Riassunto: Pensaci Giacomino!

Da tre giorni il professore Agostino Toti non ha in casa quella pace, quel riso, a cui crede ormai di aver diritto.

Inizia così Pensaci Giacomino(L. Pirandello)… una novella, seconda noi, profondamente sardonica che ci costringe ad esaminare il concetto di ‘padrone’. La novella ci sembra anche progettata per esaminare le conseguenze d’una società in cui i concetti di ‘paternalismo’ ed ‘atteggiamenti paternalistici’ sono accettati e lasciati trasparire.

All’inizio della novella ci viene presentato il professor Agostino Toti, il protagonista. Scopriamo che, di recente, qualcosa di sconveniente si è verificato a casa sua, qualcosa che ha portato a turbolenze.

Ci viene descritto il Toti… per non dire altro, presenta una bruttissimafigura: sembra sproporzionatamente cortissimo, forse deformato.

e dir che sia un bel vecchio, non si potrebbe neanche dire: piccoletto, con la testa grossa, calva, senza collo, il torso sproporzionato su due gambettine da uccello…

Il Toti non è molto più alto d’un bambino di due anni; può, in effetti, subire una forma di nanismo. Tuttavia non ci sono prova del ritardo mentale (come può accadere in alcune forme di nanismo). In realtà, come vedremo, il Toti è un professionista, insegna al liceo ed è un membro della classe media. Impariamo anche che il Toti è un uomo vecchio che, quattro anni fa, ha sposato Maddalena, una donna bellissima e molto più giovine di lui. È chiarisce che la differenza nell’età della coppia è una ‘stranezza’;cosa c’è di più, è impossibile immaginare che Maddalena fosse attratta da Toti.

Ha circa settant’anni, …Sì, sì: il professor Toti lo sa bene, e non si fa la minima illusione, perciò, che Maddalena, la bella mogliettina, che non ha ancora ventisei anni, lo possa amare per se stesso.

(Possiamo già facilmente immaginare i pettegolezzi generati dal matrimonio di questa ‘coppia strana’!)

Ci viene spiegato che la famiglia di Maddalena era impoverita; ad un certo punto, eper ragioni che non ci vengono spiegate, il Toti si è assunto la responsabilità dell’educazione / allevamento di lei. Si sono sposati poco dopo. Poi impariamo che, come sua moglie, Maddalena avrà il diritto di ricevere la pensione del Toti (cioè, dopo la sua morte). Cosa c’è di più, impariamo che due anni dopo il matrimonio, era morto il fratello del Toti e che gli ha lasciato una considerevole quantità di denaro… Maddalena avrà anche il diritto di ricevere quest’eredità.

È vero che egli se l’è presa povera e l’ha inalzata: figliuola del bidello del liceo, è diventata moglie d’un professore ordinario di scienze naturali, tra pochi mesi con diritto al massimo della pensione; non solo, ma ricco anche da due anni per una fortuna impensata, per una vera manna dal cielo: una eredità di quasi duecentomila lire, da parte d’un fratello spatriato da tanto tempo in Rumenia e morto celibe colà.

Successivamente, veniamo informati che il matrimonio faceva parte d’un piano — Maddalena sarà la sua compagna — in cui il Toti ha cercato di proteggere la sua ‘pace della mente’,

Non per tutto questo però il professor Toti crede d’aver diritto alla pace e al riso.

…cioè, un piano ‘inadeguato’: il Toti era ben consapevole del fatto che, da solo, il denaro non sarebbe stato in grado di soddisfare tutti i bisogni / desideri di Maddalena.

Egli è filosofo: sa che tutto questo non può bastare a una moglie giovine e bella.

Ci viene spiegato che il Toti avrebbe potuto aver più leva / influenza nelle sue trattative con Maddalena se l’eredità fosse stata disponibile prima del matrimonio: in questo caso avrebbe potuto insistere che lei aspettasse (cioè, pensiamo, aspettasse per iniziare una famiglia) fino a dopo la sua morte.

Se l’eredità fosse venuta prima del matrimonio, egli magari avrebbe potuto pretendere da Maddalenina un po’ di pazienza, che aspettasse cioè la morte di lui non lontana per rifarsi del sacrifizio d’aver sposato un vecchio.

Capiamo, a questo punto, che il Toti ha scelto di sposare Maddalena per aver compagnia negli ultimi anni di vita sua. Inizialmente, ha avuto intenzione d’offrire la sua pensione come compensazione per il sacrificio di sposarlo. Tuttavia, il Toti sembra aver vissuto più a lungo di quanto avesse previsto, e sospettiamo che poco dopo del matrimonio Maddalena abbia insistito che voleva una famiglia sua. Do sicuro era vero che l’eredità era un ulteriore incentivo finanziario, ma non abbastanza per soddisfare tutti i bisogni / desideri di Maddalena.

Ma son venute troppo tardi, ahimè! quelle duecentomila lire, due anni dopo il matrimonio, quando già… quando già il professor Toti filosoficamente aveva riconosciuto, che non poteva bastare a compensare il sacrifizio della moglie la sola pensioncina ch’egli le avrebbe un giorno lasciata.

Dopo un anno e mezzo di matrimonio (cioè, sei mesi prima che il Toti ha ricevuto l’eredità), Maddalena ha dato alla luce un figlio, Ninì. Poi, con l’eredità in mano, il Toti ha deciso d’esser ‘creativo’, nel senso che ha deciso di compensare non solo Maddalena ma anche un ex studente degno, Giacomino Delisi.

Avendo già concesso tutto prima, il professor Toti crede d’aver più che mai ragione di pretendere la pace e il riso ora, con l’aggiunta di quell’eredità vistosa. Tanto più, poi, in quanto egli – uomo saggio veramente e dabbene – non si è contentato di beneficiar la moglie, ma ha voluto anche beneficiare… sì, lui, il suo buon Giacomino, già tra i più valenti alunni suoi al liceo, giovane timido, onesto, garbatissimo, biondo, bello e ricciuto come un angelo.

Sfortunatamente Giacomino non ha mantenuto la promessa che ha mostrato al liceo… per lo sgomento e la costernazione del Toti Giacomino è disoccupato. Per aiutarlo il Toti ha ‘creato’ una posizione presso la banca dove è stata depositata l’eredità.

Ma sì, ma sì – ha fatto tutto, ha pensato a tutto il vecchio professore Agostino Toti. Giacomino Delisi era sfaccendato, e l’ozio lo addolorava e lo avviliva; ebbene, lui, il professor Toti, gli ha trovato posto nella Banca Agricola, dove ha collocato le duecentomila lire dell’eredità.

(Prima abbiamo sorriso quando abbiamo letto la descrizione ironica del Toti come un, “…uomo saggio veramente e dabbene.” Poi notiamo con piacere il commento ironico, “Ma sì, ma sì — ha fatto, ha pensato tutto il vecchio professore Agostino Toti.” In effetti, a noi sembra che un’idea integrata nella novella possa esser riassunta come o “Be careful what you wish for…” o “The best-laid plans of mice and men often go awry. No matter how carefully a project is planned, something may still go wrong with it.”)

A questo punto della narrazione ci viene in mente la nascita di Ninì (ha due anni e mezzo). Impariamo che il Toti si è dedicato alla salute / al benessere di Ninì… cioè, fino ad un certo punto. Con l’eredità in mano il Toti ha i mezzi di licenziare il suo posto al liceo e dedicarsi a tempo pieno a Ninì, ma ha deciso di non farlo: ha guadagnato una pensione completa e non ha voluto rinunciarla.

C’è anche un bambino, ora, per casa, un angioletto di due anni e mezzo, a cui egli si è dedicato tutto, come uno schiavo innamorato. Ogni giorno, non gli par l’ora che finiscano le lezioni al liceo per correre a casa, a soddisfare tutti i capriccetti del suo piccolo tiranno. Veramente, dopo l’eredità, egli avrebbe potuto mettersi a riposo, rinunziando a quel massimo della pensione, per consacrare tutto il suo tempo al bambino. Ma no! Sarebbe stato un peccato! Dacché c’è, egli vuol portare fino all’ultimo quella sua croce, che gli è stata sempre tanto gravosa! Se ha preso moglie proprio per questo, proprio perché recasse un beneficio a qualcuno ciò che per lui è stato un tormento tutta la vita!

(Il Toti sembra esser qualcuno che per gran parte di vita sua sia stato attento ai dettagli, forse a un difetto. A questo proposito lo sviluppo e l’attuazione d’un piano per gli ultimi anni di vita sua ed oltre sembra averlo preoccupato per qualche tempo.)

A questo punto diventa chiaro che il Toti ha sposato Maddalena solo in servizio del piano. Impariamo che preferisce pensare a se stesso come il nonno di Ninì piuttosto che suo padre.

Sposando con quest’unico intento, di beneficare una povera giovine, egli ha amato la moglie quasi paternamente soltanto. E più che mai paternamente s’è messo ad amarla, da che è nato quel bambino, da cui quasi quasi gli piacerebbe più d’esser chiamato nonno, che papà. Questa bugia incosciente sui puri labbruzzi del bambino ignaro gli fa pena; gli pare che anche il suo amore per lui ne resti offeso. Ma come si fa? Bisogna pure che si prenda con un bacio quell’appellativo dalla boccuccia di Ninì, quel «papà» che fa ridere tutti i maligni, i quali non sanno capire la tenerezza sua per quell’innocente, la sua felicità per il bene che ha fatto e che seguita a fare a una donna, a un buon giovinotto, al piccino, e anche a sé – sicuro! – anche a sé – la felicità di vivere quegli ultimi anni in lieta e dolce compagnia, camminando per la fossa così, con un angioletto per mano.

(Assumiamo che il Toti pensi a Giacomino come il padre di Ninì e che anche Maddalena pensi così, vero?)

Ora veniamo a conoscenza del ridicolo e dell’ostracismo che il Toti ha sofferto per mano dei suoi vicini. All’inizio, il Toti è stato in grado di scartare / razionalizzare questo trattamento.

Ridano, ridano pure di lui tutti i maligni! Che risate facili! che risate sciocche! Perché non capiscono… Perché non si mettono al suo posto… Avvertono soltanto il comico, anzi il grottesco, della sua situazione, senza saper penetrare nel suo sentimento!… Ebbene, che glie n’importa? Egli è felice.

A questo punto della storia, torniamo al sconvolgimento di recente nella vita del Toti. Scopriamo che Maddalena ha pianto, in modo incontrollabile, negli ultimi tre giorni e che si è confinata nella sua camera da letto.

Se non che, da tre giorni…

Il Toti non capisce la causa del sconvolgimento, ma è costretto assumersi la responsabilità delle cure di Ninì. È anche irritato dalla perdita della compagnia.

Che sarà accaduto? La moglie ha gli occhi gonfii e rossi di pianto; accusa un forte mal di capo; non vuole uscir di camera.

– Eh, gioventù!… gioventù!… – sospira il professor Toti, scrollando il capo con un risolino mesto e arguto negli occhi e sulle labbra. – Qualche nuvola… qualche temporaletto…

E con Ninì s’aggira per casa, afflitto, inquieto, anche un po’ irritato, perché… via, proprio non si merita questo, lui, dalla moglie e da Giacomino. I giovani non contano i giorni: ne hanno tanti ancora innanzi a sé… Ma per un povero vecchio è grave perdita un giorno! E sono ormai tre, che la moglie lo lascia così per casa, come una mosca senza capo, e non lo delizia più con quelle ariette e canzoncine cantate con la vocetta limpida e fervida, e non gli prodiga più quelle cure, a cui egli è ormai avvezzo.

Anche Ninì è serio serio, come se capisca che la mamma non ha testa da badare a lui. Il professore se lo conduce da una stanza all’altra, e quasi non ha bisogno di chinarsi per dargli la mano, tant’è piccolino anche lui; lo porta innanzi al pianoforte, tocca qua e là qualche tasto, sbuffa, sbadiglia, poi siede, fa galoppare un po’ Ninì su le ginocchia, poi torna ad alzarsi: si sente tra le spine.

Gli sforzi del Toti per rimediare la situazione finiscono in fallimento.

Cinque o sei volte ha tentato di forzar la mogliettina a parlare.

– Male, eh? ti senti proprio male?

Maddalenina seguita a non volergli dir nulla: piange; lo prega di accostar gli scuri del balcone e di portarsi Ninì di là: vuole star sola e al bujo.

– Il capo, eh?

Veniamo a sapere che Maddalena è stata coinvolta in una lite; il Toti comincia ad intuire che era seria.

Poverina, le fa tanto male il capo… Eh, la lite dev’essere stata grossa davvero!

Immaginiamo che il Toti fosse esser a conoscenza della lite — sembra che fosse tra Maddalena e Giacomino — ma sembra non esser a conoscenza del punto di contesa. Quindi cerca ulteriori informazioni dalla sua serva. Siamo sorpresi di apprendere che lei non è d’aiuto… rifugge il Toti infatti, lo disprezza.

Il professor Toti si reca in cucina e cerca d’abbordar la servetta, per avere qualche notizia da lei; ma fa larghi giri, perché sa che la servetta gli è nemica; sparla di lui, fuori, come tutti gli altri, e lo mette in berlina, brutta scema! Non riesce a saper nulla neanche da lei.

Il Toti indaga di più. Decide di portare Ninì con sé per visitare Giacomino, e verso questa fine il Toti inganna Maddalena, spiegando che intende portarlo a una festa.

E allora il professor Toti prende una risoluzione eroica: reca Ninì dalla mamma e la prega che glielo vesta per benino.

– Perché? – domanda ella.

– Lo porto a spassino, – risponde lui. – Oggi è festa… Qua s’annoja, povero bimbo!

La mamma non vorrebbe. Sa che la trista gente ride vedendo il vecchio professore col piccino per mano; sa che qualche malvagio insolente è arrivato finanche a dirgli: – Ma quanto gli somiglia, professore, il suo figliuolo!

Il professor Toti però insiste.

– No, a spassino, a spassino…

Il Toti arriva a casa di Giacomino. Impariamo che Giacomino vive con sua sorella (non sposata e profondamente religiosa). Impariamo che, all’inizio, la sorella era grata al Toti ma non più… lo considera d’esser un diavolo, cioè, qualcuno che ha tentato Giacomino di commetter un peccato mortale.

E si reca col bimbo in casa di Giacomino Delisi. Questi abita insieme con una sorella nubile, che gli ha fatto da madre. Ignorando la ragione del beneficio, la signorina Agata era prima molto grata al professor Toti; ora invece – religiosissima com’è – lo tiene in conto d’un diavolo, né più ne meno, perché ha indotto il suo Giacomino in peccato mortale.

(Sembra che il Toti abbia promosso una relazione tra Maddalena e Giacomino fuori dal matrimonio? Potrebb’esser vero che i giovani si siano innamorati, che abbiano avuto rapporti sessuali?Ci chiediamo: “Chi è il padre di Ninì?”)

Il Toti deve aspettare a lungo fuori dalla porta d’ingresso. La sorella comprende che il Toti è venuto a far visita ed è andata ad avvertire Giacomino.

Il professor Toti deve aspettare un bel po’, col piccino, dietro la porta, dopo aver sonato. La signorina Agata è venuta a guardar dalla spia ed è scappata. Senza dubbio, è andata ad avvertire il fratello della visita, e ora tornerà a dire che Giacomino non è in casa.

Finalmente, la sorella di Giacomino apre la porta. È arrabbiatissima… incredula che il Toti voglia portare il bambino a casa sua.

Eccola. Vestita di nero, cerea, con le occhiaje livide, stecchita, arcigna, appena aperta la porta, investe, tutta vibrante, il professore.

– Ma come… scusi… viene a cercarlo pure in casa adesso?… E che vedo! anche col bambino? ha condotto anche il bambino?

(Diremmo che cos’è successo tra Maddalena e Giacomino non sia così importante: il fatto d’una relazione fuori dal matrimonio è sufficiente a contraddire sia le norme della società che quelle della religione. È considerato oltraggioso / perverso / abominevole che il Toti l’ha incoraggiata. Inoltre, l’oltraggio della sorella quando vede il Ninì suggerisce che vuole nascondere la relazione dai suoi vicini… dopotutto, è qualcosa che potrebbe rovinare la reputazione di Giacomino come la sua.)

Quello che segue è una trattativa tra il Toti e la sorella di Giacomino… lui è venuto a far visita a Giacomino, ma lei non vuole che entri.

Il professor Toti non s’aspetta una simile accoglienza; resta intronato; guarda la signorina Agata, guarda il piccino, sorride, balbetta:

– Per… perché?… che è?… non posso… non… posso venire a…

– Non c’è! – s’affretta a rispondere quella, asciutta e dura. – Giacomino non c’è.

– Va bene, – dice, chinando il capo, il professor Toti. – Ma lei, signorina… mi scusi… Lei mi tratta in un modo che… non so! Io non credo d’aver fatto né a suo fratello, né a lei…

– Ecco, professore, – lo interrompe, un po’ rabbonita, la signorina Agata. – Noi, creda pure, le siamo… le siamo riconoscentissimi; ma anche lei dovrebbe comprendere…

Il Toti tenta di ragionare con la sorella (e fare il bullo lei).

Il professor Toti socchiude gli occhi, torna a sorridere, alza una mano e poi si tocca parecchie volte con la punta delle dita il petto, per significarle che, quanto a comprendere, lasci fare a lui.

– Sono vecchio, signorina, – dice, – e comprendo… tante cose comprendo io! e guardi, prima di tutte, questa: che certe furie bisogna lasciarle svaporare, e che, quando nascono malintesi, la miglior cosa è chiarire… chiarire, signorina, chiarire francamente, senza sotterfugi, senza riscaldarsi… Non le pare?

– Certo, sì… – riconosce, almeno così in astratto, la signorina Agata.

La negoziazione continua,

– E dunque, – riprende il professor Toti, – mi lasci entrare e mi chiami Giacomino.

– Ma se non c’è!

– Vede? No, Non mi deve dire che non c’è. Giacomino è in casa, e lei me lo deve chiamare. Chiariremo tutto con calma… glielo dica: con calma! Io sono vecchio e comprendo tutto, perché sono stato anche giovane, signorina. Con calma, glielo dica. Mi lasci entrare.

…e finalmente il Toti è permesso entrare in casa… dove deve aspettare, ancora una volta, per Giacomino. Mentre aspetta, un misto di emozioni sembra turbinare intorno a lui — arroganza, ottimismo, sicurezza, innocenza — mentre inizia rendersi conto la gravità della minaccia al suo piano.

Introdotto nel modesto salotto, il professor Toti siede con Ninì tra le gambe, rassegnato ad aspettare anche qua un bel pezzo, che la sorella persuada Giacomino.

– No, qua Ninì… buono! – dice di tratto in tratto al bimbo, che vorrebbe andare a una mensoletta, dove luccicano certi gingilli di porcellana; e intanto si scapa a pensare che diamine può essere accaduto di così grave in casa sua, senza ch’egli se ne sia accorto per nulla. Maddalenina è così buona! Che male può ella aver fatto, da provocare un così aspro e forte risentimento, qua, anche nella sorella di Giacomino?

Il professor Toti, che ha creduto finora a una bizza passeggera, comincia a impensierirsi e a costernarsi sul serio.

Arriva Giacomino; immediatamente, sono evidenti la sua immaturità e mancanza di fiducia… insieme alla sua ostilità.

Oh, ecco Giacomino finalmente! Dio, che viso alterato! che aria rabbuffata! Eh come? Ah, questo no! Scansa freddamente il bambino che gli è corso incontro gridando con le manine tese:

– «Giamì! Giamì!».

– Giacomino! – esclama, ferito, con severità, il professor Toti.

– Che ha da dirmi, professore? – s’affretta a domandargli quello, schivando di guardarlo negli occhi.

– Io sto male… Ero a letto… Non sono in grado di parlare e neanche di sostener la vista d’alcuno…

– Ma il bambino?!

– Ecco, – dice Giacomino; e si china a baciare Ninì.

All’inizio il Toti chiacchiera,

– Ti senti male? – riprende il professor Toti, un po’ racconsolato da quel bacio. – Lo supponevo. E son venuto per questo. Il capo, eh? Siedi, siedi… Discorriamo. Qua, Ninì… Senti che «Giamì» ha la bua? Sì, caro, la bua… qua, povero «Giami»… Sta’ bonino; ora andiamo via.

…ma poi offre un nuovo incentivo monetario. Si ritrae Giacomino quando sente questo.

Volevo domandarti – soggiunge, rivolgendosi a Giacomino, – se il direttore della Banca Agricola ti ha detto qualche cosa.

– No, perché? – fa Giacomino, turbandosi ancor più.

– Perché jeri gli ho parlato di te, – risponde con un risolino misterioso il professor Toti. Il tuo stipendio non è molto grasso, figliuolo mio. E sai che una mia parolina…

Giacomino si torce su la sedia, stringe le pugna fino ad affondarsi le unghie nel palmo delle mani.

Giacomino ringrazia il Toti, ma spiega che tali sforzi non sono più necessari. Il Toti è incensato… spiega sia la sua filosofia ed il motivo del piano così come l’urgenza della situazione. Afferma (falsamente) che le sue motivazioni sono solo altruistiche, non egocentriche.

– Professore, io la ringrazio, – dice, – ma mi faccia il favore, la carità, di non incomodarsi più per me, ecco!

– Ah sì? – risponde il professor Toti con quel risolino ancora su la bocca. – Bravo! Non abbiamo più bisogno di nessuno, eh? Ma se io volessi farlo per mio piacere? Caro mio, ma se non debbo più curarmi di te, di chi vuoi che mi curi io? Sono vecchio, Giacomino! E ai vecchi – badiamo, che non siano egoisti! – ai vecchi, che hanno tanto stentato, come me, a prendere uno stato, piace di vedere i giovani, come te meritevoli, farsi avanti nella vita per loro mezzo; e godono della loro allegria, delle loro speranze, del posto ch’essi prendono man mano nella società. Io poi per te… via, tu lo sai… ti considero come un figliuolo… Che cos’è? Piangi?

Ora, Giacomino è sopraffatto dall’emozione: sembra capire che il suo rapporto con Maddalena è stato un grave errore, qualcosa impossibile, qualcosa che non può continuare.

Giacomino ha nascosto infatti il volto tra le mani e sussulta come per un impeto di pianto che vorrebbe frenare.

Ninì lo guarda sbigottito, poi, rivolgendosi al professore, dice:

– «Giamì, bua»…

Il Toti tenta di confortare Giacomino, ma il giovine si ritira ancora una volta. Quasi nello stesso istante, Giacomino implora e insista: devono andarsene entrambi il Toti e Ninì e non tornarsene mai più.

Il professore si alza e fa per posare una mano su la spalla di Giacomino; ma questi balza in piedi, quasi ne provi ribrezzo, mostra il viso scontraffatto come per una fiera risoluzione improvvisa, e gli grida esasperatamente:

– Non mi s’accosti! Professore, se ne vada, la scongiuro, se ne vada! Lei mi sta facendo soffrire una pena d’inferno! Io non merito codesto suo affetto e non lo voglio, non lo voglio… Per carità, se ne vada, si porti via il bambino e si scordi che io esisto!

Il Toti è sbalordito; domanda perché… e Giacomino obbliga, spiegando che è fidanzato un’altra donna. (Con ogni probabilità, questo è ciò che ha spiegato a Maddalena tre giorni fa.)

Il professor Toti resta sbalordito; domanda:

– Ma perché?

– Glielo dico subito! – risponde Giacomino. – Io sono fidanzato, professore! Ha capito? Sono fidanzato!

La notizia è profondamente scioccante. È evidente che Giacomino non vuole danneggiare il Toti… (il loro rapporto è complicato, vero? cioè, caratterizzata da entrambi gratitudine e ripugnanza). Ancora una volta, Giacomino insiste che il Toti deve lasciarlo solo e non tornare mai più.

Il professor Toti vacilla, come per una mazzata sul capo; alza le mani; balbetta:

– Tu? fi… fidanzato?

– Sissignore, – dice Giacomino. – E dunque, basta… basta per sempre! Capirà che non posso più… vederla qui…

– Mi cacci via? – domanda, quasi senza voce, il professor Toti.

– No! – s’affretta a rispondergli Giacomino, dolente. – Ma è bene che lei… che lei se ne vada, professore…

Il Toti, a questo punto, comprende l’enormità delle notizie. Crolla e poi chiede il nome della fidanzata.

Andarsene? Il professore casca a sedere su la seggiola. Le gambe gli si sono come stroncate sotto. Si prende la testa tra le mani e geme:

– Oh Dio! Ah che rovina! Dunque per questo? Oh povero me! Oh povero me! Ma quando? come? senza dirne nulla? con chi ti sei fidanzato?

– Qua, professore… da un pezzo… – dice Giacomino. – con una povera orfana, come me… amica di mia sorella…

A questo punto, Il Toti accusa Giacomino d’ingratitudine, di tradimento. (Se non altro, il Toti è sbalordito nell’apprendere che Giacomino ha scelto d’ignorare la sua generosità.)

Il professor Toti lo guarda, inebetito, con gli occhi spenti, la bocca aperta, e non trova la voce per parlare.

– E… e… e si lascia tutto… così… e… e non si pensa più a… a nulla… non si… non si tien più conto di nulla…

Giacomino sembra aver recuperato il suo equilibrio. Adesso è in grado di contrattaccare.

Giacomino si sente rinfacciare con queste parole l’ingratitudine, e si ribella, fosco:

– Ma scusi! che mi voleva schiavo, lei?

In risposta, il Toti ribadisce il suo piano, la sua motivazione, il suo altruismo, il suo duro lavoro, la sua sofferenza.

– Io, schiavo? – prorompe, ora, con uno schianto nella voce, il professor Toti. – Io? E lo puoi dire? Io che ti ho fatto padrone della mia casa? Ah, questa, questa sì che è vera ingratitudine! E che forse t’ho beneficato per me? che ne ho avuto io, se non il dileggio di tutti gli sciocchi che non sanno capire il sentimento mio? Dunque non lo capisci, non lo hai capito neanche tu, il sentimento di questo povero vecchio, che sta per andarsene e che era tranquillo e contento di lasciar tutto a posto, una famigliuola bene avviata, in buone condizioni… felice? Io ho settant’anni; io domani me ne vado, Giacomino! Che ti sei levato di cervello, figliuolo mio! Io vi lascio tutto, qua… Che vai cercando? Non so ancora, non voglio saper chi sia la tua fidanzata; se l’hai scelta tu, sarà magari un’onesta giovine, perché tu sei buono…; ma pensa che… pensa che… non è possibile che tu abbia trovato di meglio. Giacomino, sotto tutti i riguardi… Non ti dico soltanto per l’agiatezza assicurata… Ma tu hai già la tua famigliuola, in cui non ci sono che io solo di più, ancora per poco… io che non conto per nulla… Che fastidio vi do io? Io sono come il padre… Io posso anche, se volete… per la vostra pace… Ma dimmi com’è stato? che è accaduto? come ti s’è voltata la testa, così tutt’a un tratto? Dimmelo! dimmelo…

Dopo la diatriba, il Toti accosta Giacomino, chiedendogli come potrebbe rifiutare la sua generosità. Giacomino risponde che è impossibile: il piano semplicemente non può aver successo dato che infrange le norme della società e della religione.

E il professor Toti s’accosta a Giacomino e vuol prendergli un braccio e scuoterglielo; ma quegli si restringe tutto in sé, quasi rabbrividendo, e si schermisce.

– Professore! – grida. – Ma come non capisce, come non s’accorge che tutta codesta sua bontà…

– Ebbene?

– Mi lasci stare! non mi faccia dire! Come non capisce che certe cose si possono far solo di nascosto, e non son più possibili alla luce, con lei che sa, con tutta la gente che ride?

L’argomento continua…

– Ah, per la gente? – esclama il professore. – E tu…

– Mi lasci stare! – ripete Giacomino, al colmo dell’orgasmo, scotendo in aria le braccia. – Guardi! Ci sono tant’altri giovani che han bisogno d’ajuto, professore!

…e poi si trasforma in accuse rabbiose di ingratitudine, tradimento, disonore, mancanza di rispetto.

Il Toti si sente ferire fin nell’anima da queste parole, che sono un’offesa atroce e ingiusta per sua moglie; impallidisce, allividisce, e tutto tremante dice:

– Maddalenina è giovine, ma è onesta, perdio! e tu lo sai! Maddalenina ne può morire… perché è qui, è qui, il suo male, nel cuore… dove credi che sia? È qui, è qui, ingrato! Ah, la insulti, per giunta? E non ti vergogni? e non ne senti rimorso di fronte a me? Puoi dirmi questo in faccia? tu? Credi che ella possa passare, così, da uno all’altro, come niente? madre di questo piccino? Ma che dici? Come puoi parlar così?

A questo punto, Giacomino è incredulo… il Toti sembra esser separato dalla realtà.

Giacomino lo guarda trasecolato, allibito.

– Io? – dice. – Ma lei piuttosto, professore, scusi, lei, lei, come può parlare così? Ma dice sul serio?

Il Toti, d’altra parte, ha capito che le vite di Maddalena e di Ninì saranno rovinate dopo la sua morte. Incredibilmente il suo piano porterà solo al disastro se Giacomino li abbandona.

Il professor Toti si stringe ambo le mani su la bocca, strizza gli occhi, squassa il capo e rompe in un pianto disperato. Ninì anche lui, allora, si mette a piangere. Il professore lo sente, corre a lui, lo abbraccia.

– Ah, povero Ninì mio… ah che sciagura, Ninì mio, che rovina! E che sarà della tua mamma ora? e che sarà di te, Ninì mio, con una mammina come la tua, inesperta, senza guida… Ah, che baratro!

È disperato… il Toti non cerca più di confortarlo; il tradimento è diventato personale.

Solleva il capo, e, guardando tra le lagrime Giacomino:

– Piango, – dice, – perché mio è il rimorso; io t’ho protetto, io t’ho accolto in casa, io le ho parlato sempre tanto bene di te, io… io le ho tolto ogni scrupolo d’amarti… e ora che ella ti amava sicura… madre di questo piccino… tu…

E poi, il Toti minaccia: divulgherà la relazione di Giacomino con Maddalena alla fidanzata!

S’interrompe e, fiero, risoluto, convulso:

– Bada, Giacomino! – dice. – Io son capace di presentarmi con questo piccino per mano in casa della tua fidanzata!

(Questa minaccia sembra confermare che Giacomino sia il padre di Ninì.)

Giacomino inizia a sudare freddo. Sfida il Toti, dicendo che una tale rivelazione rovinerà tutti,

Giacomino, che suda freddo, pur su la brace ardente, nel sentirlo parlare e piangere così, a questa minaccia giunge le mani, gli si fa innanzi e scongiura:

– Professore, professore, ma lei vuol dunque proprio coprirsi di ridicolo?

…a cui il Toti risponde che non potrebb’interessarsi di meno. Se Giacomino li abbandona, saranno gravissimi le implicazioni per Maddalena e Ninì. Perciò deve fare tutto il necessario.

– Di ridicolo? – grida il professore. – E che vuoi che me n’importi, quando vedo la rovina d’una povera donna, la rovina tua, la rovina d’una creatura innocente?

Il Toti si prepara a partire… Giacomino tenta di fermarlo.

Vieni, vieni, andiamo, su via, Ninì, andiamo!

Giacomino gli si para davanti:

– Professore, lei non lo farà!

Il finale è incompleto. Il lettore può solo immaginare cosa succederà dopo… come finirà questa storia!

– Io lo farò! – gli grida con viso fermo il professor Toti. – E per impedirti il matrimonio son anche capace di farti cacciare dalla Banca! Ti do tre giorni di tempo.

E, voltandosi su la soglia, col piccino per mano:

– Pensaci, Giacomino! Pensaci!

 

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