio di una “madre” che è pienamente preoccupata. La neonata è nuova al mondo e riesce a malapena a comunicare. Ha bisogno di nutrimento, calore, protezione, sonno, e pulizia. La balia, pienamente impegnata, offre tutto questo su richiesta. Fornisce anche una forma incondizionata d’amore e d’affetto.

una bimba lattante, esposta per giunta, proprio in quel momento, con le gambette all’aria, su le ginocchia d’una goffa balia enorme, che stava tranquillamente a ripulirla, con la massima libertà.

La madre con i due figli dimostra come il ruolo della madre cambia come un bambino matura (cioè, come lo cresce dall’infanzia). Il ragazzo e la ragazza sono quasi indipendenti. Il ragazzo almeno pare avere un sacco di energia. Sia il ragazzo che la ragazza interrogano il mondo. Esplorano. La loro interesse è d’imparare come funziona il mondo.

Questa indipendenza permette alla madre una breve tregua. Il lettore può facilmente immaginare che lei sia fisicamente stanca dal viaggio, ma lei sembra essere anche mentalmente stanca di assistere ai ragazzi. Lei fugge a un angolo della cabina e legge. Questo è un atto egocentrico di puro e semplice piacere!

Resta vero tuttavia che i ragazzi sono bisognosi… quasi quanto i neonati ma solo in un modo diverso.

In particolare il ragazzo cerca di affermarsi nel mondo.

– Mamma, ecco un altro seccatore.

Cosí m’accolse (e me lo meritavo) il maggiore dei due ragazzi, che poteva aver circa sei anni, magrolino, orecchiuto, coi capelli irti e il nasetto in sú, rivolgendosi alla signora che leggeva in un angolo, con un ampio velo verdastro rialzato sul cappello, speciosa cornice al volto pallido e affilato.

La signora si turbò, ma finse di non sentire e seguitò a leggere. Scioccamente, perché il ragazzo – com’era facile supporre – tornò ad annunziarle con lo stesso tono:

– Mamma, ecco un altro seccatore.

Anche se questo possa infatti essere il suo primo tentativo di agire come un adulto, lui sembra essere goffo e gli manca l’esperienza e la raffinatezza.

– Zitto, impertinente! – gridò, stizzita, la signora. Poi volgendosi a me con ostentata mortificazione: – Perdoni, signore, la prego.

– Ma si figuri, – esclamai io, sorridendo.

Il ragazzo guardò la madre, sorpreso del rimprovero, e parve che le dicesse con quello sguardo: – “Ma come? Se l’hai detto tu!”

Così il ragazzo è confuso: la madre ha apparentemente detto qualcosa di simile, e il ragazzo sta solo cercando di seguire l’esempio. Si possa anche tentare di impressionare a lei. Il ragazzo sembra avere un innato desiderio di affermare se stesso al mondo (cioè ad entrare nel mondo come un adulto), e si usa l’esempio di sua madre come una norma accettabile di società, cioè come una forma accettabile di comportamento.

Al contrario la ragazza sta appena iniziando a sperimentare il mondo da sola. Lei è tranquilla e trafitta. Il mondo è meraviglioso. Lei guarda fuori dal finestrino del treno alla campagna.

L’altra ragazzetta, di circa tre anni, stava in piedi sul sedile, presso il balione, e guardava attraverso il vetro del finestrino la campagna fuggente. Di tanto in tanto, con la manina toglieva via l’appannatura del proprio fiato sul vetro, e se ne stava zitta zitta a mirare il prodigio di quella fuga illusoria d’alberi e di siepi.

(Secondo me c’è pericolo! Queste persone sono confinati in un ambiente moderno e totalmente artificiale. Natura, la campagna sono al di fuori, per accelerare. Se uno di loro si sente l’angoscia, non c’è modo di essere guarito dal mondo naturale. Tutti loro devono badare a se stessi.)

La donna vecchia e la sua giovanotta sono straniere (tedesche) e in lutto.

Mi voltai dall’altra parte a osservare le altre due compagne di viaggio, che sedevano agli angoli, l’una di fronte all’altra, tutte e due vestite di nero.

Erano straniere: tedesche, come potei accertarmi poco dopo udendole parlare.

Una, la giovane, soffriva forse del viaggio: doveva esser malata: teneva gli occhi chiusi, il capo biondo abbandonato su la spalliera, ed era pallidissima. L’altra, vecchia, dal torso erto, massiccio, bruna di carnagione, pareva stesse sotto l’incubo del suo ispido cappelletto dalle falde dritte, stirate: pareva lo tenesse come per punizione in bilico su i pochi grigi capelli chiusi e impastocchiati entro una reticella nera.

La giovanotta è sposata. Il lettore può facilmente supporre che è morto suo marito o forse più probabilmente suo bambino. Lei è devastata.

A un certo punto, dagli occhi chiusi della giovine vidi sgorgare due grosse lagrime, e subito guardai in volto la vecchia, che strinse le labbra rugose e ne contrasse gli angoli in giú, evidentemente per frenare un impeto di commozione, mentre gli occhi, battendo piú e piú volte di seguito, frenavano le lagrime.

Quale ignoto dramma si chiudeva in quelle due donne vestite di nero, in viaggio, lontane dal loro paese? Chi piangeva o perché piangeva, cosí pallida e vinta nel suo cordoglio, quella giovane signora?

(La morte sembra essere inaspettata… a causa di una malattia? o un incidente? oppure potrebb’essere il risultato d’un ingiustizia?)

Come ho già detto la giovanotta è sconvolta. Ha subito una perdita terribile che lei non è in grado di affrontare. In un certo senso, la giovanotta è tanto impotente come la neonata, e la novella ha chiuso il cerchio! La madre vecchia è pienamente impegnata con i bisogni di sua figlia.

La vecchia massiccia, piena di forza, nel guardarla, pareva si struggesse dall’impotenza di venirle in ajuto. Negli occhi però non aveva quella disperata remissione al dolore, che si suole avere per un caso di morte, ma una durezza di rabbia feroce, forse contro qualcuno che le faceva soffrir cosí quella creatura adorata.

Davvero la madre vecchia si riferisce a se stessa come una infermiera/nutrice (cioè una balia) di sua figlia!

Lo compresi poco dopo, quando udii la vecchia vigile domandarle piano con voce oppressa dalla commozione:

– Willst Du deine Amme nah?

“Vuoi accanto la tua nutrice?”

La novella si conclude con la balia e la neonata, cui ha avuto un momento difficile d’addormentarsi. La balia canta una ninnananna.

…mentre l’altra nutrice, nell’ombra, ripeteva alla bimba ignara:

Chi t’ama piú di me, figlia, t’inganna.

***

Inizialmente ho pensato che fosse difficile comprendere cosa vuol dire “Nenia”, il titolo della novella.

nenia s.f. (pl. -nie)

1 Canto triste e monotono, accompagnato dal flauto, che si intonava durante i funerali nell’antica Roma.

2 Canzone lunga, lenta e monotona; cantilena: gli cantava una n. per farlo addormentare

(Vermente una parola ambigua.)

Il primo significato di nenia è così triste! Invece ho pensato che il Pirandello intendesse mostrarci i molti modi che le madri amano i loro figli. (Certo un concetto felice.)

Poi mi sono reso conto che la novella si conclude con una ninnananna. E poi mi sono reso conto che il significato tradizionale di una ninnananna fornisce un modo per capire più profondamente il titolo.

Quindi qual è la definizione moderna di ninnananna?

ninnananna (o ninna nanna)

s.f. (pl. ninnenànne)

1 Cantilena con cui si cullano i bambini per farli addormentare: cantare la n.

Poi, e forse più importante, qual è la definizione tradizionale di ninnananna?

Di seguito sono i porzioni del testo da un articolo sulle ninnananne che è stato recentemente pubblicato sul New York Times.

18lullabies1-superJumbo-v2

The Melancholy Mystery of Lullabies. On the bonds made between parents and children during a nightly ritual.

By RIVKA GALCHEN

OCT. 14, 2015

“Ciò che in realtà una ninnananna? Possiamo definirlo funzionalmente – una canzone usata per cullare un bambino a dormire. In questo senso, l’onere distintivo di una ninnananna è di essere abbastanza interessante per catturare l’attenzione di un bambino, ma non abbastanza per tenere il bambino sveglio, che è forse la spegazione perché la maggior parte delle canzoni che pensiamo come le ninnenanne hanno un 6/8 ritmo e sono limitati a circa cinque note.”

“Gli studi sui bambini nelle unità di terapia intensiva mostrano che i neonati prematuri preferiscono le ninnenanne rispetto ad altre forme di musica, (es) il battito cardiaco e la respirazione diventano più regolare, i loro modelli di alimentazione migliorano e (quindi) sono più propensi a guadagnare il peso di cui hanno bisogno. È stato anche dimostrato che i prematuri che hanno le ninnenanne cantate da loro durante le sessioni di venipuntura hanno punteggi del dolore significativamente più bassi dopo la puntura. Finalmente I bambini sembrano riconoscere le voci dei loro genitori più facilmente di chiunque altro. La voce materna in particolare, che un feto comincia a sentire circa 25 settimane di gravidanza, è unicamente confortante.”

“Se la funzione primaria delle ninnenanne è quello di cullare un bambino a dormire, un’altra funzione è quella di lasciar parlare il cantante (la madre). Forse questo è uno dei motivi che spiega perché il testo delle ninnenanne sono spesso così instabile e buio. Quindi un modo in cui una madre potrebbe legare con un neonato è condividere la sua gioia; un altro modo è attraverso la condivisione di suo dolore o frustrazione.”

“Nel 1928, quando Federico García Lorca ha tenuto una conferenza a Madrid circa le ninnenanne spagnole che aveva da anni raccoglie, ha parlato di una donna che aveva sentito cantare una triste ninnananna, affermando che “una tradizione viva lavorato a lei, e lei fedelmente eseguito i suoi ordini, come se ascoltando le antiche voci imperiose che echeggiano nel suo sangue.” Dopo aver sentito cantare, ha detto, “ho cercato di raccogliere le ninnenanne da ogni angolo della Spagna… ho voluto sapere come le mie connazionale cullano i loro bambini a dormire, e dopo un po “ho avuto l’impressione che la Spagna utilizza le sue melodie più tristi ei testi più malinconici per “colorare” il primo sonno dei suoi figli.” Lui ha anche notato che la donna che ha sentito cantare la triste canzone, su approccio, sembrava felice.”

***

Così, un messaggio (dei tanti messagi) di Nenia può essere che la vita d’una madre è infatti come ‘una spada a doppio taglio’: lei spera per il meglio della vita per suo bambino. Per l’esperienza tuttavia lei anche capisce che la vita può essere difficile/dura/deludente quindi si preoccupa quasi costantemente sul suo futuro.

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