Riassunto: Sua maestà

Dopo il tenebre (malinconia, tristezza) della novella L’imbecille, la novella Sua Maestà (L. Pirandello), che è una continuazione della storia di L’imbecille, è una commedia e una farsa.

Dalla prima all’ultima pagina, c’è ironia, umorismo e arguzia. Ho riso a voce alta dall’inizio alla fine!

In Sua Maestà il lettore incontra molti degli stessi protagonisti di L’imbecille: Decenzio Cappadona, l’ex sindaco di Costanova; Guido Mazzarini, un politico a Roma; e (brevemente) Leopoldo Paroni, un politico a Costanova.

La storia di L’imbecille e Sua Maestà si svolge in Sicilia, dopo l’unificazione d’Italia. Tre gruppi degli uomini competono per il potere politico: i monarchici, i socialisti ei repubblicani. Il Cappadona, il Mazzarini e il Paroni rappresentano questi tre gruppi: il Cappadona è un monarchico, il Mazzarini è un socialista e il Paroni è un repubblicano.

{Paola: è giusto dire che i monarchici d’Italia sono simili ai democratici dell’America moderna, mentre i socialisti sono simili ai repubblicani dell’America moderna?}

Come abbiamo imparato da L’imbecille, i socialisti hanno recentemente vinto le elezioni nazionali e quindi hanno assunto il potere. Costanova è all’interno del territorio amministrativo dal Mazzarini, ma Costanova era ferocemente opposto al partito socialista. Il Mazzarini ha ricevuto solo una manciata di voti da parte dei cittadini di Costanova.

Il lettore ha imparato da L’imbecille che il Paroni e il Mazzarini sono acerrimi nemici e che sono capace del omicidio (assassinio). È tuttavia un tipo di omicidio vile e spregevole, in cui vecchi uomini (es. Mazzarini, Paroni) convincono giovanotti disperati e immaturi a uccidere per loro conto.

Nella novella Sua Maestà, Mazzarini rimane concentrato sulla sua vendetta contra i leader politici di Costanova. In questo momento la lotta è tra il Mazzarini e il Cappadona. Dopo le elezioni nazionali, il Cappadona è stato costretto dal uficio e il Consiglio comunale è stato disciolto. Il Mazzarini ha mandato un uomo nuovo per governare Costanova, e un nuovo Consiglio comunale è stato nominato.

Il Cappadona è un personaggio complesso. Lui è ricco. Lui gestisce una vasta tenuta nella campagna, e ha un piccolo esercito di uomini che svolgono i suoi comandamenti.

In Sicilia nel momento della novella, gli uomini come il Cappadona hanno diventato ricco attraverso la pratica dell’usura e forse altre attività, alcune delle quali erano illegali. Il Cappadona ei suoi uomini erano il precursore di una famiglia criminale della Mafia.

Eppure, anche se il Cappadona è estremamente ricco, lui ha rivolto la sua attenzione dalla campagna per governare Costanova. Lui sembra essere sincere: ha speso una considerevole quantità per migliorare la vita dei cittadini.

Così il Cappadona è allo stesso tempo temuto e ammirato. Lui è un uomo d’onore che è rispettato dalla maggioranza dei cittadini di Costanova.

Il Cappadona è un monarchico e ha promosso il parere che assomiglia — fisicamente e dalle sue azioni — Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia.

Ma il cavalier Decenzio Cappadona, che s’era già ricomposto e se ne stava ora astratto e assorto, fece un atto appena appena con la mano e seguitò a lisciarsi il gran pizzo regale. Lo chiamavano a Costanova Sua Maestà, perché era il ritratto spiccicato di Vittorio Emanuele II vestito da cacciatore: la stessa corporatura, gli stessi baffi, lo stesso pizzo, lo stesso naso rincagnato all’insú; Vittorio Emanuele II insomma, purus et putus, purus et putus, come soleva ripetere il notajo Colamassimo che sapeva il latino.

Il Mazzarini vuole rompere la devozione dei monarchici (cioè, i cittidini) per l’immagine del re. Quindi il Mazzarini ha mandato Amilcare Zegretti per sostituire il Cappadona. Lo Zegretti è stato scelto, almeno in parte, perché assomiglia a Vittorio Emanuele II ancor più che il Cappadona. Il Mazzarini sa che il potere dei monarchici riposa nella loro devozione al re. Secondo me questa devozione assomiglia a un culto della personalità.

Non bastava, infatti, nemmeno a quei tempi, somigliare a Vittorio Emanuele II per esser sindaco di un comune d’Italia. Tanto vero che in ogni città era raro il caso che non ci fosse per lo meno uno che non somigliasse o non si sforzasse di somigliare a Vittorio Emanuele II, o anche a Umberto I, senz’esser per questo nemmeno consigliere della minoranza.

Così lui ha inviato un socialista che assomiglia il re… il Mazzarini vuole cambiare gradualmente i cuori e le menti dei cittadini di Costanova. Se tutto va secondo piano lo Zegretti convincerà i cittadini (nel corso del tempo) — dal suo aspetto fisico e anche dalle sue azioni — che dovrebbero diventare socialisti.

Il piano però non funziona perché la maggior parte dei cittadini sono profondamente impegnati monarchici, in gran parte a causa delle molte cose buone che il Cappadona ha fatto per migliorare le loro vite nel corso di molti anni.

Quindi è l’aspetto fisico del Cappadona (il suo impegno a sviluppare il proprio culto della personalità) più le sue buone opere che insieme hanno profondamente lo reso caro al popolo di Costanova.

***

Il Pirandello rivela il punto cruciale per il lettore nelle prime pagine della novella.

Il segretario, sotto la tettoja, era assediato dai membri del Consiglio disciolto. Melchiorino Palí aveva posto crudamente il dilemma:

– O si rade l’uno o si rade l’altro.

Entro la fine della novella lo Zegretti non è riuscito. Sua arroganza, vanità e orgoglio non permetterà lui di cambiare il suo aspetto fisico; quindi continua a guardare, proprio come Vittorio Emanuele II. Tuttavia lui non ha effettuato alcun buone opere, e il suo aspetto serve solo a ricordare ai cittadini di Costanova della presenza di Cappadona.

Poi nella prossima elezione, il Cappadona viene restituito all’ufficio in una clamorosa vittoria. La vendetta del Mazzarini ha fallito.

– Abbasso Zegrettííí! Abbasso il pappaficòòò! Si rada! si radààà! Viva Cappadonààà! Ràditi, Zegrettííí!

Un pandemonio.  

Ma radersi, no. Ah, radersi, no! Piuttosto il commendator Zegretti, non per paura, ma per non darla vinta a colui che indegnamente si credeva il ritratto di Vittorio Emanuele II, e per non far fuggire sconfitta nella sua persona la vera immagine del gran Re, s’era lasciati crescere da parecchi giorni i peli su le guance.

La sera stessa di quel giorno memorabile, egli, profondamente accorato, se ne andò con una barbaccia da padre cappuccino, mentre l’altro s’insediava di nuovo trionfante nel Municipio di Costanova piú Vittorio Emanuele che mai.

***

La farsa e la commedia della novella si basano sugli uomini in concorso che si comportano come i bambini. Loro sono vani, arroganti e egocentrici. Si preoccupano di più apparenza che sostanza. Si preoccupano di più di vincere invece del servizio dei cittadini del paese.

Anche se Sua Maestà è una farsa, questi uomini sono al potere. Loro sono eletti per governare, per spostare il paese (e il Paese) in avanti, per migliorare la vita dei cittadini, per rendere il mondo un posto migliore.

Invece, sprecano il tempo e le risorse con le piccole rivalità, i delitti spregevoli, la corruzione e la vendetta.

Pirandello, secondo me, sta avvertendo il lettore che questi uomini stanno sperperando un’opportunità che coinvolge tutta l’Italia.

Sembra dirci, sembra avvertirci : “Che spreco!”

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