Riassunto: Pari

I protagonisti della novella Pari (L. Pirandello) sono Bartolo Barbi e Guido Pagliocco. Dall’inizio, il lettore capisce che questi giovanotti hanno raggiunto un’amicizia quasi perfetta: vivono insieme, lavorano insieme, mangiano insieme, e trascorrono il loro tempo libero insieme.

Bartolo Barbi e Guido Pagliocco, entrati insieme per concorso al Ministero dei Lavori Pubblici da vice-segretarii, promossi (insieme) poi a un tempo segretarii di terza e poi di seconda e poi di prima classe, erano divenuti, dopo tanti anni di vita comune, indivisibili amici.

Pirandello descrive le personalità dei Barbi e Pagliocco in dettaglio. Entrambi i giovanotti sono ossessivi, diligenti, riflessivi, metodici, intelligenti, colti, dignitosi, e raffinati.

Abitavano insieme, in due camere ammobiliate al Babuino. Per grazia particolare della vecchia padrona di casa, che si lodava tanto di loro, avevano anche il salottino a disposizione, ove solevano passar le sere, quando – sempre d’accordostabilivano di non andare a teatro o a qualche caffè- concerto. Giocavano a dadi o a scacchi o a dama, intramezzando alle partite pacate e sennate conversazioncine o sui superiori o sui compagni d’ufficio o su le questioni politiche del momento o anche su le arti belle, di cui si reputavano con una certa soddisfazione estimatori non volgari.

Ogni giorno, difatti, passando e ripassando per via del Babuino, si indugiavano in lunghe contemplazioni o in accigliate meditazioni innanzi alle vetrine degli antiquarii e dei negozianti d’arte moderna; e Bartolo Barbi, ch’era molto perito in tutto ciò che si riferiva alle gerarchie, sia quella ecclesiastica, sia quella militare, sia quella burocratica, e agli usi e ai costumi, si scialava a dar di bestia a certi pittori che, nei soliti quadretti di genere, osavano raffigurar cardinali con paramenti addirittura spropositati.

Ogni mattina erano in piedi, puntuali, alla stess’ora; uscivano insieme a prendere il caffè; entravano insieme al Ministero, dove lavoravano nella stessa stanza l’uno di fronte all’altro; a mezzogiorno andavano a desinare alla stessa trattoria; e insomma, come appajati sotto il medesimo giogo, conducevano una vita affatto uguale, dignitosa, metodica per forza, ma non priva di qualche onesto svago, segnatamente le domeniche.

Il lettore pensa naturalmente che i due giovanotti siano “due piselli in un baccello”!

Ametto che inizialmente la descrizione dei due giovanotti come “Indivisibili amici” mi ha suggerito che loro devono essere omosessuali. (Ecco come gli americani pensano!) Alla fine, tuttavia, capisco che questo non è ciò che Pirandello vuole dire al lettore. In realtà, secondo me Pirandello sta dicendo che i Barbi e Pagliocco sono molto simili nel carattere e quindi sono compatibili. A loro piaciono e rispettano e supportano l’un l’altro.

Quantunque si servissero dallo stesso sarto, pagato puntualmente a tanto al mese, non vestivano allo stesso modo. Spesso Bartolo Barbi sceglieva la stoffa per l’abito di Guido Pagliocco e viceversa; giudiziosamente; perché sapevano bene quale sarebbe stata piú adatta all’uno, quale all’altro. Non erano già come due gocce d’acqua in tutto.

E, credo io, il punto che il Pirandello voglia fare è che la società italiana comprende e accetta due uomini (o due donne) che scelgono di vivere insieme: non sembra esserci nessun stigma o ingiunzione che sarebbe oppore o interferire o disturbare o impedire due uomini di sviluppare i legami d’amicizia. Di conseguenza, l’amicizia ha il tempo di sviluppare naturalmente, organicamente.

Quindi, dopo tanti anni insieme Bartolo Barbi e Guido Pagliocco sono stati in grado di creare un mondo che era appagante e gratificante e soddisfacente.

Si erano però medesimati nell’anima, vagheggiando uno stesso tipo ideale, che s’ingegnavano di raggiungere e d’incarnare in due, ponendovi ciascuno dal canto suo quel tanto che mancava all’altro.

E l’uno amava e ammirava le speciali facoltà e attitudini dell’altro, e lo lasciava fare, senza tentar mai d’invaderne il campo.

{Paola: qui l’uso del verbo amare è sorprendente, non è vero? Prima ho imparato che, tipicamente, l’uso del verbo amare dovrebbe essere riservato per i sposati mentre è preferito usare ‘volersi bene’ per gli altri rapporti.}

Subito, a ogni minima evenienza, si assegnavano le parti; riconoscevano a volo se dovesse parlare o agire l’uno o l’altro; e di ciò che l’uno diceva o faceva l’altro rimaneva sempre contento e soddisfatto, come se meglio non si fosse potuto né dire né fare.

(In questo penso che i Barbi e Pagliocco siano simili alle sorelle Margheri!)

Poi le norme di società intervengono. (Dopotutto questa è un’opera di Pirandello, vero?)

Mentre la società italiana moderna è disposta a permettere a due giovanotti o due giovanotte lo ‘spazio’ necessario per sviluppare un’amicizia profonda e duratura senza ulteriori commenti, è chiaro che lo stesso non è vero per un giovanotto e una giovanotta: invece la società sembra supporre che tutti quelli vogliano essere sposati. E questa supposizione complica inevitabilmente le loro vite!

Il capo-divisione dei Barbi e Pagliocco è il comendatore Cargiuri-Crestari. Lui e sua moglie non hanno figli; per compensare, accoppiano i giovanotti con le giovanotte, con l’intenzione che si sposeranno. Il comendatore Cargiuri-Crestari identifica i giovanotti adatti (dalla divisione) mentre sua moglie identifica le giovanotte adatte (loro sono spesso le figlie delle sue amiche e sue conoscenti). L’accoppiamento avviene alle radunanze il venerdì sera, presso la casa dei Cargiuri-Crestari.

Impariamo che c’è pressione dalla società per le figlie a sposare uomini di successo.

La signora, invitando le vecchie amiche, lasciava intendere con mezzi sorrisi e mezze frasi che le loro figliuole avrebbero trovato presto marito; e molte mamme sollecitavano di continuo, ansiosamente, l’onore di essere ammesse in casa di lei.

La pressione dalla società è una cosa negativa e la signora Cargiuri-Crestari è descritta in termini non lusinghieri, e con notevole ironia.

Ella però voleva essere lasciata libera nella scelta, voleva che si avesse piena fiducia in lei, nel suo tatto, nel suo intuito, nella sua esperienza.

Impariamo che la signora Cargiuri-Crestari è inflessibile. Lei sembra prendere molto orgoglio e grande piacere nella sua capacità di creare le coppie perfettamente abbinate. Il suo orgoglio confina con arroganza. Sembra chiaro che lei vuole fare bene ma, nel tempo, la sua auto-importanza e autostima hanno cresciuto sproporzionato.

Guaj se una fanciulla, non contenta del giovane ch’ella, nella sua saggezza, le aveva destinato, faceva invece l’occhiolino a qualche altro! Subito la signora Cargiuri-Crestari si dava attorno per dividere questi illeciti ravvicinamenti, di cui si aveva proprio per male, ecco, e lo lasciava intendere in tutti i modi. Ma sí, per male, perché Dio solo sapeva quanto e quale studio le costassero quelle sue combinazioni ideali. Prima di decidere, prima d’assegnare a quel tale giovine quella tal fanciulla, ella teneva l’uno e l’altra quattro o cinque mesi in esperimento; li interrogava su tutti i punti secondo un formulario prestabilito e segnava in un taccuino le risposte; e gusti, educazione, costumi, aspirazioni, tutto indagava, pesava tutto.

Pirandello mette in chiaro al lettore che l’accoppiamento dei Cargiuri-Crestari non è naturale.

Le vittime designate a quelle combinazioni ideali erano naturalmente gl’impiegati subalterni del marito. La promozione a segretario di prima classe, la croce di cavaliere, avevano per conseguenza inevitabile l’invito ai venerdí del commendatore e, in capo a un anno, il matrimonio. Il garbo del capo-divisione e della moglie era tanto e tale, che riusciva quasi impossibile ribellarsi; si temeva poi il malumore, l’astio e, chi sa, fors’anche la vendetta del superiore.

Anche se non esplicitamente indicato il lettore abbia l’impressione che sembrino fallire gli sforzi della signora Cargiuri-Crestari abbastanza spesso. Forse lei non è davvero così brava a dopotutto!

Il punto di visto di Pirandello, credo, sia che per essere un successo un rapporto (un’amicizia, un amore) dovrebbe svilupparsi naturalmente, senza forza e senza progettazione (senza disegno).

I Barbi e Pagliocco sono due anime che hanno trovato tra loro, probabilmente per caso. Sono compatibili (ancora una volta per caso); nel corso del tempo, i ripetuti piccoli atti di gentilezza tra loro e le esperienze condivise piacevoli hanno creato un legame indissolubile (e questo è una buona cosa: l’antitesi degli sforzi fuorviati dei Cargiuri-Crestari).

***

Poi…

Pirandello descrive l’atteggiamento condiviso dei protagonisti verso il matrimonio. Non va!

Appena scoperta l’insidia, i due amici s’arrestarono alquanto sconcertati. Avevano da un pezzo non solo chiuso la porta del cuore alla donna, ci avevano anche messo il catenaccio. Non ne aspettavano piú, neanche in sogno. Che se talvolta qualche desiderio monello saltava dentro all’improvviso per la finestra degli occhi, subito la ragione arcigna lo cacciava via a pedate.

Non perché avessero in odio il sesso femminile: discorrendo di donne e di pigliar moglie, riconoscevano anzi, in astratto, che lo stato coniugale (fondato – beninteso – nell’onestà e governato dalla pace e dall’amore) era preferibile alla vita da scapolo. Ma purtroppo il matrimonio, nelle presenti tristissime condizioni sociali, doveva esser considerato come un lusso, che pochi solamente potevano concedersi, i quali poi non erano i piú adatti a pregiarne i vantaggi.

Avanti, impariamo il ruolo delle donne nella società, secondo i Barbi e Pagliocco.

Nelle loro conversazioni serali, Barbi e Pagliocco avevano definito insieme il feminismo questione essenzialmente economica. Ma sí, perché le donne, poverine, avevano compreso bene la ragione per cui diventava loro di giorno in giorno piú difficile trovar marito. Il veder (degli uomini) frustrata la loro naturale aspirazione, il dover soffocare il loro smanioso bisogno istintivo, le aveva esasperate e le faceva un po’ farneticare.

Impariamo che i Barbi e Pagliocco ritengono che il desiderio naturale di tutte le donne è complicato dal desiderio delle moderne donne italiane di emanciparsi.

Ma tutta quella loro rivolta ideale contro i cosí detti pregiudizii sociali, tutte quelle loro prediche fervorose per la cosí detta emancipazione della donna, che altro erano in fondo se non una sdegnosa mascheratura del bisogno fisiologico, che urlava sotto? Le donne desiderano gli uomini e non lo possono dire; poverine. E volevano lavorare per trovar marito, ecco. Era un rimedio, questo, suggerito dal loro naturale buon senso. Ma, ahimè, il buon senso è nemico della poesia! E anche questo capivano le donne: capivano cioè che una donna, la quale lavori come un uomo, fra uomini, fuori di casa, non è piú considerata dalla maggioranza degli uomini come l’ideale delle mogli, e si ribellavano contro a questo modo di considerare, che frustrava il loro rimedio, e lo chiamavano pregiudizio.

Poi i Barbi e Pagliocco elencano una serie di pregiudizi (falsi) che le donne pensano li schiavizzano.

Ecco il torto. Pregiudizio il supporre che la donna, praticando di continuo con gli uomini, si sarebbe alla fine immascolinata troppo? Pregiudizio il prevedere che la casa, senza piú le cure assidue, intelligenti, amorose della donna, avrebbe perduto quella poesia intima e cara, che è la maggiore attrattiva del matrimonio per l’uomo? Pregiudizio il supporre che la donna, cooperando anch’essa col proprio guadagno al mantenimento della casa, non avrebbe piú avuto per l’uomo quella devozione e quel rispetto, di cui tanto esso si compiace? Ingiusto, questo rispetto?

Impariamo che i Barbi e Pagliocco non credono che gli uomini e le donne sono uguali, sia da una prospettiva biologica o un punto di vista sociale.

Ma perché allora, dal canto suo, voleva esser tanto rispettata la donna? Via! via! Se l’uomo e la donna non erano stati fatti da natura allo stesso modo, segno era che una cosa deve far l’uomo e un’altra la donna, e che pari dunque non possono essere.

Che Cosa? fino a questo punto della novella ho pensato che i Barbi e Pagliocco erano illuminati e colti! (Ammetto che l’abitudine degli uomini sulle donne è un aspetto della cultura italiana nell’Ottocento che trovo più difficile da comprendere.)

Per rendere le cose ancora più ‘grigio’ per me, Pirandello rivela che né Barbi né Pagliocco saranno sposarsi una donna emancipata perché nessuno dei due può tollerare avere la loro mascolinità diminuita (se ad esempio la loro moglie guadagni uno stipendio), e perché nessuno dei due ha un proprio stipendio abbastanza grosso per permettere (oppure forzare) una moglie a stare a casa! Oh. Dio. mio. Ridicolo!!

Questa rivelazione sembra dire che il rapporto tra i due protagonisti non sia così perfetto o ideale come ho inizialmente pensato. Penso che il loro rapporto è ‘grigio’: siano insieme, almeno in parte, perché non si adattano bene in una società italiana moderna?

Alla fine, (sull’istigazione di la signora Cargiuri-Crestari) i Barbi e Pagliocco si sposano. Le due coppie vivono accanto l’uno all’altro. Le cose vanno male, e presto le mogli sono infelice con i loro matrimoni.

Le due amiche, che avrebbero provato orrore se anche fugacissimamente su lo specchio interiore della loro coscienza avesse fatto capolino, col viso spaventato del ladro, il desiderio d’un reciproco tradimento, sentirono subito e videro crescere in sé a un tratto e divampare una vivissima simpatia l’una per il cognato dell’altra, e non tardarono a dichiararsela apertamente, con gran sollievo dell’anima, come se ciascuna avesse acquistato di punto in bianco qualcosa che si sentiva mancare.

Non è esplicitamente scritto, ma il lettore capisce che infatti le donne hanno avuto una relazione extraconiugale con i fratelli minori dei Barbi e Pagliocco. E alla fine i fratelli confessano quello che hanno fatto.

I Barbi e Pagliocco, data la natura indistruttibile della loro amicizia, non pensano di se stessi… solo l’uno per l’altro.

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