Riassunto: Tirocinio

Da una settimana vedevamo Carlino Sgro per il Corso, per Via Nazionale, per Via Ludovisi, passare in botte, di galoppo, accanto a un enorme mammifero in gonnella. Le lunghe piume nere del cappellaccio, che pareva un nido di corvi, le svolazzavano al vento.

Inizia così Tirocinio(L. Pirandello), uno sguardo ironico su ‘l’italianità’. Con ciò, suggeriamo che la novella fosse disegnata per esaminare la complessità della società italiana… e che, a tal fine, confronta quegli italiani che aderiscono agli costumi e le norme con gli altri italiani che tendono ad essere più pratici, cioè, più disposti ad essere ragionevoli e ad adattarsi alle vissicitudini della vita quotidiana.

All’inizio della novella ci viene presentato Carlino Sgro, il protagonista. Impariamo dal narratore (uno dei conoscenti dello Sgro che non incontriamo mai) che di recente lo Sgro è stato visto per le strade di Roma, in una carrozza, accanto a una donna molto grande, molto brutta, dall’aspetto bizzarro. I conoscenti erano sbalorditi… in primo luogo, nessuno sapeva che lo Sgro era a Roma e in secondo luogo, a causa della donna — è descritta come un ‘orribile mostro’! (poverina!)

Scopriamo che i conoscenti del Sgro sono sgomenti; presumono (scherzosamente) che lo Sgro debba essere disperato per il loro aiuto! e che lui debba desiderare di fuggire dalle grinfie del mostro!

Noi amici, quasi sgomenti, nel vedercelo passar davanti, gli lanciavamo ogni volta un grido affettuoso o lo chiamavamo per nome, tendendogli le braccia; e lui, lui subito si voltava a salutarci con larghi e ripetuti gesti, che ci pareva invocassero disperatamente ajuto.

È implicito che lo Sgro abbia vissuto la maggior parte di vita sua a Roma, cioè, impariamo che si è trasferito a Milano solo da due anni fa, da adulto. Dalla sua partenza, lo Sgro non ha fatto nessuno sforzo per contattare i suoi conoscienti… ma poi è apparso, senza preavviso, due settimane fa, con questa ‘creatura tragica, carnavalesca’ al suo fianco.

Carlino Sgro da due anni aveva lasciato Roma per Milano, e non s’era più fatto vivo con nessuno di noi. Ora, d’improvviso, rieccolo a Roma, in quella turbinosa apparizione che aveva del tragico e del carnevalesco.

Dall’inizio, la situazione sembrava essere presa come uno scherzo: apparentemente c’era molto da ridere a danno del Sgro! Ad esempio, i suoi conoscenti ‘hanno presumato’ che lo Sgro avessi dovuto esser in pericolo e si sono incontrati per discutere come avrebbero potuto salvarlo… dovrebbero, ad esempio, denunciare la sua ‘cattura’ dal mostro alla polizia? dovrebbero, invece, attaccare la sua carrozza e forzatamente estrarlo / liberarlo?

Qualcuno di noi finse di mostrarsene seriamente impensierito. Senza dubbio Carlino era in pericolo; dovevamo salvarlo a ogni costo da quel mostro che lo aveva rapito e se lo trascinava chi sa a qual bufera infernale. Come salvarlo? Ma volando a San Marcello, perdio, a denunziare il ratto alla questura, o piuttosto, assaltando, là, senz’altro, la carrozza e strappando, a viva forza, la vittima dalle braccia di quell’orribile mostro.

Mentre hanno avuto luogo queste discussioni, chi dovrebbe apparire, “fresco e sorridente”, ma lo stesso Sgro!

Discutevamo ancora, al Circolo, sul partito da prendere, quand’ecco – fresco e sorridente – Carlino Sgro davanti a noi.

Lo Sgro è salutato in modo effusivo… viene ‘aggredito’ con domande, mentre il suo aspetto fisico, i suoi modi e il suo stile vengono derisi!

Gli saltammo al collo tutti quanti insieme, baciandolo dove ci veniva fatto, alle spalle, sul petto, sulle braccia, sulla nuca, fino a lasciarlo per un pezzo boccheggiante come un pesce. Per farlo rinvenire, gli rovesciammo subito addosso una tempesta di domande insieme con gli epiteti più graziosi, con cui eravamo soliti d’accoglierlo ogni sera, al Circolo, quand’egli stava a Roma: – Vecchia canaglia! Mummia inglese! Orangutàn! Figlio di Nouma Hawa! – ecc. ecc.

(Veramente Carlino Sgro pare una scimmia e pare un inglese: una scimmia, perché – non ci ha colpa – ha la bocca per lo meno quattro dita sotto al naso; un inglese, perché biondo, con gli occhi ceruli, e perché nessun inglese al mondo ha mai vestito e camminato più inglesemente di lui.)

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Una nana: stampa fotografica di una principessa Nouma-Hawa, un’artista da cartolina con Buffalo West Wild West Show. Stagione 1903 – 1904. Nacque Mathilda Cajdos sul confine rumeno ungherese. Morì nel 1909.

Sebbene i suoi conoscenti siano incredulissimi, lo Sgro non riesce a comprendere le loro preoccupazioni.

Chi lo crederebbe? Si mostrò stupito della profonda costernazione in cui noi tutti eravamo stati per lui un’intera settimana.

Poi veniamo a sapere che il nome del mostro è Pompea Montroni, una cantante d’opera di notevole fama con base a Milano.

– Come! – esclamò. – Ma quella è la Montroni, signori miei! Non conoscete la Montroni?

Ci guardammo tutti negli occhi. Nessuno di noi conosceva la Montroni. Solo Carinèi domandò:

– Pompea Montroni, la cantante?

(Lo scherzo sembra essere quella: mentre la Montroni è ben conosciuta e molto rispettata a Milano, al nord, rimane essenzialmente sconosciuta a Roma, al sud, anche a quei romani che amano l’opera.)

Lo Sgro è indignato, incredulo… gli spiega la fama di Montroni, ma lo fa usando il passato,

Sgro indignato e stizzito, diede una spallata:

– Ma celebre, perdio! Soprano di cartello! Dite sul serio o siete della Papuasia? Non la ricordate più nella Gioconda? Era il nostro cavallo di battaglia! L’amo come il fulgor del creato… Faceva tremare la Scala e il San Carlo.

…ei suoi conoscenti ‘saltano’ sul suggerimento,

– Faceva? Dunque ora è sfiatata?

…che spinge lo Sgro a spiegare che la Montroni si è effettivamente ritirata dall’eseguire.

Carlino Sgro atteggiò la faccia di fierissimo disprezzo e rispose:

– Vi prego di credere che la nostra voce è ancora divinamente bella, più divinamente bella di quando facevamo andare in visibilio le platee del mondo intero, e ci staccavano i cavalli dalla vettura. Ma abbiamo una piccola palpitazione di cuore, un disturbetto cardiaco che non è nulla, rassicuratevi, ma che potrebbe diventare grave. Dio liberi e anche… sì, anche fatale, ci hanno detto i medici, se seguitiamo a rimanere nell’arte e a cantare. Così, per prudenza, ci siamo ritirati.

Il linguaggio del corpo del Sgro (“… atteggiò la faccia di fierissimo disprezzo”) potrebbe suggerire che il ritiro di Montroni sia una fonte di propria frustrazione e rabbia. Inoltre il ritiro sembra essere piuttosto personale da parte dello Sgro, come suggerito dal suo uso di ‘noi’… lui sembra condividere la disgrazia della Montroni, come se fosse un amico intimo o forse un amante.

Quindi, più audacemente, i conoscenti del Sgro lo chiedono come potrebbe permettere d’esser visto con quel mostro per le strade di Roma,

– E tu, vecchio scimmione, – gli gridammo, – hai il coraggio di scarrozzarti per il Corso quella carcassa sfiatata? E non ti vergogni?

…a cui lo Sgro risponde che loro sono ignorantissimi.

– Vedo, – disse Carlino Sgro addoloratissimo, – che voi malignate, amici miei. Vi compatisco. Ah che vuol dire non vivere a Milano!

(Lo scherzo qui può esser che i suoi conoscenti siano in realtà molto più provinciali che realizzano / che siano disposti ad ammettere!)

Quello che segue è una spiegazione delle esperienze dello Sgro a Milano negli ultimi otto mesi. La sua spiegazione è frammentata e alquanto difficile da seguire, portando a molte molte domande.

In primo luogo, lo Sgro rivela che la Montroni è sposata e che la ‘casa’ che condivide con suo marito è tra le più importanti di Milano. Come prova, cita l’opinione del marchese Mino Colli,

Casa Castiglione Montroni, signori, è a Milano tra le più rispettabili e rispettate. Pompea Montroni è donna esemplare. Forse non c’è bisogno di dirlo, perché… – non ridete, via! – io lo ammetto, non è più tanto bella… non è stata mai bella, va bene così? Ma non l’avete veduta sul palcoscenico, dove faceva una magnifica figura. Lo afferma il marchese Colli, e mi pare che possa bastare!

…che pone la domanda: “Chi è il marchese Colli?” Prima di rispondere tuttavia lo Sgro sceglie di sottolineare che tiene la Montroni in grande considerazione — i suoi sentimenti per lei sembrano essere qualcosa di simile a ‘stupore’, e che lui l’ha accompagnata a Roma in affari che coinvolgono una bambina, Medea,

Chi è il marchese Colli? Datemi tempo, santo Dio, e vi dirò tutto. Lasciatemi intanto premetter questo: che, se io ammiro Pompea Montroni, la ammiro, diciamo così, in blocco; e che mi sono sempre guardato bene dal turbare la pace, l’armonia che regnano sovrane tra lei e il suo legittimo consorte. L’ho accompagnata qua a Roma per affari, o meglio, per preparare una certa sorpresa, che non vi posso dire, alla nostra piccola Medea.

(Qui, lo Sgro continua a usare ‘noi’, come in “…alla nostra piccola Medea”, e questa continua ad essere una fonte di confusione per il lettore… ci chiediamo, “Sia Medea la figlia del Sgro?” e “Sia Lo Sgro il legittimo consorte della Montroni?”)

…che, a sua volta, pone la domanda: “Chi è Medea?” Tuttavia prima che lui risponda, lo Sgro decide di prendere l’opportunità per ‘restituire il favore’ o ‘dare il meglio che ottiene’… lancia un insulto ai suoi conoscenti!

Piano! Vi dirò anche chi è Medea. Ma vi faccio notare che voi, senza saperlo, mi avete aggredito con volgari e sanguinosi insulti. È inutile, povera gente: bisogna vivere a Milanòoo!

Successivamente apprendiamo che Medea è bella… innegabilmente, stupendamente bella. Per spiegare questo, lo Sgro si rivolge all’antichità… e siamo trattati, per analogia, a un’opera del Omero e il modo in cui la bellezza di Elena è stata descritta / discussa dai greci.

Omero, come sapete, non descrive la bellezza di Elena: la lascia argomentare da quel che dicono i vecchi di Troja, quando la vedono apparire sulle mura, se non sbaglio. Non sono Omero, voi non siete vecchi di Troja, ma vi giuro che Medea è centomila volte più bella di Elena e vi prego d’argomentare similmente quella sua divina, indescrivibile bellezza dal vedermi ora andare attorno per le vie di Roma con questa filuca di mammina sua.

A questo punto, lo Sgro dice che è finito, che ha fornito abbastanza informazioni… cioè… a meno che i suoi conoscenti volessero saperne di più.

Vi basta, sì o no? Se non vi basta

Vi dirò tutta la miseria mia.

Sì, sicuramente volessero saperne di più! Poi lo Sgro continua, descrivendo i suoi otto mesi precedenti a Milano. Scopriamo che ha preso una posizione come un apprendista alla Montroni.

Sappiate che da circa otto mesi io sono per lei in tirocinio di vecchio amico di casa.

(Supponiamo che l’apprendistato del Sgro gli abbia offerto l’opportunità per imparare il business delle arti musicali. In America, la posizione del Sgro potrebb’esser approssimativamente analoga a quella d’un giovane avvocato che serva come un’assistente presso una giustizia della Corte Suprema degli Stati Uniti, oppure d’un giovane ricercatore che serva un compagno di postdottorato nel laboratorio d’un ricercatore senior che ha vinto il premio Nobel.)

È chiaro che lo Sgro desiderava l’apprendistato con la Montroni: considera la posizione a Milano come un’opportunità d’una vita,

Amici miei, se io non divento al più presto vecchio amico di casa Castiglione Montroni, vecchio amico di mammà Pompea, sono perduto.

…ma in quasi nello stesso respiro, rivela anche l’età di Medea… ha quattordici anni,

Per me, non c’è più speranza, né salute, Medea ha già compiuto quattordici anni.

…che i suoi conoscenti apparentemente prender in considerazione improprio / inaccettabile e che incita in loro una ‘tempesta di fuoco’ di rimproveri e condanne,

A questo annunzio ci levammo tutti in piedi, indignati, e coprimmo Carlino Sgro di vituperii.

…a cui lo Sgro sollecita cautela e comprensione.

Egli protese le mani, si cacciò la testa tra le spalle come una tartaruga, e gridò:

– Adagio! adagio! aspettate. Dico quattordici, perché la mamma deve averne ancora per forza trent’otto… Non capite niente, perdio? Ma ne ha già, per lo meno diciannove, la quattordicenne Medea!

L’equivoco da parte dei conscienti è rivelatore, in ciò loro sembrano non aver alcuna comprensione del concetto d’apprendistato.

Non capirete certo neppure che cosa possa voler dire vecchio amico di casa.

Infatti, lo Sgro è uno dei cinque apprendisti alla casa Castiglione Montroni,

Veramente, per capirlo, bisognerebbe che conosceste bene quella casa. Ma lo so io e gli altri quattro disgraziati che sono in tirocinio, con me, a Milano.

…ed sembra chiaro che sua posizione è difficile e frustrante.

Siamo in cinque, cari miei: un’infunata da mandare per grazia alla forca!

Poi lo Sgro descrive gli altri membri di casa Castiglione Montroni (oltre la Montroni e Medea): Michelangelo Castiglione, suo marito — colto, formidabile, bello e imponente (anche le sue dichiarazioni più banali hanno una certa gravità!) — e il marchese Mino Colli.

Già Pompea, la madre, l’avete intraveduta. Non è niente! Bisognerebbe che conosceste il padre, cioè il marito di Pompea, e un po’ anche il marchese Colli che abita con loro.

Il marito è un bell’uomo. Aitante nella persona, con una magnifica barba bionda, compitissimo e  pieno di dignità, anzi di gravità quasi diplomatica. Credo che si sia fatta apposta un po’ di radura sul cranio, perché una leggera calvizie, in certi casi e per certe professioni, è veramente indispensabile. Non vi potete figurare con che aria d’importanza e che cipiglio vi dica, inserendo due dita tra i bottoni del panciotto:

– Caldo, quest’oggi.

Si chiama Michelangelo. Di casato Castiglione, nientemeno. Secondo me, è l’uomo più straordinario che viva di questi tempi in Europa. Straordinario per la serietà con cui si vendica di ciò che gli hanno fatto fare.

Poi lo Sgro spiega come si sono incontrati la Montroni ed il Colli: lei ha dato uno spettacolo a Parma ed il Colli, innamorato / colpito, ha visitato il suo camerino dopo. Ci viene detto che il marchese è rimasto attratto da Montroni anche fuori scena!

Dovete sapere che, or saranno circa vent’anni, Pompea Montroni andò a cantare a Parma nella Gioconda. Vi fece furore, si sa! E il marchese Colli – Mino Colli – la vide dalla barcaccia, e se ne innamorò; poi la vide in camerino, e non si spaventò. Non si spaventò perché la vanità di ricco nobiluccio di provincia gliela fece vedere, anche lì da vicino, come la vedevano gli amici della barcaccia, gli amici che allora lo invidiavano e lo stimavano l’uomo più fortunato del mondo.

Confessiamo che, al lettore moderno, c’è qualcosa qui che sembra esser terribilmente ingiusto: vale a dire il modo in cui gli uomini si assumono d’aver il diritto di approfittare delle donne. È un po’ di conforto quindi apprendere che la Montroni ha avuto l’esperienza e la forza del carattere per ottenere ciò che lei voleva dal rapporto, cioè, una bambina (Medea).

La grande Pompea, naturalmente, non se lo lasciò scappare. Considerando però la propria corporatura e prevedendo che, a lungo andare, egli per troppa abbondanza avrebbe forse perduto l’appetito, trovò subito in sé da mettergli a disposizione una figliuola piccolina. Niente di male!

Scopriamo che il Colli non era un uomo attraente;

Piccolino, difatti, lui; ma panciutello, tutto panciutello, anche nella faccia… – tanto carino, se vedeste! Corto di braccia, corto di gambe, s’adopera con queste e con quelle a camminare; porta adesso le lenti su la punta del nasetto a becco, e spesso, quando parla tutto affannato, si spunta come può la barbetta ispida, sale e pepe, più sale che pepe, divenuta a furia di tagliare come una bella virgola sul primo mento. Ne ha tre o quattro, di menti, quell’ometto lì. E tante altre virtù che non vi dico.

…ed, anche se il Colli e la Montroni sembravano volersi bene a vicenda, non si sposavano mai. Poco dopo essersi conosciuti, la Montroni rimase incinta e la coppia si rese conto, con riluttanza, la necessità di trovasse un marito adatto e appropriato.

Basta. Prima che la figliolina venisse al mondo, l’una e l’altro, dopo molte lagrime da parte di lei e molte promesse da parte di lui, si misero d’accordo per trovarle un onesto genitore.

Non avevano che due mesi di tempo; perché, di sette mesi, come sapete, si può nascere benissimo – onestamente.

(La preoccupazione qui sembrava principalmente essere per lo status di Medea… se la Montroni sono stati in grado di sposarsi prima della nascita di Medea, allora Medea sarebbe considerata ‘legittima’ dal governo).

Michelangelo Castiglione era una soluzione al problema.

Michelangelo Castiglione era un genitore a spasso, bell’uomo, v’ho detto di buoni natali, di bella reputazione e presero lui;

(Sebbene non ci vengono forniti i dettagli di com’è stato preso in considerazione, i numerosi vantaggi che lui ha offerto alla Montroni sembravano esser ovvio.)

Ciònonostante l’ostacolo al matrimonio è radicato nel carattere e nella personalità del Castiglione: era estremamente onesto, retto, rispettoso — soprattutto per quanto riguarda la reputazione della sua famiglia — forse per colpa sua.

a patto però che facesse il galantuomo, il padre di famiglia intemerato e irreprensibile, il custode geloso della illibatezza della propria casa.

Ebbene, signori, Michelangelo Castiglione è d’una onestà, d’una illibatezza da fare spavento. Si vendica, stando ai patti, scrupolosissimamente.

Il Castiglione sembra aver avuto idee fissate sull’educazione della Medea così come i modi in cui la Montroni e Medea erano in grado di interfacciarsi con la società.

Molto impensierito della diffusione del mal costume per opera della stampa quotidiana, proibisce alla moglie e alla figliuola la lettura dei giornali. La piccola Medea è stata educata secondo le rigide massime di condotta, che a lui, fin dalla più tenera infanzia, furono inculcate nella nobile casa paterna.

Il Castiglione sembra anche aver avuto idee rigide sulla carriera della Montroni… come una condizione del matrimonio lei era costretta ad abbandonare la sua carriera,

Non c’è mica bisogno d’entrare con lui in qualche dimestichezza per sapere ch’egli non avrebbe mai e poi mai sposato una cantante, se non gli fosse capitata la disgrazia d’averne una figliuola. Insomma, via, egli sposò la Montroni per scrupolo di coscienza. Non che avesse minimamente da ridire su la condotta di lei, badiamo! Nel mondo dell’arte, la Montroni, vera e rara eccezione! Ma che volete? l’educazione ricevuta in casa, i rigidi costumi della sua famiglia non gli avrebbero consentito di farla sua moglie, per la sola ragione ch’ella era una cantante, ecco.

…e infatti, la presenza d’una condizione medica (di cui lo Sgro ha parlato all’inizio della narrazione) non è stata mai un fattore nella negoziazione tra il Castiglione e la Montroni.

E se la Montroni vi susurra in un orecchio ch’ella smise di cantare per il disturbo cardiaco, il marito dichiara apertamente, invece, che egli lo pose per patto, prima di sposare. Ah, inflessibile, su questo punto, Michelangelo! Non avrebbe potuto assolutamente tollerare che sua moglie seguitasse a offrirsi in pascolo all’ammirazione del pubblico, a girovagare di città in città, e che la figliuola crescesse in quel mondo teatrale, di cui egli sente tuttora un istintivo orrore.

Gli accordi del matrimonio era di notevole preoccupazione per il Colli: ha tentato di convincere il Castiglione ad essere più flessibile… ma, inutilmente!

Il povero marchese Colli, ponendo i patti, tutto poteva aspettarsi tranne quest’ira di Dio. Ha cercato e credo che cerchi tuttora di smontare in qualche modo quel mostro d’onestà; ma non ci riesce.

Michelangelo non transige!

A questo punto, lo Sgro suggerisce che l’inflessibile onestà (senza compromessi) del Castiglione avevano causato a soffrire sia la Montroni che Medea,

Capirete bene che a lui non par vero di poter fare l’onest’uomo sul serio: ci ha preso un gusto matto; il suo amor proprio ne gongola, c’ingrassa; e tanto il marchese quanto la moglie e la figliuola sono divenute tre vittime di lui.

(Possiamo immaginare che questi impedimenti alla carriera di Montroni fossero anche una fonte di preoccupazione per lo Sgro, dato che probabilmente sarebbero aver compromesso il suo apprendistato.)

…ma non c’era nulla che loro avrebbero potuto fare… avevano stipulato un accordo con il Castiglione, prima del matrimonio, che poi erano costretti ad onorarlo.

Impossibile ribellarglisi.

Impariamo che il Castiglione sembra aver tollerato a malapena la presenza del Colli. Certamente, il Colli era costretto a comportarsi secondo i dettami del Castiglione,

Se il marchese talvolta arrischia qualche discorsetto un po’ vivace, è subito richiamato all’ordine e, non c’è cristi, deve smettere, accucciarsi e abbozzare. Ma c’è ben altro! Sapete fino a qual punto è arrivato Michelangelo?

…inclusa la sua partecipazione a un annuale ricordo per Carlotta, la sorella della Montroni — e la fidanzata del Colli! —che è morta tragicamente in tenera età.

Per lui, il marchese Colli, non è che un vecchio amico di casa Montroni, presso a poco come siamo noi, ma con l’aggravante d’un fidanzamento fantastico con Carlotta, che sarebbe una non meno fantastica sorella di Pompea, crudelmente rapita dalla morte a soli diciott’anni. Orbene, Michelangelo esige che ogni 12 aprile – presunto anniversario di questa morte – il marchese Colli pianga. Sicuro! Se non gli riesce di spremere qualche lagrima, si mostri almeno addogliatissimo.

Credo che, dopo tant’anni, povero marchese, paja anche a lui che gli sia morta sul serio la fidanzata, in quel giorno. Ma, certe volte, si sente girar l’anima e non sa tenersi di sbuffare, mentre Michelangelo, con gli occhi socchiusi, tentennando il capo, sospira, geme:

– La nostra buona Carlotta! La nostra impareggiabile Carlottina!

È facile per noi immaginare come, ad un certo punto, il Colli si sia reso conto che lui non potrebbe mai vinto — vale a dire che lui sarebbe sempre stato dominato dal Castiglione — e che, quindi, ha iniziato ad escogitare schemi per ingraziarsi con il Castiglione. Uno di questi schemi comportava l’acquisto, in nome di Castiglione, alcuni titoli di prim’ordine d’una società italiana,

Non sapendo più oltre resistere a una siffatta oppressione, Colli ha comperato ultimamente, a nome di Michelangelo, non so più quante azioni d’una nuova società industriale per la produzione del carburo di calcio;

…ma lo schema non ha avuto l’effetto desiderato… invece, ha solo rafforzato la percezione della probità e della forza d’animo del Castiglione!

e, tanto ha fatto, tanto ha detto, che è riuscito a ficcarlo nel consiglio d’amministrazione.

Signori miei, Michelangelo Castiglione esercita ora la sua esosa, feroce onestà anche in quel consiglio d’amministrazione. I suoi colleghi consiglieri lo vedono e basiscono: non respirano più! Egli si è già imposto. E vedrete che la fama di questa sua onestà diventerà presto popolare; lo faranno consigliere comunale, lo eleggeranno deputato, e io non dispero di vederlo col tempo anche ministro del regno d’ltalia. Sarà una fortuna per la patria.

Intanto, egli salva per lo meno una volta al giorno quella Società del carburo di calcio.

Come conseguenza delle tensioni associate al suo lavoro amministrativo, il Castiglione aveva acquisito l’abitudine di fare da solo una passeggiata ogni sera,

Potete immaginarvi se il marchese e tutti noi ne siamo convinti e se lo incoraggiamo a più non posso in questa sua provvidenziale opera di salvataggio. Da circa un mese, difatti, oppresso dal lavoro, egli ha preso l’abitudine di uscir di casa anche di sera, a fare una giratina per sollievo. Ne ha tanto bisogno, pover’uomo!

…e quello che segue è una descrizione umoristica della vita a casa dopo che se ne va… potremmo dire: “When the cat’s away, the mice will play!”

Avete veduto i ragazzi di scuola, quando il maestro esce per un momento dalla classe, dopo due o tre ore di lezione? Così siamo noi, appena egli volta le spalle. Per poco non ci buttiamo le braccia al collo. Ballare, balliamo davvero. Il marchese Colli salta al pianoforte e attacca un galoppo. Pompea voleva prima ballare anche lei; ma quelli del piano di sotto si sono ribellati, per fortuna. Così abbiamo una sola dama, Medea, instancabile. Facciamo a turno.

A questo punto, lo Sgro riassume il suo retroscena per i suoi conoscenti.

Più di questo – ahimè – non possiamo fare, o intoppiamo negli occhiacci dell’altro papà, meno legittimo, se vogliamo, ma forse più naturale.

Bisogna essere ragionevoli. Il marchese Colli si è sacrificato per quella ragazza, e vuole che ella almeno, prima, sposi onestamente, per davvero.

Alla fine della narrativa, l’attenzione torna a Medea. Lo Sgro ammette d’esser innamorato di lei, ma che non sarà in grado di sposarle… le condizioni in casa Castiglione Montroni sono tali che sarebbe stato impossibile, improprio.

Ah cari miei, mi vengono i brividi a pensarci. Perché, parliamo sul serio, adesso. Io sono innamorato, innamorato, innamorato di quella ragazza. Medea non è soltanto bella, è anche buona, squisitamente buona, piena d’ingegno e d’una leggiadria incomparabile.

Perché non la sposo? Quanto siete ingenui! Non ve l’ho detto? Siamo in cinque! Come io non vorrei che suo marito, domani, chiudesse la porta in faccia a me, vecchio amico di casa; così Medea non potrebbe permettere che la chiudessi io in faccia a quegli altri quattro, vecchi amici di casa anche loro, vecchi amici di mammà Pompea. Non si scherza: noi abbiamo acquistato un titolo serio, data l’onestà di Michelangelo. Una vecchia amicizia, come questa nostra, che dura già da otto mesi, costa sudori di sangue.

La fine della novella è ambigua. Apprendiamo che il Castiglione ha ordinato che la Montroni abbia un’udienza con il Papa (adesso comprendiamo che lo Sgro ha accompagnato la Montroni durante la visita a Roma)… sospettiamo che la visita sia disegnata ad ottenere la benedizione della Chiesa sul suo matrimonio e sulla legittimità di Medea.

Ne volete una prova? Che ora è? Perbacco, le dieci e mezzo… Lasciatemi scappare! Alle undici devo andare a prendere Pompea: abbiamo chiesto un’udienza al Santo Padre. Ce l’ha imposta Michelangelo prima di partire.

E Carlino Sgro scappò via a gambe levate.

 

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