Riassunto: Tutto per bene

Di recente ho letto una bellissima citazione… che si applica alle opere di Luigi Pirandello:

“La lingua è la madre del pensiero, non la serva del pensiero,” il poeta W. H. Auden ha detto una volta. Poi ha aggiunto, “Le parole vi diranno cose che non avete mai pensato o sentito prima.”

La novella Tutto per bene sia uno studio di carattere. Il protagonista della novella è Martino Lori. Subito dopo averlo incontrato, il lettore ha un senso vivido del suo carattere e della personalità.

Il Lori, scrupolosissimo impiegato, era molto ben visto dai superiori e dai subalterni per la squisita cordialità dei modi, per l’indole mite, che gli traspariva dallo sguardo, dal sorriso, dai gesti, e per la correttezza anche esteriore della persona linda, curata con diligenza amorosa.

Martino Lori è cordiale, accomodante, semplice e diligente. Rispetta l’autorità. Sembra di capire e di accettare il suo posto nel mondo. Lui è felice per la maggior parte… è, in altre parole, un subordinato quasi ideale. (Penso che non sia un caso che il Lori ha circa di 30 anni ma è solamente un funzionario di basso livello.)

Poi il lettore incontra altre due persone importanti.

– Silvia Ascensi è la figlia di un famoso professore di fisica da Pisa. Sua madre è ricca; ha avuto una relazione con un uomo di una classe sociale inferiore e poi ha lasciato il marito e si è sposata l’altro uomo. Sua madre senza vergogna continuava a vivere a Pisa, mentre Silvia rimaneva con suo padre. L’adolescenza di Silvia era un misto di devozione, sacrificio e vergogna — tutto a causa del tradimento della madre.

– Marco Verona è un politico. Immagino che sia un po’ più vecchio del Lori. Il Verona è una ‘stella nascente’ nella politica nazionale, da quale Pirandello vuole implicare che Verona sia una persona competitiva, di carattere un po’ dubbio, con la capacità di fare un tradimento per avanzare se stesso in questo mondo.

Silvia Ascenzi viene a Roma perché vuole lasciare il suo lavoro di insegnante a Pisa… di recente il padre è morto e lei vuole vivere lontano dalla madre. Marco Verona era a un tempo uno studente di suo padre, così Silvia è andata a trovare per vedere se il Verona può aiutarla con la riassegnazione.

Marco Verona porta Silvia Ascenzi per incontrare Martino Lori, per facilitare la sua richiesta. Fin dall’inizio il Lori è affascinato dalla personalità di Silvia.

Il lettore apprende presto che Silvia è in grado di affermare se stessa per ottenere ciò che vuole: cioè un posto di insegnante a Roma, una città molto competitiva (una città in cui è quasi impossibile di ottenere una tale posizione).

Due giorni dopo, Silvia Ascensi ritornò sola al Ministero. S’era accorta subito che per il cavalier Lori non aveva proprio bisogno di alcun’altra raccomandazione. E con la piú ingenua semplicità del mondo andò a dirgli che non poteva piú assolutamente lasciare Roma: aveva tanto girato in quei tre giorni, senza mai stancarsi, e tanto ammirato le ville solitarie vegliate dai cipressi, la soavità silenziosa degli orti dell’Aventino e del Celio, la solennità tragica delle rovine e di certe vie antiche, come l’Appia, e la chiara freschezza del Tevere… S’era innamorata di Roma, insomma, e voleva esservi trasferita, senz’altro. Impossibile? Perché impossibile? Sarebbe stato difficile, via! Impossibile, no. Dif-fi-ci-lis-si-mo, là! Ma volendo, via… Anche comandata in qualche classe aggiunta… Sí, sí. Doveva farle questo piacere! Sarebbe venuta tante, tante, tante volte a seccarlo, altrimenti. Non lo avrebbe lasciato piú in pace! Un comando era facile, no? Dunque…

C’erano 6 o 7 di tali visite. Dopo tutto questo il Lori è andato a trovare Marco Verona per fargli sapere che era impossibile… che nessuna posizione sarebbe stata disponibile. E, al tempo stesso, per fargli sapere che lui (il Lori) voleva sposarsi a Silvia.

Si sono sposati Martino Lori e Silvia Ascenzi; tuttavia, dimostravano di essere incompatibili dall’inizio. Loro sono, semplicemente, due persone con le personalità molto diverse, cioè due persone con le personalità modellati da esperienze molto diverse di vita.

Il matrimonio, però, almeno nei primi tre anni, fu disgraziatissimo. Tempestoso.

Nel fuoco dei primi giorni Martino Lori buttò, per cosí dire, tutto se stesso; la moglie vi lasciò cadere, invece, pochino pochino di sé. Attutita la fiamma che fonde anime e corpi, la donna ch’egli credeva divenuta ormai tutta sua, come egli era divenuto tutto di lei, gli balzò innanzi molto diversa da quella che s’era immaginata.

S’accorse, insomma, il Lori che ella non lo amava, che s’era lasciata sposare come in un sogno strano, da cui ora si destava aspra, cupa, irrequieta.

Quello che vuole Martino Lori…

Di ben altro il Lori s’accorse col tempo: che ella, cioè, non solo non lo amava, ma non poteva neanche amarlo, perché le loro nature erano proprio opposte. Non era possibile tra loro nemmeno il compatimento reciproco. Che se egli, amandola, era disposto a rispettare il carattere vivacissimo, lo spirito indipendente di lei, ella, che non lo amava, non sapeva aver neppure sofferenza dell’indole e delle opinioni di lui.

Quello che pensa, Silvia Ascenzi, di Martino Lori…

– Che opinioni! – gli gridava, scrollandosi sdegnosamente. – Tu non puoi avere opinioni, caro mio! Sei senza nervi…

(Secondo me questo è un riferimento al suo personaggio ed ai suoi successi nella vita!)

La reazione del Lori per il fallimento del suo matrimonio mostra qualcosa di più sul suo personaggio…

Rimaneva stupito Martino Lori del concetto che sua moglie s’andava man mano formando di lui, delle interpretazioni che dava dei suoi atti, delle sue parole. Certi giorni quasi quasi dubitava fra sé ch’egli non fosse quale si riteneva, quale si era sempre ritenuto, e che avesse, senz’accorgersene, tutti quei difetti, tutti quei vizii che ella gli rinfacciava.

In altre parole, lui dà la colpa a se stesso invece di diventare arrabbiato con Silvia.

Aveva avuto sempre vie piane innanzi a sé; non si era mai addentrato negli oscuri e profondi meandri della vita, e forse perciò non sapeva diffidare né di se stesso né d’alcuno. La moglie, all’incontro, aveva assistito fin dall’infanzia a scene orribili e imparato, purtroppo, che tutto può esser tristo, che nulla vi è di sacro al mondo, se finanche la madre, la madre, Dio mio… – Ah, sí: povera Silvia, meritava scusa, compatimento, anche se vedeva il male dove non era e si dimostrava perciò ingiusta verso di lui. Ma piú egli, con la mite bontà, cercava d’accostarsi a lei, per ispirarle una maggior fiducia nella vita, per persuaderla a piú equi giudizii, e piú ella s’inaspriva e si rivoltava.

Un giorno Martino Lori torna a casa per scoprire che Silvia l’ha lasciato.

Ritornando quel giorno dall’ufficio, il Lori non trovò in casa la moglie. La mattina, aveva avuto con lei un nuovo e piú aspro litigio per un lieve rimprovero che aveva osato di muoverle. Ma già da un mese circa si addensava la tempesta ch’era scoppiata quella mattina. Ella era stata stranissima tutto quel mese; di fosche maniere; e aveva finanche mostrato un’acerba ripugnanza per lui.

Questo sembra essere la fine del matrimonio… è incinta Silvia con la figlia di Marco Verona?

Silvia va a trovare Marco Verona per un aiuto… non con il suo matrimonio ma invece per trovare un posto da insegnante! Il lettore apprende che Marco Verona la convince a tornare a casa sua (a tornare cioè alla vita con il Lori).

Silvia Ascenzi torna a casa sua. Lei riconcilia con Martino Lori, sono felici insieme per la prima volta, e una figlia, Gianetta, è nata.

Con la nascita di sua figlia, Silvia trova la sua primo vero e completa felicità nella vita (cioè una felicità senza complicazioni).

Un problema sorge però quando Marco Verona cerca di essere una parte della vita di Gianetta: lui sembra di essere una presenza costante, porta molti doni costosi, prodiga la sua attenzione su di lei, supporta il suo interesse alla musica.

Silvia si arrabbia con il Verona, perché minaccia il suo rapporto con Gianetta. Anche se Gianetta è sua figlia, lei non può tolerare la perdita di Gianetta dalla sua vita.

Poi, Silvia muore prematuramente da una malattia infettiva acuta. La triste storia della sua relazione con Marco Verona è infine rivelata a Martino Lori.

Dall’inizio alla fine della novella, Martino Lori rimane in carattere.

Penso che il titolo della novella si riferisca al carattere e alla personalità del Lori… che Pirandello abbia creato un ritratto di un uomo che è, fondamentalmente, una persona buona e confidando. Pirandello vuole mostrarci che le speranze ei sogni delle persone buone possano essere, e spesso siano, calpestato e distrutto dagli altri… cioè calpestato e distrutto dalle persone che sono meno buoni, più sospettosi, più competitivi.

La domanda (triste) che Pirandello stia chiedendo, credo, è: “Perché vivere una buona vita?” In altre parole: “Perché essere una buona persona e correre il rischio di fallire in questo mondo?”

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