Riassunto: Requiem aeternam dona eis, Domine!

Erano dodici. Dieci uomini e due donne, in commissione. Col prete che li conduceva, tredici.

Inizia così “Requiem aeternam dona eis, Domine!” (L. Pirandello), una novella bellissima e molto evocativa: la novella “dipinge un’immagine” indelebile-indimenticabile di un contadino. La novella è anche sorprendentemente moderna!

I tredici contadini hanno viaggiato dalla loro borgata in campagna a una piccola città in cui si trova il governo locale. Il loro viaggio, a piedi, è durato più d’un giorno. Dopo l’arrivo i contadini vannp al palazzo del governo a lamentarsi: chiedono anche una soluzione particolare al loro problema.

Nelle dure facce contadinesche, irte d’una barba non rifatta da parecchi giorni, negli occhi lupigni, fissi in un’intensa doglia tetra, avevano un’espressione truce, di rabbia a stento contenuta. Parevano cacciati dall’urgenza d’una necessità crudele, da cui temessero di non trovar piú scampo che nella pazzia.

Sfortunatamente i tredici contadini non sono soddisfatti con la loro intervista con il consigliere delegato: lui non li aiuta affatto.

Il signor prefetto, il giorno avanti, non aveva voluto riceverli; ma essi, a coro, tra pianti e urli e gesti furiosi d’implorazione e di minaccia avevano già esposto il loro reclamo contro il proprietario del fèudo al consigliere delegato, il quale invano s’era scalmanato a dimostrare che né il sindaco, né lui, né il signor prefetto, né sua eccellenza il ministro e neppure sua maestà il re avevano il potere di contentarli in quello che chiedevano;

Tuttavia i contadini persistono; si rifiutano d’essere placati e alla fine sono concessi una seconda intervista, questa volta con il prefetto, il giorno seguente.

…alla fine, per disperato, aveva dovuto promettere che avrebbero avuto udienza dal signor prefetto, quella mattina, alle undici, presente anche il proprietario del fèudo, barone di Màrgari.

Tutti i tredici contadini sono in lutto. Il padre delle due donne è appena morto.

Queste piangevano, con la mantellina di panno nero tirata fin sugli occhi. E gli occhi dei dieci uomini, anche quelli del prete, s’invetravano di lagrime, appena il pianto delle donne, sommesso, accennava di farsi piú affannoso per l’úrgere improvviso di pensieri, che facilmente essi indovinavano.

– Buone… buone… – le esortava allora il prete, sotto sotto, anche lui con la voce gonfia di commozione.

Quelle levavano il capo, appena, e scoprivano gli occhi bruciati dal pianto, volgendo intorno un rapido sguardo pieno d’ansietà torbida e schiva.

Poi il Pirandello presenta un’immagine vivida (memorabile, indelebile) dei contadini.

Esalavano tutti, compreso il prete, un lezzo caprino, misto a un sentor grasso di concime, cosí forte, che gli altri aspettanti o storcevano la faccia, disgustati, o arricciavano il naso; qualcuno anche gonfiava le gote e sbuffava.

Ma essi non se ne davano per intesi. Quello era il loro odore, e non l’avvertivano; l’odore della loro vita, tra le bestie da pascolo e da lavoro, nelle lontane campagne arse dal sole e senza un filo d’acqua. Per non morir di sete, dovevano ogni mattina andare con le mule per miglia e miglia a una gora limacciosa in fondo alla vallata. Figurarsi dunque, se potevano sprecarne per la pulizia. Erano poi sudati per il gran correre; e l’esasperazione, a cui erano in preda, faceva sbomicare dai loro corpi una certa acrèdine d’aglio, ch’era come il segno della loro ferinità.

E questa…

Venivano dalle alture rocciose del fèudo di Màrgari; ed erano in giro dal giorno avanti; il prete, fiero, tra le due donne, in testa; gli altri dieci, dietro, a branco.

Il lastricato delle strade aveva schizzato faville tutto il giorno al cupo fracasso dei loro scarponi imbullettati, di cuojo grezzo, massicci e scivolosi.

Così, il Pirandello descrive chiaramente una vita dura in campagna, una vita che si basa sulla sopravvivenza dei frutti della terra. Ma in questo caso la terra è sterile (rocciosa), senz’acqua o altre risorse: quindi i contadini vivono in estrema povertà! Non hanno né soldi né educazione né raffinatezza né cultura.

Sembra chiaro al lettore che i contadini siano persone con poche difese, che possano essere facilmente sfruttate. Dunque è facile immaginare che il loro problema abbia fatto arrabbiarsi e che abbiano sospettato che nessuno in realtà li aiuterà.

Se pur s’accorgevano di quei versacci, li attribuivano alla nimicizia che, in quel momento, credevano d’avere da parte di tutti i signori, congiurati al loro danno.

Al secondo incontro vengono il signor prefetto e il barone di Màrgari (il proprietario del terreno). Ci sono forti contrasti tra la descrizione delle vite dei contadini e la descrizione delle vite di questi due uomini. Ad esempio:

– Ci sono gli uscieri nel palazzo del governo, mentre sarebbe impossibile immaginare un usciere che lavora alla borgata.

– Ci sono molte stanze nel palazzo del governo, ognuna con la propria funzione (es. un’anticamera e una sala dove il prefetto dava l’udienza), mentre i contadini vivono nelle casupole.

– I funzionari del governo parlano in frase complete:

(Il consigliere delegato si rivolse al prete: – Ecco, siete chiamato per la risposta. Entrate, voi solo. Calma, signori miei, calma!),

…mentre il contadini esprimono i loro pensieri nelle frase brevi:

(- Noi vogliamo il camposanto! – Siamo carne battezzata! – In groppa a una mula, signor Prefetto, i nostri morti! – Come bestie macellate! – Il riposo dei morti, signor Prefetto! – Vogliamo le nostre fosse! – Un palmo di terra, dove gettare le nostre ossa!)

-Il barone di Màrgari ha le scarpe (in pelle) sgrigliolanti, mentre gli stivali dei contadini rappresentano un simbolo della loro povertà e avversità.

– Infine, è scritto che il barone di Màrgari ha un volto rosso pieno, suggerendo che lui mangia e beva molto bene (cioè, la ghiottoneria, l’alcolismo), mentre il contadini (il lettore può facilmente immagine) sono magri e affamati.

(Vale la pena notare che in questa epoca la nobiltà d’Europa ha valutato la pelle bianca dato che avrebbe avuto dimostrato che loro avevano vissuto e lavorato in casa, al contrario di un contadino che ha trascorso lunghe ore al sole e, come un risultato, si è abbronzato.)

All’inizio della novella il Pirandello focalizza l’attenzione sulla disparità della vita in Italia meridionale (forse nel Regno delle Due Sicilie): la società consiste di due classi delle persone: la classe superiore (ricca; che forse ha preso la terra con forza), e la classe inferiore (impoverita; i conquistati).

Purtroppo il secondo incontro non va bene per i contadini. Dopo uno sfogo arrabbiato e tumultuoso, loro sono costretti ad abbandonare il palazzo del governo.

Quindi il lettore apprende i dettagli del reclamo. Il padre delle due donne è appena morto. Circa sessant’anni fa lui ha fondato la borgata.

– Ecco, ecco, guardate, o cristiani a queste due donne qua… dove siete? mostratevi! ecco: a queste due donne qua sta per morire il padre, che è il padre di tutti noi, il nostro capo, il fondatore della nostra borgata! Or son piú di sessant’anni, quest’uomo, ora moribondo, salí alle terre di Màrgari e sul dorso roccioso della montagna levò con le sue mani la prima casa di canne e creta.

Il vecchio fondatore ha costruito sua casa senza il permesso della famiglia di Màrgari, che ha saputo della sua azione illecita ma ha anche tollerata la presenza del vecchio fondatore senza violenza. Dopo sessant’anni la comunità è cresciuta (ora una popolazione di quasi quattrocento persone).

Per molti anni i contadini, compreso il padre, ne hanno voluto costruire un cimitero per i loro morti ma il barone di Màrgari non ha permesso la costruzione. Quindi, da anni, per la sepoltura, i contadini devono trasportare i morti sette miglia a un’altro paese; il viaggio ha creato notevoli disagi.

Il paese piú vicino, o cristiani, è a circa sette miglia di distanza. Ognuno di questi uomini, a cui muore il padre o la madre, la moglie o il figlio, il fratello o la sorella, deve patir lo strazio di vedere il cadavere del parente issato, o cristiani, sul dorso d’una mula, per essere trasportato, sguazzante nella bara, per miglia e miglia di ripido cammino tra le rocce! E piú volte s’è dato il caso che la mula è scivolata e la bara s’è spaccata e il morto è balzato tra i sassi e il fango del letto dei torrenti!

I contadini hanno tollerato questa situazione per molti anni, ma la morte del vecchio fondatore era “la goccia che fa traboccare il vaso”.

I contadini hanno continuato a protestare fuori l’edificio del governo. Hanno disturbato la quiete del paese quindi loro sono erogati. Alla fine i tredici contadini sono scortati dal palazzo del governo alla loro borgata.

Prima di morire il vecchio fondatore ha espresso il desiderio essere sepolto in una tomba presso il sito proposto per il nuovo cimitero.

Moriva all’aperto, in mezzo ai suoi, seduto innanzi alla porta della sua casa terrena, non potendo piú stare a letto, soffocato com’era dalla tumefazione enorme dell’idropisia. Stava anche di notte lí seduto, boccheggiante, con gli occhi alle stelle, assistito da tutta la borgata, che da un mese non si stancava di vegliarlo.

Dopo la sua morte lui viene trasportato al sito proposto. Poi viene effettuato un tentativo di seppellirlo. Tuttavia la polizia (con i tredici contadini) sono arrivati giusto in tempo per contrastare il suo internamento.

Appena attorno a lui la sua gente levò le grida, vedendo accorrere tra strepito di sciabole sú per l’erta una cosí grossa frotta di cavalcature, provò a rizzarsi in piedi; udí il pianto e le risposte affannose dei sopravvenuti; e, comprendendo, tentò di gettarsi a capofitto giú nella fossa. Fu trattenuto; tutti gli si strinsero attorno, come a proteggerlo dalla forza; ma il maresciallo riuscí a rompere la calca e ordinò che subito quel moribondo fosse trasportato a casa e che tutti sgombrassero di là.

Su la seggiola, come un santone su la bara, il vecchio fu sollevato, e i margaritani, reggendo alti i lumi, gridando e piangendo, s’avviarono verso le loro casupole, che biancheggiavano in alto, sparse su la roccia.

La scorta rimase al bujo, sotto le stelle a guardia della fossa vuota e della cassa d’abete, lasciata lí, con quella papalina e quel fazzoletto e quelle pantofole posate sul coperchio.

***

La complessità della novella è affascinante. Proprio quando il lettore pensa che capisca tutto, il Pirandello crea dubbio; è questo dubbio, precisamente, che costringe il lettore a pensare e riflettere e riconsiderare le proprie opinioni. Ad esempio,

– All’inizio della novella è relativamente facile per il lettore d’essere in simpatia con la situazione difficile dei contadini (e allo stesso tempo risentirsi la nobilità). Tuttavia il lettore apprende che la famiglia del barone di Màrgari ha tollerato la creazione della borgata illegale, senza violenza, per più di sessant’anni. Si tratta di un atto puramente generoso della famiglia Màrgari.

– Secondo, il lettore apprende che il vecchio fondatore non è semplicemente un uomo buono. Certo lui è capace della furbizia. Ma il lettore apprende anche che lui potrebb’essere un uomo cattivo:

…da parte del padre di quelle due donne là, uomo terribile, soperchiatore e abisso d’ogni malizia. Disse che da anni e anni egli non era piú padrone di andare nelle sue terre, dove coloro avevano edificato le loro case e quel prete la sua chiesa, senza pagare né censo, né fitto, senza neanche chiedergli il permesso d’invadere cosí la sua proprietà. Egli poteva mandare i suoi campieri a cacciarli via tutti, come tanti cani, e a diroccar le loro case; non lo aveva fatto; non lo faceva; li lasciava vivere e moltiplicare, peggio dei conigli: ognuna di quelle donne metteva al mondo una ventina di figliuoli; tanto che, in meno di sessant’anni, era cresciuta lassú una popolazione.

Di sicuro questa è l’opinione del barone, quindi dobbiamo intenderla con ‘con inizio di un sospetto’ (with a grain of salt’). Allo stesso tempo è vero che l’opinione mette in discussione il carattere e la personalità del vecchio fondatore.

– Terzo, c’è il prete. Lui è abbastanza egocentrico.

…e allora padre Sarso, al colmo dell’indignazione e dell’esaltazione, pressato dalle domande che gli piovevano da tutte le parti, si mise ad agitar le braccia come un naufrago e a far cenni col capo, con le mani di voler rispondere a tutti, or ora… ecco, sí… piano, un po’ di largo… cacciato dall’autorità… ecco, sí… al popolo, al popolo…

Il prete è anche descritto come un ciarlatano (ancora una volta, dal barone… ma ciononostante per me l’opinione crea un dubbio)

Infine, il prete sembra essere sfruttando i contadini.

Ma non bastava, ecco, non erano contenti: quel prete avvocato, che viveva alle loro spalle, che aveva imposto a tutti una tassa per il mantenimento della sua chiesa, li metteva sú, ed eccoli qua: non solo volevano stare nelle sue terre da vivi, ci volevano stare anche da morti.

Dunque è ben guistificato concludere che si tratta di una situazione complessa! Ci sono colpe / malefatte percepite da entrambi i lati per anni e anni.

***

Infine ho scritto che questo è una novella molto moderna. Cioè, fino a quando si possa immaginare che i contadini che si sono stabiliti sulla terra della famiglia Màrgari non sono diversi rispetto agli immigrati dal Medio Oriente che sono fuggiti una guerra civile orrende per le coste dell’Europa.

Quali sono i diritti che gli immigrati hanno in un paese straniero? Che aspettative dovrebbero avere? D’altra parte quali sono le responsabilità di un paese che riceve un immigrato?

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