Riassunto: Un matrimonio ideale

Un matrimonio ideale (L. Pirandello) è una novella che dimostra il potere della ‘Pirandelliana’, cioè, il potere del Pirandello di creare ‘parole-immagini’ bellissime e di trasmettere storie che sia trasportano e deliziano il lettore.

[Collettivamente, secondo me, le novelle del Pirandello offrono un ‘rifugio sicuro’, un luogo in cui uno può sfuggire… cioè, loro sono una fonte d’arte e meraviglia e gioia. Infatti, loro sono, davvero, un antidoto alla nostra forma del fascismo (un ‘fascismo moderno’, cioè, Trumpismo!). In altre parole, la (cazzo) disonestà, crudeltà, incompetenza, stupidità, corruzione, paura e mancanza di tolleranza che oggi in America dobbiamo sopportare/sopravvivere!]

Un matrimonio ideale è raccontata da un narratore sconosciuto. Inizia così:

Prima che andasse in Romania, non so per quale impresa, Poldo Carega, ingegnere appaltatore, o – come si qualificava nei biglietti da visita – “intraprenditore di lavori pubblici”, ponendosi le due manacce pelose sul petto erculeo soleva dire:

– Io sono il Continente!

All’inizio della novella ci viene presentato Poldo Carega, un ingegnere, la cui specialità è la costruzione delle opere pubbliche. Il Carega viene assunto, per contratto, su questi grandi progetti che spesso lo portano lontano da casa (un singolo progetto può richiedere alcuni anni per essere completato).

Il Carega vive con la sua famiglia a Cesena, nel nord Italia. Nel paragrafo d’apertura, ci sono indizi che il Carega è sia un estroverso e un uomo grandissimo, fisicamente imponente, (es.) “…le due manacce pelose su un petto erculeo”.

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 Una statua di Ercole (Canova) che si trova nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

L’introduzione include uno scherzo: veniamo a sapere che il Carega ha l’abitudine di riferire a se stesso come “il Continente” e a sua moglie (Rossana) e figlia (Margherita) come “le mie isole” (cioè, la Sicilia e la Sardegna: in questo caso lui riferisce ai luoghi rispettivi di nascita).

– Io sono il Continente!

E, passando le braccia al collo della moglie e della figliuola:

– E queste le mie isole!

Perché la moglie era nata in Sicilia, e la figliuola in Sardegna.

(Lo scherzo anche prevede il lettore una sorta di ‘punto di riferimento’ delle dimensioni relative di tutt’e tre, cioè, il Carega sembra essere il più grande.)

Veniamo a sapere che il Carega era fuori casa per gli ultimi quattro anni, lavorando su un progetto in Romania. Al suo ritorno, lui è scioccato d’apprendere che Margherita ha sperimentato un enorme, inatteso, stupefacente scatto di crescita: è adesso una donna di proporzioni immense!

Non s’aspettava, ritornando in Italia dopo circa quattro anni, di ritrovare una delle due isole, la Sardegna (cioè la figliuola Margherita) divenuta… che Russia e Russia, cari miei! diciamo l’Europa; ma è poco! diciamo addirittura il mappamondo.

(La descrizione di Margherita è abile, esilarante e fantastica; dà il tono di ciò che segue.)

Il Carega non è solamente stordito dalla comparsa di Margherita,

Povero Poldo Carega, gli parve un tradimento! Restò dapprima sbalordito, a mirarla da sotto in sú:

– Oh Dio, Margherita, e che hai fatto?

…incolpa anche Rossana per quello che è successo.

Poi si voltò contro la moglie, come se per colpa di lei la figliuola fosse tanto cresciuta; e diede in tali escandescenze, che parve volesse impazzire.

Rossana, infatti, aveva avvisato il Carega nelle sue lettere a ciò che stava accadendo a Margherita, ma lui non aveva prestato attenzione.

La moglie, afflittissima, gemeva:

– Ma se te l’ho scritto e riscritto, Poldo mio, tante volte! Quasi in ogni lettera te l’ho scritto!

Glielo aveva scritto e riscritto, difatti, sí; ma come avrebbe potuto Poldo Carega creder tanto?

Poi impariamo che Rossana è frustrata dalla accusa. La sua denuncia è che nessuno—non solo il marito—la prende sul serio.

Da lontano, quella crescenza prodigiosa della figliuola gli era sembrata una delle solite esagerazioni della moglie.

– Esagerazioni, eh già! Perché io, per te, sono stata sempre esagerata!

Era una spina, questa, per la signora Rossana: il concetto, cioè, che tutti, non il marito soltanto, s’erano formato di lei, ch’ella fosse esagerata.

Abbiamo poi a sapere che tutti i Carega sono insolitamente/notevolemnte alti,

Questo concetto dipendeva, a suo credere, dalla disgrazia comune a tutta la famiglia, la soverchia altezza.

…e che la soverchia altezza è un problema.

Della sua, la signora Rossana aveva un dispetto acerbo e smanioso, perché le impediva di essere, come avrebbe voluto e come dentro di sé si sentiva, una gattina sentimentale. Cosí lunga, gracile e languida, soffriva, soffriva tanto; ma nessuno voleva credere ai suoi languori, alle sue sofferenze; e tutti, sorridendo, le rispondevano:

– Via via, signora Rossana, esagerazioni!

Questo passaggio, mi sembra, sia una delle chiavi per la novella: il Pirandello abbia creato un gioco sottile e sofisticato tra gli aspetti fisici ed emotivi di Rossana. È quasi come se Rossana sia due persone molto diverse: da una parte una signora fisicamente imponente, che nessuno possa immaginare ha né sentimenti né emozioni né fragilità, d’altra parte una signora con una psiche delicata, sensibile e fragile.

La frustrazione di Rossana (Immagino che direbbe, “Nessuno mi prende sul serio!” e “Nessuno capisce veramente chi sono io!”) è adesso completamente in mostra:

– Ebbene, eccotela qua; guardala, ora, la mia esagerazione!

E la signora Rossana, indignata, indicava al marito la figliuola, ch’era un’esagerazione per davvero.

Poi il lettore impara i dettagli dello scatto di crescita. Margherita è cresciuta su e fuori! È adesso una donna di proporzioni immense, considerevolmente più grande di suo padre. Sembra vero che lo scatto di crescita sia stato imprevisto ed incontrollato, quindi sia terrificante, cioè, una fonte di sgomento, imbarazzo, ridicolo, vergogna e tristezza.

Margherita intanto piangeva, guardando il padre, il quale le si era fatto accosto, anzi sotto, per mirare di quanto ella lo avesse superato.

Per lo meno, d’un palmo e mezzo. Ma pareva del doppio. Perché non era soltanto l’altezza; o piuttosto, l’altezza per se stessa forse non avrebbe tanto avventato, se non l’avesse resa spettacolosa la corpulenza immane, il volume delle guance e dei due menti e del seno e dei fianchi poderosi.

Proprio come sua madre, anche Margherita sembra essere due persone distinte, cioè, da una parte qualcuna fisicamente imponente, d’altra parte qualcuna con una psiche delicata e fragile.

Nell’esuberanza soffocante di tanta carne si aprivano però, come smarriti, due occhi limpidi e chiari, da bambina, che facevano pena a un tempo e paura. Quella pena stessa, quella stessa paura, che forse doveva provare l’anima di lei per il proprio corpo cosí enormemente cresciuto. A mano a mano che questo era cresciuto fino ad assumere quelle proporzioni mostruose, l’anima atterrita si doveva certo esser fatta dentro di lei piccina piccina, con certe voglie timide e angosciose di toccare le piccole cose gentili e delicate, ma pur non osando toccarle per non vederle quasi sparire al contatto delle schiaccianti mani.

Il narratore spiega che lo scatto di crescita non si basa sulle abitudini di Margherita, (es.) lei non è un mangiatore compulsivo. Infatti, Margherita sembra aver tentato di rallentarlo (scatto di crescita) per morire di fame se stessa, ma senza alcun risultato.

Mangiava come un uccellino; si poteva dire che quasi non mangiava piú. Ma non giovava a nulla! Da piú di due anni non usciva di casa, perché tutti per via si voltavano e si fermavano stupiti a mirarla. In casa, stava quanto piú poteva seduta, per non dare a se stessa spettacolo della sua grandezza, vedendo piccoli e bassi tutti gli oggetti delle stanze. Naturalmente, questa mancanza di moto le aveva appesantito sempre piú la grassezza; ma ormai ella s’era rassegnata alla sua disgrazia; non voleva piú darsi pensiero di nulla; certi giorni nemmeno si pettinava, e rimaneva sdrajata, inerte, a leggere o a guardarsi le unghie. Cosí…

(Dato quello che sappiamo finora, sarebbe giusto concludere che Margherita soffre d’un processo biologico-patologico che può ben essere ereditato.)

Poi impariamo che il Carega ha dedicato una grande parte della sua vita per il benessere della sua famiglia, in particolare per il futuro di Margherita. Lo scatto di crescita ha ostacolato i suoi piani: per il Carega si tratta di una tragedia di proporzioni immense.

Poldo Carega, giovialone, urlone, tutto fuoco prima della partenza per la Romania, diventò, subito dopo il ritorno, un funerale. Andai a trovarlo, pochi giorni dopo, per parlargli d’affari; non volle neanche darmi ascolto.

– Che vuoi che m’importi piú ormai degli affari! – esclamò, scrollandosi tutto. – Non m’importa piú di niente, caro mio!

Aveva lavorato con accanimento tanti e tanti anni per quell’unica figliuola, per l’avvenire di lei; e d’anno in anno il suo amore paterno era cresciuto. Ma ecco che la figliuola, come per una tacita scommessa, approfittando della lunga assenza di lui, d’intesa con la madre (nessuno poteva levare dal capo a Poldo Carega che la moglie non c’entrasse per qualche cosa):

– Ah, – dice, – cresce il tuo amore per me d’anno in anno? Aspetta, che ti faccio vedere come cresco anch’io in pochi anni! Diventerò cosí grande, che il tuo amore non potrà piú abbracciarmi.

E, difatti, gli erano cascate le braccia, nel rivederla, povero Poldo Carega! Ma non solo le braccia; l’anima e il fiato gli erano cascati, e tutti i sogni che aveva fatti per lei, tutte le speranze!

Poi veniamo a sapere che il Carega ammira il narratore, e che i due uomini hanno a volte discusso la possibilità che il narratore avrebbe sposato Margherita.

Dico la verità, non ebbi il coraggio di confortarlo. Sapevo che egli, quattr’anni addietro, prima di partire per la Romania, non avrebbe veduto male al suo ritorno, cioè quando la figliuola sarebbe stata in età, un matrimonio di lei con me.

Il narratore spiega, tuttavia, che un tale accordo non sarebbe possibile in questo momento.

Me ne andai ranco ranco, con la coda tra le gambe, appena questo ricordo mi sorse; e, come fui ben lontano, presi a riflettere amaramente:

L’argomento fondamentale sembra essere che lui non sia più attratto da Margherita, cioè, che non avrebbe mai permesso a se stesso di sposare una donna che è molto più grande di lui.

“È proprio una sciagura senza rimedio, povero Carega! Egli lo capirà: un uomo della mia statura, e anche un po’ piú alto di me, non va a sposare certamente quella colonna, quell’obelisco! Siamo giusti: a parer piccoli, quando non si è, si ribella l’amor proprio mascolino. Dei bassi non ne parliamo. Degli altissimi come lei, già a trovarne uno: si contano su le dita, ma anche a trovarne uno, si sa che gli uomini altissimi hanno un debole per le donne piccoline. Superbi della loro statura, guardano con dispetto, anzi quasi con rancore, quei pochi che possono rivaleggiare con essi, e scoprono subito in loro certi difetti che essi, è ovvio dirlo, non hanno: le gambe troppo lunghe, la testa troppo piccola, ecc. ecc. Insomma, non soffrono rivali; vogliono esser soli. Figuriamoci se sposerebbero una donna della loro statura. E poi, perché? per parere scappati da un baraccone da fiera?”

E poi, siamo trattati alla Pirandelliana ironica e divertente:

Queste riflessioni, come le feci io allora, da un pezzo senza dubbio aveva dovuto farle anche lei, la povera Margherita, per trarne la conseguenza che, nelle supreme regioni a cui per sua disgrazia era ascesa, non avrebbe trovato mai un marito. Un pioppo, sí, un acero, un cerro. Ma ogni giovanotto, guardandola, le avrebbe detto:

– Cala prima, bella mia, cala! cala!

E come poteva calare, povera Margherita?

Poco dopo il suo arrivo, il Carega decide che non può vivere di più a Cesena.

Non passarono neanche tre mesi dal suo ritorno a Cesena, che Poldo Carega, non reggendogli l’animo di rimanere nella città dove la sua sciagura s’era compiuta cosí a tradimento, se ne partí con tutta la famiglia, fosco come un temporale; e per piú di dieci anni non si ebbero piú notizie di lui.

Dieci anni passano, e poi il Carega manda una lettera al padre del narratore: il Carega ha accettato un lavoro nuovo: la costruzione d’un porto in una città piccola sulla costa meridionale della Sicilia, e nella lettera chiede se uno dei suoi figli sarebbe capace di aiutarlo con il progetto siciliano.

Finalmente, un bel giorno, giunse a mio padre una lettera da un paesello su la costa meridionale della Sicilia, di fronte all’Africa, dove Poldo Carega s’era recato per la costruzione del porto. Voleva che mio padre gli mandasse laggiú uno dei figliuoli per ajutarlo nell’impresa.

Il narratore decide d’andare, per lo più a causa della curiosità: “Andai io, per curiosità di rivedere dopo tanto tempo Margherita.”

In viaggio, il narratore spiega che si aspetta che Margherita sarà diventata morose, celibe, arrabbiata, isolata dagli altri…insomma una zitellone (!) come la Jungfrau, un famoso vertice delle Alpi!!

M’aspettavo di ritrovarla cupa, gelida, nelle sue superne alture, funebre e ravvolta di nebbie perpetue, poiché già doveva aver presso a trenta anni – dunque ormai zitellona.

“Figuriamoci, a dir poco, come la Jungfrau”, pensavo, durante il viaggio.

Invece, e alla sua grande sorpresa, Margherita è felicissima, pieno di vita… magari tanto felice come sia mai stata!

Ma che! Allegrona la ritrovai, e quasi non sapevo credere ai miei occhi, allegrona, come non l’avevo mai veduta! Piú grassa di prima, e allegrona! Non tardai però a scoprire la ragione di tanta allegria.

Impariamo che la felicità è a causa della forte presenza d’un giovanotto, Cosimo Todi, un ingegnere governativo che lavora al progetto del porto. Abbiamo il senso che Cosimo sia generoso, divertente e premuroso; un estroverso, lui tende a dominare ogni incontro in modo che è di festa ed interessante per tutti coloro che lo accompagnano.

Come ingegnere governativo, addetto alla sorveglianza dei lavori del porto, c’era laggiú un certo omino alto poco piú d’un metro, calvo, miope, panciutello, ma pieno d’ingegno e di spirito, che rideva lui per primo della sua piccolezza, come Margherita, adesso, della sua altezza: l’ingegnere Cosimo Todi. E quest’ingegnere Cosimo Todi veniva quasi ogni sera con altri amici a cenare su la terrazza a mare di Poldo Carega.

Cosimo è anche un nano.

Come Rossana e Margherita, Cosimo è anche uno studio dei contrasti, tuttavia lui è l’immagine riflessa di loro: la sua personalità (psiche) è insolitamente grande/forte, mentre il suo corpo è insolitamente piccolo.

Come ingegnere governativo, addetto alla sorveglianza dei lavori del porto, c’era laggiú un certo omino alto poco piú d’un metro, calvo, miope, panciutello, ma pieno d’ingegno e di spirito, che rideva lui per primo della sua piccolezza, come Margherita, adesso, della sua altezza: l’ingegnere Cosimo Todi. E quest’ingegnere Cosimo Todi veniva quasi ogni sera con altri amici a cenare su la terrazza a mare di Poldo Carega.

Dato il suo successo professionale, sarebbe facile immaginare un scenario in cui Cosimo avrebbe potuto facilmente trovare una moglie ideale. Ciò si rivela non essere il caso, tuttavia, dato che la maggior parte delle donne lo trovano poco attraente.

L’ingegner Todi non aveva potuto trovar moglie per la stessa ragione per cui Margherita non aveva potuto trovar marito.

Veramente lui, l’ingegner Todi, non l’aveva mai cercata, una moglie, sicurissimo che non una ma cento ne avrebbe trovate subito, che se lo sarebbero preso per la lucrosa professione. Ma grazie tante! E poi?

No no: ingegno, garbo, giovialità (doti tutte, che non aveva nessunissima difficoltà a riconoscersi) non sarebbero bastate (come tante gentili amiche gli volevano far credere) a compensare quei tre palmi di statura che gli mancavano.

Il narratore immagina un altro scenario in cui Cosimo è infatti sposato, ma la moglie, a causa della piccolezza (diremmo che lui sarebbe Vulcano o Stromboli!), avrebbe tradirlo in una relazione extraconiugale.

No no: quelle doti in lui potevano aver pregio solo perché egli guadagnava da quaranta a cinquanta mila lire l’anno. E senza dubbio, se si fosse lasciato prendere all’amo, tre mesi dopo, si sarebbe sentito dire dalla moglie che l’ingegno, Dio mio, doveva servirgli per comprendere ch’ella, con un marito come lui, non poteva fare a meno d’un amante, e fingere di non accorgersene, e seguitare ad amarla nonostante il tradimento o i tradimenti. E il garbo e la giovialità, servirgli per aprire la porta e accogliere graziosamente il signore o i signori che gli facevano l’onore di venire a corteggiare la sua signora.

Cosimo sembra capire bene entrambi gli scenari, e sembra aver accettato le circostanze della sua vita: non è cupa, non dispera. (Direi che, un po’ più avanti nella storia, quando lui cerca una vendetta contro la Natura, rivela a noi un certo senso di risentimento).

Lui ei suoi amici vengono a casa dei Carega per cena quasi tutte le sere. Le cene sono spesso rauche e gioiose. Nessuno sembra godere queste cene più di Cosimo e Margherita.

Serate africane! Il mare, quand’era scirocco, veniva a frangersi impetuoso sotto quella terrazza bianca, che pareva allora, con le sue tende svolazzanti, una tolda di nave. S’intravedevano i fanali del vecchio molo, la lanterna verde del faro: i lumi tra l’alberatura dei bastimenti ormeggiati, e dalla spiaggia esalava quel tanfo denso, caldo, acre di sale e di muffa, delle alghe morte, appacciamate, misto all’odor della pece e del catrame.

E si chiacchierava, ridendo e bevendo, fino a tardi, su quella terrazza bianca, che dava la sera un delizioso compenso della soffocante calura della giornata. Piú di tutti Margherita e l’ingegner Cosimo Todi ridevano, capite? della loro disgrazia, ch’era opposta e comune.

Queste cose diceva e rappresentava con molta comicità di frasi e di gesti l’ingegner Cosimo Todi, facendo ridere tutti e piú di tutti Margherita Carega, che si buttava indietro per far liberamente sobbalzare alle risate l’enorme seno e il ventre.

(Cioè, Cosimo rappresenta una sorta di ‘porto sicuro’ di sorta per Margherita, proprio come lei rappresenta per lui).

Una delle sere, dopo cena, Cosimo (con apparente disinvoltura) annuncia che Margherita sarebbe una moglie ideale per lui. Il suo punto di vista? Margherita è troppo grande per attrarre un uomo normale e lui è troppo piccolo per attrarre una donna normale, quindi se dovessero sposarsi sarebbe una soluzione intelligente al loro problema comune (e anche una forma di vendetta: una vendetta contro la Natura, una vendetta contro la biologia-patologia che ha causato le loro rispettive deformità fisiche).

Finché una di quelle sere il Todi, per il piacere di vederla ridere cosí burlescamente non uscí a dire che la moglie ideale per lui sarebbe stata lei, Margherita Carega.

– Lei! lei, sí! Proprio lei!

Per miracolo la tavola si tenne su le quattro zampe. La vidi sussultare come per un terremoto, e cader bicchieri e bottiglie.

La novella è ambigua per quanto riguarda l’intenzione vera di Cosimo. È la sua dichiarazione semplicemente uno sfogo esuberante (a tutti gli effetti, uno scherzo) o, infatti, è lui innamorato di Margherita?

– Seriamente, seriamente… – badava a ripetere il Todi coi braccini levati in atto di parare, tra il fragore della risata interminabile. – Vi dico seriamente! Riflettete bene, signori miei. Sarebbe il matrimonio ideale! Una vendetta meravigliosa contro la natura sarebbe! sí! sí! contro la natura che ha fatto lei tanto grande, e me cosí piccolo! Pensate un po’, pensate un po’: senza far ridere o sbalordire, né io potrei sposare una nana, né lei un gigante! Ma noi due sí; noi due possiamo sposarci benissimo! E saremmo una coppia, se ci ponete mente, perfetta, di perfetta equiparazione; perché lei ha d’avanzo quel tanto che manca a me; e ci compenseremmo a vicenda!

Non ne potevamo piú: avevamo tutti le lacrime agli occhi e ci dolevano i fianchi.

In ogni caso, la proposta è rapidamente trasformata in una sfida. Margherita e Cosimo cerchio l’un l’altro come due combattenti! Subito la sfida di Cosimo è stata accettata. (C’era qualche dubbio?) Subito la proposta del matrimonio è accettata!

– Ma avrebbe lei questo coraggio? – gridò il Todi, balzando sulla seggiola e appuntando in atto di sfida l’indice contro Margherita.

Questa allora sorse in piedi, col faccione congestionato dalle risa. Vi assicuro che era di tutta la testa piú alta di lui pur cosí montato sulla seggiola.

– Io, il coraggio? – gli disse. – Ma dovrebbe averlo lei, scusi, il coraggio di sposar me!

Applaudimmo tutti, a lungo, strepitosamente, a questa bella risposta.

– Io ce l’ho! – gridò allora il Todi. – Non ce l’avrà lei! Scommettiamo?

– Accetti, accetti la scommessa, signorina Margherita! – le gridammo tutti, incitando. – Lo pigli in parola!

– Ebbene, sí, accetto! – rispose lei. – Vediamo un po’ chi se ne pente!

– Io? Ah, io no, di certo! – esclamò il Todi; e, saltando dalla seggiola, seriissimamente, si fece innanzi a Poldo Carega, s’inchinò e gli disse:

– Ho l’onore, ingegner Carega, di chiederle la mano della signorina Margherita, sua figlia.

Quel che successe, rinunzio a descriverlo. Parevamo tutti impazziti. Era una burla? Era sul serio? Chi sa! Si faceva per burla, come se fosse una cosa seria. Si ordinò lo Champagne: l’ingegner Todi fu portato in trionfo a sedere accanto alla gigantesca sposina, e i brindisi alle faustissime nozze non finirono piú.

Cosí, proposto dapprima per burla, si concluse sul serio quel matrimonio ideale d’un nano con una gigantessa.

Il matrimonio è un successo,

Il coraggio l’una e l’altro non dovevano averlo tanto per sé, cioè per tollerar lei un marito come lui e lui una moglie come lei, quanto per gli altri, voglio dire per resistere alle beffe della gente, che domani li avrebbe visti insieme marito e moglie. Ma l’ingegner Todi e Margherita Carega ebbero tanto spirito da tener fronte a queste beffe e da goderci per giunta, come se veramente fosse un matrimonio per chiasso, di carnevale.

Vi assicuro però che tutto il paese – naturalmente – da principio ruppe in un’omerica risata, ma poi vide bene e sto per dire che stimò anch’esso ragionevolissima la loro unione, la quale stabiliva tra i due spropositi della natura una specie di equilibrio e come un’equa, per quanto comica, riparazione.

…rimane incinta Margherita e dà alla luce gemelli!

Sei mesi dopo, il matrimonio fu celebrato. Quell’omino coraggioso, già abbastanza maturo e pur cosí panciutello com’era, si fece alpinista, voglio dire fece sua, davanti agli uomini e a Dio, quella montagna e… – voi ridete? Ma sappiate, cari miei, che Margherita Todi-Carega ha adesso due figliuoli, nati a un parto… Parturiunt montes… – Due topi, – voi credete?

Fisicamente, i figli sono più come la madre che il padre. Di sicuro i figli sono una fonte d’immensa soddisfazione ed orgoglio per entrambi i genitori, ma soprattutto per Margherita.

Che topi! A dodici anni, sono già alti quanto la mamma. Ed è raggiante Margherita Todi-Carega: trionfa tra quei due piccoli colossi degni di lei; mentre lui, invece, l’omettino ormai vecchierello – che volete? – soffre, sí, ma non per causa di lei, badiamo! Lei lo ama, lo stima, gli è grata e lo cura, ha proprio tutti i riguardi per lui. Soffre, il povero ingegner Todi, perché naturalmente, con gli anni, gli cominciano a seccare e a pesare un po’ troppo le beffe della gente; teme che lo facciano scapitare di fronte ai figliuoli, da cui vuol essere rispettato, come un padre sul serio.

In tempo, purtroppo, Cosimo sembra aver perso la sua resilienza, il suo senso d’equilibrio. Ha diventato il valore-anomalo evidente della famiglia (la più corte di gran lunga), e la presa in giro che deve sopportare è diventata un vero peso.

Anche… la deformità di lui è qualcosa che i figli trovano difficile adattarsi… amano il loro padre, per essere sicuro, ma non gestire bene la presa in giro e la derisione.

La novella si conclude su una nota triste.

I figliuoli lo rispettano; ma via, se vogliamo dire, non è neanche bella la loro condizione con un padre cosí minuscolo che par fatto e messo sú quasi per ischerzo.

Questa afflizione c’è, innegabilmente. Perché la vita non sa esser tutta e sempre una farsa. Un marito e una moglie possono far ridere finché vogliono; ma la paternità non può non essere una cosa seria.

Forse, dopo tutto è detto e fatto, l’opinione del narratore—che non sarebbe saggio per gli “opposti” di sposarsi—è giusto!?!?

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