Riassunto: Il dovere del medico

Il dovere del medico è una delle più a lungo novelle di Luigi Pirandello; secondo me la novella presenta il lettore con un ‘quadro complesso’ della cultura italiana…. cioè, gli uomini contro le donne, i professionisti contro i meno istruiti, le città contro la campagna, la modernità contro la tradizione. Per tutta la sua complessità, questa è una meravigliosa novella da leggere.

La storia è la seguente: Tommaso Corsi, il marito di Adriana Montesani, con la quale ha due figli, è catturato in una relazione extraconiugale con la moglie del signor Nori. Una lotta ha seguito. Angelica Nori ha saltata dalla finestra della camera (alla sua morte). Tommaso Corsi ha sofferto un proiettile ferita alla parte superiore del torace, ma è stato in grado di sparare e uccidere signor Nori. Tommaso Corsi è portato a casa sua, dove è stato curato dal dottor Vocalòpulo e il suo assistente dottor Sià.

Ci sono tre personaggi che propongono / guidano la narrazione della novella dall’inizio alla fine.

Adriana Montesani

Il lettore viene introdotto per Adriana Montesani all’inizio della nevella. Adriana è ammirabile: semplice, premurosa, contenuta, leale e responsabile.

– E sono miei, – pensava Adriana, udendo il cinguettio de’ due bambini nell’altra stanza; e sorrideva tra sé, pur seguitando a intrecciare speditamente una maglietta di lana rossa. Sorrideva, non sapendo quasi credere a se stessa, che quei bambini fossero suoi, che li avesse fatti lei, e che fossero passati tanti anni, già circa dieci, dal giorno in cui era andata sposa. Possibile! Si sentiva ancor quasi fanciulla, e il maggiore dei figli intanto aveva otto anni, e lei trenta, fra poco: trenta! possibile? vecchia a momenti! Ma che! ma che! – E sorrideva.

Adriana capisce subito che è stato ferito il suo marito.

Le morí subito dopo quel sorriso, assiderato dall’aspetto sconvolto e imbarazzato del dottor Vocalòpulo, che entrava ansante, come se fosse venuto di corsa, e batteva nervosamente le palpebre dietro le lenti molto forti da miope, che gli rimpiccolivano gli occhi.

Questo è una frase meravigliosa! Con il verbo ‘morì’ Pirandello sembra di dirci che Adriana si sia morta… nel senso che ha cambiata la sua vita — profondamente, irrevocabilmente — in peggio.

La madre di Adriana spiega che cosa è successo a Tommaso e quello che ha fatto.

– Ah, non sai? Non sai nulla ancora? non t’hanno detto nulla? non hai nulla sospettato? Tuo marito è un assassino! – gridò la vecchia signora.

– Ma è ferito, mamma!

– Da sé s’è ferito, con le sue mani! Ha ucciso il Nori, capisci? Ti tradiva con la moglie del Nori… E lei s’è buttata dalla finestra…

Adriana cacciò un urlo e s’abbandonò su la madre, priva di sensi. Ma la madre, non badandole, sorreggendola, seguitava a dirle tutta tremante:

– Per quella lí… per quella lí… te, te, figlia, angelo mio, ch’egli non era degno di guardare… Assassino!… Per quella lí… capisci? capisci?

E con una mano le batteva dolcemente la spalla, carezzandola, quasi ninnandola con quelle parole.

La madre di Adriana vuole che lei lasci immediatamente, cioè, la mamma pensa che Adriana dovrebbe prendere i suoi figli a casa sua, abbandonando Tommaso.

– “Ha ucciso il Nori; ti tradiva con la moglie del Nori”.

Ma Adriana si rifiuta, in parte perché lei è sconvolta dalla svolta degli eventi improvvisi e profondi, ma anche a causa di un senso innato di lealtà e d’amore.

No, mamma, no… E come potrei? – rispose Adriana, appena rinvenuta, all’ingiunzione della madre d’abbandonar la casa del marito insieme coi figliuoli.

– Non sapeva però, né poteva ancor quasi pensarlo, né immaginarlo: si vedeva ancora la barella sotto gli occhi e non poteva immaginare altri che lui – Tommaso – ferito, forse moribondo, lí… E Tommaso dunque aveva ucciso il Nori? aveva una tresca con Angelica Nori, e tutt’e due erano stati scoperti dal marito? Pensò che Tommaso portava sempre con sé la rivoltella. Per il Nori? No: l’aveva sempre portata, e il Nori e la moglie erano in città da un anno soltanto.

Forse qualche lieve inganno, sí, sotto quella tumultuosa vitalità; ma la menzogna, no, la menzogna non poteva annidarsi sotto l’allegria costante di lui.

Dottor Vocalòpulo

Dottor Vocalòpulo è intelligente, dedicato, attento, focalizzato, laborioso. Pirandello descrive un membro della classe medio-alta, cioè, qualcuno che è ben istruito e ben rispettato dai suoi colleghi.

Il lettore ripetutamente viene mostrato la prova della sua dedicazione e la sua professionalità (e facilmente viene a rispettarlo per queste cose).

Senza alcuna preoccupazione estranea alla scienza, di cui era fervidamente appassionato, il dottor Vocalòpulo raddoppiò lo zelo, come se si fosse fatta una fissazione di salvare a ogni costo quel moribondo.

Tuttavia, in conseguenza della sua personalità ei suoi interessi, dottor Vocalòpulo abbia perso parte della sua umanità.

Negli infermi sotto la sua cura egli non vedeva uomini ma casi da studiare: un bel caso, un caso strano, un caso mediocre o comune; quasi che le infermità umane dovessero servire per gli esperimenti della scienza, e non la scienza per le infermità. Un caso grave e complicato lo interessava sempre a quel modo; ed egli allora non sapeva staccare piú il pensiero dal malato: metteva in pratica le piú recenti esperienze delle primarie cliniche del mondo, di cui consultava scrupolosamente i bollettini, le rassegne e le minute esposizioni dei tentativi, degli espedienti dei piú grandi luminari della scienza medica, e spesso adottava le cure piú arrischiate con fermo coraggio, con fiducia incrollabile. Si era costituita cosí una grande reputazione. Ogni anno faceva un viaggio e ritornava entusiasta degli esperimenti a cui aveva assistito, soddisfatto di qualche nuova cognizione appresa, provvisto di nuovi e piú perfezionati strumenti chirurgici, che disponeva – dopo averne studiato minutamente il congegno e averli ripuliti con la massima cura – entro l’armamentario di cristallo, che aveva la forma di un’urna, lí, in mezzo al camerone da studio, e, chiusi, li contemplava ancora, stropicciandosi le mani solide, sempre fredde, o stirandosi con due dita il naso armato di quel pajo di lenti fortissime, che accrescevano la rigidezza austera del suo volto pallido, lungo, equino.

Tommaso Corsi

Tommaso Corsi è il primo carattere nelle nostre letture per il quale non sono stato in grado di trovare qualsiasi cosa veramente positiva.

Egli ha 38 anni ed è immaturo, egocentrico, poco istruite, incurante. Si potrebbe argomentare che Adriana abbia fatto una scelta sbagliata quando ha deciso di sposarlo. Ma Tommaso è un estroverso e può essere incantevole. Quindi il lettore può capire come e perché Adriana si è innamorata di Tommaso.

(Ma, in realtà, Tommaso era una pessima scelta!)

…Tommaso, il quale li aveva accolti con la festosa espansione della sua indole sempre gioconda, con aria confidenziale, col sorriso schietto (spontaneous) di quel suo maschio volto, in cui gli occhi lampeggiavano, esprimendo la vitalità piena, l’energia operosa, costante, che lo rendevano caro a tutti.

Da quest’indole vivacissima, da questa natura esuberante, in continuo bisogno d’espandersi quasi con violenza, ella era stata investita fin dai primi giorni del matrimonio: s’era sentita trascinare dalla fretta ch’egli aveva di vivere: anzi furia, piú che fretta: vivere senza tregua, senza tanti scrupoli, senza tanto riflettere; vivere e lasciar vivere, passando sopra a ogni impedimento, a ogni ostacolo.

…scrollava le spalle, sorrideva, e avanti! aveva bisogno d’andare avanti a ogni modo, per ogni via, senza indugiarsi a riflettere tra il bene e il male; e rimaneva sempre alacre e schietto, purificato dall’attività incessante, e sempre lieto e largo di favori a tutti, con tutti alla mano: a trent’otto anni, un fanciullone, capacissimo di mettersi a giocar sul serio coi due figliuoli, e ancora, dopo dieci anni di matrimonio, cosí innamorato di lei, che ella tante volte, anche di recente, aveva dovuto arrossire per qualche atto imprudente di lui innanzi ai bambini o alla serva.

Incredibilmente (!) al battesimo del suo terzo figlio con Adriana, un bambino che è morto poco dopo la nascita (e 20 giorni prima del battesimo), signora Nori (una ospite invitata al battesimo con il suo marito) flirta con Tommaso.

Aveva fatto mettere quelle tende nuove e i tappeti alle stanze per il battesimo dell’ultimo bambino, morto di venti giorni. Ecco, gli invitati tornavano or ora dalla chiesa. Angelica Noti, a cui egli offriva il braccio, glielo stringeva a un tratto furtivamente con la mano; egli si voltava a guardarla, stupito, ed ella accoglieva quello sguardo con un sorriso impudente, da scema, e chiudeva voluttuosamente le palpebre su i grandi occhi neri, globulenti, in presenza di tutti.

Nella mente di Tommaso, signor Nori è in qualche modo responsabile della morte del bambino.

Quel bambino è morto, – pensava ora egli, – perché l’ha tenuto a battesimo colui, ch’era fra l’altro un jettatore.

Il Pirandello trascorre in realtà una notevole quantità di tempo mostrando al lettore come ragiona Tommaso.

Per quanto riguarda il Nori:

Come mai tutt’a un tratto, quell’omiciattolo sbricio, brutto, scialbo, dall’anima apatica, attediata, che si trascinava nella vita senza alcuna voglia, senz’alcun affetto, e che da tant’anni si sapeva spudoratamente ingannato dalla moglie e non se ne curava, a cui pareva costasse pena e fatica guardare o trar fuori quella sua voce molle miagolante; come mai, tutt’a un tratto, s’era sentito muovere il sangue e per lui soltanto?

Per quanto riguarda la Nori:

Non sapeva che donna fosse sua moglie? e non sentiva ch’era una cosa ridicola e pazza e infame nello stesso tempo difender a quel modo ancora l’onor suo affidato a colei, che ne aveva fatto strazio tant’anni, senza che egli avesse mai mostrato d’accorgersene? Ma aveva pure assistito – sí, sí – a tante scene familiari, in cui ella, proprio sotto gli occhi di lui, sotto gli occhi stessi d’Adriana, aveva cercato di sedurlo con quei suoi lezii da scimmietta patita. Adriana sí se n’era accorta, e lui no? Ne avevano riso tanto insieme, lui e Adriana.

Per quanto riguarda la morte della Nori:

Per una donna come quella lí, dunque, sul serio, una tragedia? Lo scandalo, la morte di lui, la sua morte? Oh, per quel disgraziato, forse, era stata un bene la morte; un regalo! Ma egli… doveva egli morire per cosí poco? Sul momento, col cadavere sotto gli occhi, assalito dai clamori della via, aveva creduto di non poter farne a meno. Ebbene, e intanto come mai non era tutto finito? Egli viveva ancora, lí, nella sua stessa camera tranquilla, coricato sul suo letto, come se nulla fosse accaduto. Ah, se veramente fosse un sogno orribile!… No: e quel dolore cocente al petto, che gli toglieva il respiro? E poi il letto…

Pirandello descrive con attenzione le conseguenze per Adriana delle azioni di Tommaso: lei sembra piangere in modo inconsolabile per giorni. Lei paragona ciò che il marito ha fatto a ‘cadendo in un abisso’. Eppure, Tommaso sembra essere inattento alla sua famiglia: cerca solo di spiegare / razionalizzare le sue azioni. Tommaso sembra solo essere interessato a ciò che potrebbe accadere a lui come una conseguenza delle sue azioni.

Secondo me, il suo comportamento è imperdonabile, ingiustificabile.

All’inizio della novella il lettore capisce il destino di Tommaso.

– Meglio che muoja! Se vive, in galera!

Verso la fine della novella, la salute di Tommaso migliora, grazie agli sforzi del dottor Vocalòpulo e dottor Sià. Per i medici, certo, questo rappresenta un grande successo.

Tommaso inizia a focalizzarsi su ciò che accadrà a lui. Al tempo stesso la polizia imparano che Tommaso sopravviverà la ferita e pongono gli uomini al di fuori della casa per assicurarsi che non sfuggirà. Dottor Vocalòpulo teme che la polizia prenderà Tommaso in custodia prematuramente, cioè, prima che la ferita è completamente guarita. Pertanto, il Vocalòpulo cerca il consiglio di un amico, l’avvocato Camillo Cimetta. Cimetta è anche un professionista rispettato. Dottor Vocalòpulo e il Cimetta vanno insieme a trovare la polizia per spiegare che la ferita non è completamente guarita e che non c’è nessuna possibilità che il Corsi sfuggirà. La polizia decidono di aspettare a prendere Tommaso in custodia fino a dopo la ferita è guarita.

Questo è follia. L’unico interesse del dottor Vocalòpulo è il recupero totale del suo paziente. Tuttavia, dopo il recupero il paziente sarà portato in carcere, forse per il resto della sua vita (oppure sarà condannato a morte).

{Paola: hai visto il film “Il ponte sul fiume Kwai”? È un film con lo stesso / un simile argomento / tema.}

Tommaso cerca di ragionare per fuggire la sua situazione. Tuttavia lui non ha mostrato nessun rimorso per quello che ha fatto; invece, sostiene che il Nori ha sparato la sua pistola primo e che lui (Tommaso) ha sparato e ha ucciso il Nori per legittima difesa.

Tuttavia, l’avvocato Cimetta risponde dicendo che Tommaso si terrà responsabile degli atti di signor Nori, cioè, Tommaso sarà trovato colpevole della relazione extraconiugale, che ha provocato le azioni del Nori.

Poi, Tommaso ha cambiato l’idea: sostiene che era colpa del dottor Vocalòpulo! …che infatti lui sarebbe morto se non fosse per gli sforzi del dottor Vocalòpulo! …che infatti lui non ha chiesto il dottor prendersi cura di lui! …che alla fine non ha senso d’averlo salvato solo per averlo poi andare in galera!

Questo porta alla seguente dialogo tra il Corsi e il Cimetta:

Il Corsi

– Per forza! – gridò il Corsi, levando il volto rabbiosamente contratto. – Istintivamente! Per non farmi uccidere!

Il Cimetta

– Non può bastare. È anzi a tuo danno, caro mio! Perché, tentando d’ucciderti, hai implicitamente riconosciuto il tuo fallo.

– Ma, scusa, – si provò a interloquire il Cimetta, – del male che hai fatto…

Ben presto, il dottor Vocalòpulo è offeso:

– Con calma, con calma… – disse il Vocalòpulo, sorridendo nervosamente a fior di labbra, costernato. – Vi fate male, agitandovi cosí…

– Grazie, dottore! Quanta premura… – sghignò il Corsi. – Vi sta tanto a cuore l’avermi salvato? Ma senti, Cimetta, senti! Io voglio ragionare. M’ero ucciso. Viene un dottore, codesto nostro dottore. Mi salva. Con qual diritto mi salva? con qual diritto mi ridà la vita ch’io m’ero tolta, se non poteva farmi rivivere per le mie creaturine, se sapeva ciò che m’aspettava?

Il Vocalòpulo tornò a sorridere nervosamente, intorbidandosi in volto.

– Dopo tutto, – disse, – è un bel modo di ringraziarmi, codesto. Che dovevo fare?

– Ma lasciarmi morire! – proruppe il Corsi, – se non avevate il diritto di sottrarmi alla pena ch’io m’ero data, molto maggiore del mio fallo! Non c’è piú pena di morte; e io sarei morto, senza di voi. Ora come faccio io? Di che debbo ringraziarvi?

– Ma noi medici, scusate, – rispose, smarrito, il Vocalòpulo, – noi medici non abbiamo di questi diritti: noi medici abbiamo il dovere della nostra professione. E me n’appello all’avvocato qua presente.

– E in che differisce, allora, – domandò con amaro scherno il Corsi, – codesto vostro dovere da quello d’un aguzzino?

Oh insomma! – esclamò, scrollandosi tutto, il Vocalòpulo, – vorreste che un medico passasse sopra la legge?

Alla fine della novella, Tommaso strappa la sua fasciatura e la ferita comincia a sanguinare copiosamente. Incredibilmente, sorprendentemente, meravigliosamente, il dottor rifiuta di aiutarlo. (Diciamo, “Be careful of what you wish for!”)

***

La mia frase preferita:

Egli, trattenuto dall’istintivo pudore, non riusciva a balzar dal letto, svestito com’era,

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