Riassunto: La Madonnina

Una scatola di giocattoli, di quelle con gli alberetti incoronati di trucioli e col dischetto di legno incollato sotto al tronco perché si reggano in piedi, e le casette a dadi e la chiesina col campanile e ogni cosa: ecco, immaginate una di queste scatole, data in mano al Bambino Gesú, e che il Bambino Gesú si fosse divertito a costruire al padre beneficiale Fioríca quella sua parrocchietta cosí; la chiesina modesta, dedicata a San Pietro, di fronte; e di qua, la canonica con tre finestrette riparate da tendine di mussola inamidate che, intravedendosi di là dai vetri, lasciavano indovinare il candore e la quiete delle stanze piene di silenzio e di sole; il giardinetto accanto, col pergolato e i nespoli del Giappone e il melagrano e gli aranci e i limoni; poi, tutt’intorno, le casette umili dei suoi parrocchiani, divise da vicoli e vicoletti, con tanti colombi che svolazzavano da gronda a gronda; e tanti conigli che, rasenti ai muri, spiavano raccolti e tremanti, e gallinelle ingorde e rissose e porchetti sempre un po’ angustiati, si sa, e quasi irritati dalla soverchia grassezza.

Inizia così La Madonnina (L. Pirandello), una novella che è — come noi americani piace dire — un “hoot” dall’inizio alla fine.

In questa novella l’obiettivo dell’ironia del Pirandello è la Chiesa cattolica… un’istituzione terrena che, a dir la verità, merita certamente un commento ironico dato i molti (tanti!) tristi e avvilenti rivelazioni di ricente.

[Paola: cosa ne pensi? Sembra vero a te che la Chiesa non abbia mai ascoltato il comentario del Pirandello? È possibile che la Chiesa moderna ascoltarà quello che stiamo dicendo oggi? …cambierà il suo comportamento? …diventerà un’istituzione che noi cattolici possono ammirare?]

Il paragrafo di apertura utilizza la metafora di una scatola dei giocattoli per descrivere un principio centrale del dogma cattolico, cioè, “la volontà di Dio”. Nel paragrafo, il narratore suggerisce che Dio, nella sua sapienza divina, ha un piano per noi. In altre parole, il narratore suggerisce che Dio sia organizza e controlla gli eventi della nostra vita quotidiana. Dunque, il messaggio ai fedeli è chiaro: data la Sua volontà, Dio è degno della nostra fede e le nostre preghiere.

***

La storia si svolge in un paese del sud Italia. Il parroco è il padre beneficiale Fioríca. Ma, la vita non è bianco e nero! È invece grigio e subito dopo l’allusione della volontà di Dio, il Pirandello introduce il protagonista della novella, nientemeno che il diavolo.

In un mondo cosí fatto, poteva mai figurarsi il padre beneficiale Fioríca che il diavolo vi potesse entrare da qualche parte?

Il diavolo è onnipresente nel paese e funziona più o meno come un irritante del padre Fioríca così come i suoi colleghi, i suoi superiori ed i suoi parrocchiani.

E il diavolo invece vi entrava a suo piacere, ogni qual volta gliene veniva il desiderio, di soppiatto e facilissimamente, sicuro d’essere scambiato per un buon uomo o una buona donna, o anche spesso per un innocuo oggetto qualsiasi.

A questo punto della novella, sembrerebbe come se ci sia una sola spiegazione per la facilità con cui il diavolo è presente nella vita quotidiana dei parrocchiani: gli esseri umani sono sensibili alla tentazione! Tuttavia la ragione perché questo è vero sembrerebbe essere aperto alla discussione: la domanda giusta sarebbe, “Gli esseri umani: sono fondamentalmente difettosi — nel senso, forse, del ‘peccato originale’ — e, quindi, non capacitano di resistere la tentazione?”

[Per essere onesti, si può anche considerare che infatti gli esseri umani non siano fondamentalmente difettosi… invece, si può dire che il difetto fondamentale risieda nella definizione cattolica di quello che è giusto e sbagliato. In altre parole, il comportamento che la Chiesa scelga di descrivere come ‘una tentazione’ sia, in realtà, ‘normale’.]

Nella novella il diavolo non è estremamente male… invece è un po’ più di un burlone.

Anzi si può dire che il padre beneficiale Fioríca stava tutto il santo giorno in compagnia del diavolo, e non se n’accorgeva. Non se ne poteva accorgere anche perché, bisogna aggiungere, neppure il diavolo con lui sapeva esser cattivo: si spassava soltanto a farlo cadere in piccole tentazioni che, al piú al piú, scoperte, non gli cagionavano altro danno che un po’ di beffe da parte dei suoi fedeli parrocchiani e dei colleghi e superiori.

Ci sono tre esempi esilaranti del comportamento del diavolo. In primo luogo, la tentazione del padre Fioríca da un regalo di una parrocchiana. (Vuol dire, il diavolo abita il regalo che, nel corso del tempo, tenta il padre Fiorìca!)

Una volta, per dirne una, questo maledettissimo diavolo indusse una vecchia dama della parrocchia, andata a Roma per le feste giubilari, a portare di là al padre beneficiale Fioríca una bella tabacchiera d’osso con l’immagine del Santo Padre dipinta a smalto sul coperchio. Ebbene, si crederebbe? Vi s’allogò dentro, non ostante la custodia di quell’immagine e per piú d’un mese, ai vespri, mentre il padre beneficiale Fioríca faceva alla buona un sermoncino ai divoti prima della benedizione, di là dentro la tabacchiera si mise a tentarlo:

– Sú, un pizzichetto, sú! Facciamola vedere la bella tabacchiera… Per soddisfazione della dama che te l’ha regalata e che sta a guardarti… Un pizzichetto!

E dàlli, e dàlli, con tanta insistenza, che alla fine il padre beneficiale Fioríca, il quale non aveva mai preso tabacco e aveva cominciato a prenderlo molto timidamente dal giorno che aveva avuto quel regalo, ecco che doveva cedere a cavar di tasca la tabacchiera e il grosso fazzoletto di cotone a fiorami. Conseguenza: il sermoncino interrotto da un’infilata di almeno quaranta sternuti e arrabbiate e strepitose soffiate di naso, che facevano ridere tutta la chiesina.

In secondo luogo, la tentazione del padre Fioríca dalla Marastella. (Vuol dire, il diavolo risiede in una donna mentalmente ritardata e suggerisce che lei si è innamorata di lui!)

Ma la peggio di tutte fu quando questo diavolo maledetto s’insinuò nel cuore d’una certa Marastella, ch’era una poverina svanita di cervello, bambina di trent’anni, bellissima e cara a tutto il vicinato che rideva dell’inverosimile credulità di lei tutta sempre sospesa a una perpetua ansiosa maraviglia. S’insinuò, dunque, nel cuore di questa Marastella e la fece innamorare coram populo del padre beneficiale Fioríca che aveva già circa sessant’anni e i capelli bianchi come la neve.

La poverina, vedendolo in chiesa, o sull’altare durante l’ufficio divino, o sul pulpito durante la predica, non rifiniva piú d’esclamare, piangendo a goccioloni grossi cosí dalla tenerezza e picchiandosi il petto con tutte e due le mani:

– Ah Maria, com’è bello! Bocca di miele! Occhi di sole! Cuore mio, come parla e come guarda!

Sarebbe stato uno scandalo, se tutti, conoscendo la santa illibatezza del padre beneficiale e l’innocenza della povera scema, non ne avessero riso.

Ma un giorno Marastella, vedendo uscire il padre beneficiale dalla chiesa, s’inginocchiò in mezzo alla piazzetta e, presagli una mano, cominciò a baciargliela perdutamente e poi a passarsela sui capelli, su tutta la faccia, fin sotto la gola, gemendo:

– Ah padre mio, mi levi questo fuoco, per carità! per carità, mi levi questo fuoco!

Il povero padre Fioríca, smarrito, sbalordito, chino sulla poverina, senza nemmeno tentare di ritirar la mano, le chiedeva:

– Che fuoco, Marastella, che fuoco, figliuola mia?

All’inizio della novella, il narratore informa il lettore che il padre Fioríca non ha la capacità di riconoscere la presenza del diavolo (“Anzi si può dire che il padre beneficiale Fioríca stava tutto il santo giorno in compagnia del diavolo, e non se n’accorgeva.”). Perché? Qui il Pirandello suggerisce che il padre Fioríca sia estremamente ingenuo e inesperto.

E forse non avrebbe ancora capito, se da tutte le casette attorno non fossero accorse le vicine a strappar da terra la scema con parole e atti cosí chiari, che il padre Fioríca, sbiancato, trasecolato, tremante, se n’era fuggito, facendosi la croce a due mani.

Questa volta sí, il diavolo s’era troppo scoperto. Riconobbero tutti l’opera sua in quella pazzia di Marastella.

Da questo passaggio, sembra chiaro che il padre Fioríca sia veramente innocente.

Al terzo posto, la tentazione del padre Fioríca dal Guiduccio Greli.

La famiglia Greli è la più prospera nel paese. Tuttavia, e specialmente per il padre Fioríca, la famiglia ha scelto di rimanere aparte della parrocchia.

Il padre beneficiale Fioríca aveva in cuore da anni la spina di questa famiglia che si teneva lontana dalla santa chiesa, non già perché fosse veramente nemica della fede, ma perché lei, la chiesa, a giudizio del signor Greli (ch’era stato garibaldino, carabiniere genovese nella campagna del 1860 e ferito a un braccio nella battaglia di Milazzo) lei, la chiesa, s’ostinava a rimanere nemica della patria; ragion per cui un patriota come il signor Greli credeva di non potervi metter piede.

Ancora una volta il lettore viene a conoscenza dell’ingenuità del padre Fioríca.

Ora, di politica il padre beneficiale Fioríca non s’era impicciato mai e non riusciva perciò a capacitarsi come l’amor di patria potesse esser cagione che la mamma e le sorelle maggiori di Guiduccio e Guiduccio stesso non venissero in chiesa almeno la domenica e le feste principali per la santa messa. Non diceva confessarsi; non diceva comunicarsi. La santa messa almeno, la domenica, Dio benedetto!

Il diavolo risiede del signor Greli, che riconosce e accoglie la sua presenza.

E, tentato al solito dal diavolaccio che gli andava sempre avanti e dietro come l’ombra del suo stesso corpo, cercava d’entrar nelle grazie del signor Greli.

– Eccolo là che passa! Non fingere di non vederlo. Salutalo, salutalo tu per primo: un bell’inchino, con dignitosa umiltà!

Quest’interazione si svolge tra il signor Greli e il diavolo. Il padre Fioríca, che è anche presente, non riconosce la presenza del diavolo, e crede che il signor Greli si inchina a lui! Le azioni del parroco rendono il signor Greli arrabbiato.

Il padre Fioríca ubbidiva subito al suggerimento del diavolo; s’inchinava sorridente; ma il signor Greli, accigliato, rispondeva appena appena, con brusca durezza, a quell’inchino e a quel sorriso. E il diavolo, si sa, ne gongolava.

Un giorno, in estate, alla vigilia di una festa religiosa solenne, il signor Greli torna a casa dal lavoro, esausto; lui va a letto. Tuttavia, il diavolo, non visto, con alcuni monelacci, sale sulla torre campanaria della chiesa e fa suonano furiosamente tutte e tre delle campane. Quest’azione crea un enorme commozione e il rumore si sveglia il signor Greli, che diventa infuriato. Lui afferra il suo fucile, va in chiesa e spara una delle campane, distruggendola.

Ora, un pomeriggio d’estate, vigilia d’una festa solenne, il diavolo, sapendo che il signor Greli s’era ritirato a casa molto stanco del lavoro della mattinata e s’era messo a letto per ristorar le forze con qualche oretta di sonno, che fece? salí non visto con alcuni monellacci al campanile della chiesina di San Pietro e lí dàlli a sonare, dàlli a sonare tutte le campane, con una furia cosí dispettosa, che il signor Greli, il quale era d’indole focosa e facilmente si lasciava prendere dall’ira, a un certo punto, non potendone piú, saltò giú dal letto e, cosí come si trovava, in maniche di camicia e mutande, corse sú in terrazza armato di fucile e – sissignori – commise il sacrilegio di sparare contro le sante campane della chiesa.

Naturalmente, la campana che distrugge è quello sulla destra! (Cioè, una metafora della politica della Chiesa!)

Colpí, delle tre, quella di destra, la piú squillante: occhio di antico carabiniere genovese! Ma povera campanella! Sembrò una cagnolina che, colta a tradimento da un sasso, mentre faceva rumorosamente le feste al padrone, cangiasse d’un tratto l’abbaío festoso in acuti guaíti.

Quando si rendono conto quanto è successo i parrocchiani sono infuriati, ma il padre Fioríca impedisce loro di prendere la loro rivincita. Per placare i parrocchiani e fare le cose giuste, il signor Greli si impegna ad acquistare una nuova campana. L’installazione della nuova campana è una scusa per un’altra celebrazione, cioè, per consacrare la nuova campana.

Tutti i parrocchiani, raccolti per la festa davanti alla chiesa, si levarono in tumulto, furibondi, contro il sacrilego. E fu vera grazia di Dio, se al padre beneficiale Fioríca, accorso tutto sconvolto e coi paramenti sacri ancora in dosso, riuscí d’impedire con la sua autorità che la violenza dei suoi fedeli indignati prorompesse e s’abbattesse sulla casa del Greli. Li arrestò a tempo, li placò, rendendosi mallevadore che il signor Greli avrebbe donato una campana nuova alla chiesa e che un’altra e piú solenne festa si sarebbe fatta per il battesimo di essa.

Il figlio del signor Greli, Guiduccio, che ha 9 anni, entra in chiesa per la prima volta nella sua vita.

Allora, per la prima volta, Guiduccio Greli entrò nella chiesina di San Pietro.

Guiduccio sperimenta un’epifania durante la cerimonia per consacrare la nuova campana. Dopo l’epifania, Guiduccio è ‘chiamato’ alla chiesa ogni mattina, al più presto che sente suonare il campanello.

Fu forse per l’esaltazione della festa, o forse per la simpatia che gli testimoniarono tutti i fedeli della parrocchia; o piuttosto la voce ch’egli per primo trasse da quella campana benedetta, salito sú in cima al campanile, nel luminoso azzurro del cielo. Il fatto è che da quel giorno in poi la voce di quella campana lo chiamò ogni mattina alla chiesa, per la prima messa. Di nascosto, udendo quella voce, balzava dal letto e correva in cerca della vecchia serva di casa perché lo conducesse con sé.

– E se papà non volesse? – gli diceva la serva.

Ma Guiduccio insisteva, scosso da un brivido a ogni rintocco della campana che seguitava a chiamar sommessa nella notte. E per l’angusta viuzza, ancora invasa dalle tenebre notturne, abbrividendo, si stringeva alla vecchia serva e, arrivato alla piazzetta della chiesa, alzava gli occhi al campanile, e allo sgomento misterioso che gliene veniva, non meno misterioso rispondeva il conforto che, appena entrato nella chiesa, gli veniva dai ceri placidi accesi sull’altare, nella frescura dell’ombra solenne insaporata d’incenso.

Eventualmente il padre Fioríca riconosce la conversione del Guiduccio e la sua fede devotissima.

La prima volta che il padre beneficiale Fioríca, voltandosi dall’altare verso i fedeli, se lo vide davanti inginocchiato dinanzi alla balaustrata, con gli occhioni, tra i riccioli castani, ancora imbambolati, spalancati e lucenti quasi di follia divina, si sentí fendere le reni da un lungo brivido di tenerezza e dovette far violenza a se stesso per resistere alla tentazione di scendere dall’altare a carezzare quel volto d’angelo e quelle manine congiunte.

Guiduccio passa il tempo con il padre Fioríca ogni giorno.

Guiduccio andò ogni giorno alla canonica, avido dei racconti della storia sacra. E il padre beneficiale Fioríca, vedendosi davanti spalancati e intenti quegli occhioni fervidi nel visetto pallido e ardito, tremava di commozione per la grazia che Dio gli concedeva di bearsi di quel meraviglioso fiorire della fede in quella candida anima infantile; e quando, sul piú bello di quei racconti, Guiduccio, non riuscendo piú a contenere l’interna esaltazione, gli buttava le braccia al collo e gli si stringeva al petto, fremente, ne provava tale gaudio e insieme tale sgomento, che si sentiva quasi schiantar l’anima, e piangendo e premendo le mani sulle terga del bimbo, esclamava:

– Oh figlio mio! E che vorrà Dio da te?

[È vero dire che le intenzioni del padre Fioríca, al lettore moderno, possono sembrare sospetto. Tuttavia, e con ogni probabilità, questo non sia ciò che il Pirandello significa suggerire.]

Poi, è maggio e secondo la consuetudine il mese è dedicato alla Vergine Maria. Sull’altare della chiesa è un’icona — una piccola Madonna di cera — che è veramente venerata dai parrocchiani. Ogni settimana di maggio, il padre Fioríca offre una riffa: il vincitore della riffa è onorato dalla presenza della Madonnina a casa sua (per una settimana). Ogni biglietto della riffa costa 1 lira.

Nel mese di maggio, dedicato alla Vergine, nella chiesetta di San Pietro, dopo la predica e la recita del rosario, dopo impartita la benedizione e cantate a coro al suono dell’organo le canzoncine in lode di Maria, si faceva il sorteggio tra i divoti d’una Madonnina di cera custodita in una campana di cristallo.

Donne e fanciulli, cantando le canzoncine in ginocchio, tenevano fissi gli occhi a quella Madonnina sull’altare, tra i ceri accesi e le rose offerte in gran profusione; e ciascuno desiderava ardentemente che quella Madonnina gli toccasse in sorte.

I biglietti sono in vendita durante la settimana e il vincitore della riffa è annunciato dopo la messa di domenica.

Le polizzine della riffa costavano un soldo l’una. Il sagrestano aveva l’incarico della vendita durante la settimana, e su ogni polizzina segnava il nome dell’acquirente. Tutte le polizzine poi, la domenica, erano raccolte arrotolate in un’urna di cristallo; il padre beneficiale Fioríca vi affondava una mano, rimestava un po’ tra il silenzio ansioso di tutti i fedeli inginocchiati, ne estraeva una, la mostrava, la svolgeva e, attraverso le lenti insellate sulla punta del naso, ne leggeva il nome. La Madonnina era condotta in processione tra canti e suoni di tamburi alla casa del sorteggiato.

Ogni settimana Guiduccio è dato 10 lire per la riffa. Per essere giusto, lui dà 9 lire ai suoi amici e mantiene 1 per se stesso.

S’immaginava il padre Fioríca l’esultanza di Guiduccio, se dall’urna fosse sortito il suo nome, e vedendolo lí davanti all’altare inginocchiato, rimestando nell’urna avrebbe voluto che per un miracolo le sue dita indovinassero la polizzina che ne conteneva il nome. E quasi quasi era scontento della generosità del fanciullo, il quale, potendo prendere dieci polizze con la mezza lira che ogni domenica gli dava la mamma, si contentava d’una sola per non avere alcun vantaggio sugli altri ragazzi a cui anzi lui stesso con gli altri nove soldi comperava le polizzine.

Guiduccio è ben riconosciuto e ammirato dagli altri parrocchiani per la sua devozione / fede. Quindi il padre Fioríca si chiede cosa potrebbe accadere se Guiduccio vince la riffa. Forse la presenza del Madonnina causerà l’intera famiglia Greli di unirsi alla chiesa?

Tuttavia, non poche donne, ammirando il fervore con cui Guiduccio pregava davanti a tutti, avrebbero voluto che la Madonnina anziché a qualcuna di loro, sortisse a lui. E piú di tutti, naturalmente, lo desiderava il padre beneficiale Fioríca.

E chi sa che quella Madonnina, entrando con tanta festa in casa Greli, non avesse poi il potere di conciliare con la chiesa tutta la famiglia!

Il desiderio del padre Fioríca permette il diavolo di colpire. Alla riffa il diavolo suggerisce al padre Fioríca che il nome di Guiduccio è sul biglietto vincente. (In realtà, di sicuro, non è vero.)

Cosí il diavolo tentava il padre beneficiale Fioríca. Ma fece anche di piú. Quando fu l’ultima domenica, venuto il momento solenne del sorteggio, appena lo vide salire all’altare ove accanto all’urna di cristallo stava la Madonnina di cera, zitto zitto gli si mise dietro le spalle e, sissignori, gli suggerí di leggere nella polizzina estratta il nome di Guiduccio Greli.

Guiduccio non esulta alla sua fortuna una volta il suo nome è annunciato. Invece sembra essere atterrito: lui agisce come se la sua fede è andata in frantumi, tradita.

Allo scoppio d’esultanza di tutti i divoti, Guiduccio però, diventato in prima di bragia, si fece subito dopo pallido pallido, aggrottò le ciglia sugli occhioni intorbidati, cominciò a tremar tutto convulso, nascose il volto tra le braccia e, guizzando per divincolarsi dalla ressa delle donne che volevano baciarlo per congratularsi, scappò via dalla chiesa, via, via, e rifugiandosi in casa, si buttò tra le braccia della madre e proruppe in un pianto frenetico. Poco dopo, udendo per la viuzza il rullo del tamburo e il coro dei divoti che gli portavano in casa la Madonnina, cominciò a pestare i piedi, a contorcersi tra le braccia della madre e delle sorelle e a gridare:

– Non è vero! Non è vero! Non la voglio! Mandatela via! Non è vero! Non la voglio!

Quello che era successo è stato il seguente: dopo aver dato via 9 lire come ha fatto normalmente, Guiduccio stato avvicinato da un altro ragazzo, che ha chiesto per la sua lira rimanente. (Indubbiamente questo ragazzo ha agito secondo i suggerimenti del diavolo.) Guiduccio ha dato al ragazzo la sua ultima lira; quindi, Guiduccio non era in grado di acquistare un biglietto e ha saputo che non avrebbe potuto vincere la riffa.

Era accaduto questo: che dei dieci soldi che la mamma gli dava ogni domenica, nove Guiduccio li aveva già dati al solito ai ragazzi poveri della parrocchia perché fossero iscritti anche loro al sorteggio; nel recarsi alla sagrestia con l’ultimo soldino rimastogli per sé, era stato avvicinato da un ragazzetto tutto arruffato e scalzo, il quale, da tre settimane ammalato, non aveva potuto prender parte alla festa e al sorteggio delle Madonnine precedenti, e vedendo ora Guiduccio con quell’ultimo soldino in mano, gli aveva chiesto se non era per lui. E Guiduccio gliel’aveva dato.

La fine della novella suggerisce che Guiduccio, come suo padre, ha perso la sua fede per sempre.

Troppe volte il signor Greli in casa, scherzando, aveva ammonito il figlio:

– Bada, Duccio! Ti vedo con la chierica! Duccio, bada: quel tuo prete ti vuole accalappiare!

E difatti, perché a lui quella Madonnina, se nessuna polizza recava il suo nome, quell’ultima domenica?

La signora Greli, per far cessare l’orgasmo del figlio, ordinò che subito la Madonnina fosse rimandata indietro, alla chiesa; e d’allora in poi il padre beneficiale Fioríca non vide piú Guiduccio Greli.

 

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