Riassunto: Effetti d’un sogno interotto

La novella Effetti d’un sogno interrotto (L. Pirandello), a nostro avviso, fornisca una breve ‘tongue-in-cheek’ considerazione di diversi aspetti della mente subconscia, tra cui: l’esperienza di gelosia; la capacità di sognare e, in particolare, le conseguenze associate ad un’interruzione o improvvisa o inattesa o disordinata d’un sogno; l’esperienza del terrore associata alle apparizioni (i fantasmi); e, finalmente, l’esperienza confusa / disorientante d’un’allucinazione.

***

Abito una vecchia casa che pare la bottega d’un rigattiere. Una casa che ha preso, chi sa da quanti anni, la polvere.

All’inizio della storia, ci viene presentato il protagonista, un uomo senza nome il cui sfondo è in gran parte inesplicato e quindi rimane sconosciuto. Impariamo che vive in una casa apparentemente trascurata per un bel po’, cioè, una vecchia casa che sembra esser squallida, disorganizzata, logora, sporca, fatiscente e mal gestita.

Apparentemente, l’interno della casa sia uguale all’esterno: opprimentemente buio, ha un odore così cattivo—a causa della presenza di muffe, di polvere e di fumo—che è diventato quasi impossibile respirare normalmente.

La perpetua penombra che la opprime ha il rigido delle chiese e vi stagna il tanfo di vecchio e d’appassito dei decrepiti mobili d’ogni foggia che’ la ingombrano e delle tante stoffe che la parano, preziose sbrindellate e scolorite, stese e appese da per tutto, in forma di coperte, di tende e cortinaggi, lo aggiungo di mio a quel tanfo, quanto più posso, la peste delle mie pipe intartarite, fumando tutto il giorno. Soltanto quando rivengo da fuori, mi rendo conto che a casa mia non si respira.

(Se questa fosse una casa americana, sarebbe sicuramente abbattuta e poi sostituita!)

Poi, veniamo a vedere che il protagonista non è una persona per cui ‘pride of place’ conta molto.

Ma per uno che viva come vivo io… Basta; lasciamo andare.

E poi, viene descritta la camera da letto del protagonista: è una stanza grande che funge anche da studio.

La camera da letto ha una specie d’alcova su un ripiano a due scalini; il soffitto in capo; l’architrave sorretto da due tozze colonne in mezzo. Cortinaggi anche qui, per nascondere il letto, scorrevoli su bacchette d’ottone, dietro le colonne. L’altra metà della camera serve da studio. Sotto le colonne è un divanaccio, per dir la verità molto comodo, con tanti cuscini rammucchiati, e, davanti, una tavola massiccia che fa da scrivania;

La camera da letto ha anche un grande camino spento: col passare del tempo, tuttavia, il fumo del camino aveva annerita la stanza (e tutto il suo contenuto), incluso un dipinto d’ignota provenienza che è ancora appeso sulla mensola del camino. Intitolato Maddalena in penitenza, il dipinto raffigura una giovanotta sensuale, inclinata e seminuda, che sta leggendo un libro alla luce d’una lampada a olio.

a sinistra, un grande camino che non accendo mai; nella parete di contro, tra due finestrette, un antico scaffale con cadaveri di libri rilegati in cartapecora ingiallita. Sulla mensola di marmo annerito del camino è appeso un quadro secentesco, mezzo affumicato, che rappresenta la Maddalena in penitenza, non so se copia o originale ma, anche se copia, non priva d’un certo pregio. La figura, grande al vero, è sdrajata bocconi in una grotta; un braccio appoggiato sul gomito sorregge la testa; gli occhi abbassati sono intenti a leggere un libro al lume d’una lucerna posata a terra accanto a un teschio. Certo, il volto, il magnifico volume dei fulvi capelli sciolti, una spalla e il seno scoperti, al caldo lume di quella lucerna, sono bellissimi.

E poi, apprendiamo che la casa e i suoi contenuti appartengono in realtà ad un amico del protagonista, che non vive più in Italia … è emigrato in America qualche tempo fa. Prima della sua partenza, l’amico ha offerto al protagonista un’opportunità per vivere nella sua casa senza affitto, al fine di rimborsar un debito. Mentre ha vissuto lì, il protagonista non ha cambiato (aggiunto o rimosso) nulla, anche se il suo amico sembri esser ‘long gone’ e molto probabilmente non tornerà mai più.

La casa è mia e non è mia. Appartiene con tutto l’arredo a un mio amico che tre anni fa, partendo per l’America, me la lasciò in garanzia d’un grosso debito che ha con me. Quest’amico, s’intende, non s’è fatto più vivo, né, per quante domande e ricerche io abbia fatte, son riuscito ad averne notizie. 

Il protagonista spiega che in realtà non gli sarebbe mai venuto in mente di modificare o personalizzare la casa in alcun modo: l’accordo era che poteva occupare la casa senza affitto in cambio del debito che gli era dovuto … niente di più, niente di meno.

Certo però non posso ancora disporre, per riavere il mio, né della casa né di quanto vi sta dentro.

(La nostra impressione a questo punto è che il protagonista sia di principio: abbia, in altre parole, un senso relativamente rigido di ciò che è giusto e sbagliato.)

Il protagonista continua, spiegando che qualche tempo fa un antiquario, un suo conoscente, aveva visitato il protagonista a casa, dove gli era stata mostrata la Maddalena … che ammirava moltissimo,

Ora, un antiquario di mia conoscenza fa all’amore con quella Maddalena in penitenza

… e poi, più recentemente, l’antiquario è tornato a casa del protagonista con un ospite … cioè qualcuno che, a suo avviso, sarebbe molto interessato al dipinto.

e l’altro giorno mi condusse in casa un signore forestiere per fargliela vedere. 

L’ospite è descritto come un signore, sulla quarantina, un forestiero, un provinciale … e anche qualcuno ovviamente in lutto.

Il signore, sulla quarantina, alto, magro, calvo, era parato di strettissimo lutto, come usa ancora in provincia. Di lutto, pure la camicia. Ma aveva anche impressa sul volto scavato la sventura da cui è stato di recente colpito.

Com’era stato anticipato, quando ha visto la Maddalena, il forestiero è stato immediatamente / profondamente sopraffatto dalle sue emozioni.

Alla vista del quadro si contraffece tutto e subito si coprì gli occhi con le mani, mentre l’antiquario gli domandava con strana soddisfazione:

– Non è vero? Non è vero?

Poi, il protagonista ha immediatamente individuato la profondità e la sincerità della reazione del forestiero,

Quello, più volte, col viso ancora tra le mani, gli fece segno di sì. Sul cranio calvo le vene gonfie pareva gli volessero scoppiare. Si cavò di tasca un fazzoletto listato di nero e se lo portò agli occhi per frenare le lagrime irrompenti. Lo vidi a lungo sussultar nello stomaco, con un fiottio fitto fitto nel naso.

… che considerava tipico d’un italiano del sud.

Tutto – meridionalmente – molto esagerato.

Ma fors’anche sincero.

E poi, l’antiquario ha spiegato che l’aveva conosciuta la moglie del forestiero da molti molti anni, e che quando ha esaminato la Maddalena per la prima volta, ha riconosciuto che, per caso, la giovanotta nel dipinto era in effetti ‘l’immagine sputata’ della moglie!

L’antiquario mi volle spiegare che conosceva fin da bambino la moglie di quel signore, ch’era del suo stesso paese: – Le posso assicurare ch’era precisa l’immagine di questa Maddalena.

Inoltre, proprio ieri, l’antiquario ha appreso (dal forestiero, che aveva viaggiato per visitarlo) che sua moglie era morta di recente. Dopo aver ascoltato questa notizia, l’antiquario ha ricordato l’immagine della giovanotta nel dipinto, e ha promesso di portare il forestiero alla casa del protagonista in modo che potesse vederlo / esaminarlo per se stesso.

Me ne son ricordato jeri, quando il mio amico venne a dirmi che gli era morta, così giovane, appena un mese fa.

Mentre è stato a casa con il forestiero, l’antiquario ha ricordato al protagonista della sua prima visita, quando si era offerto d’acquistar questa Maddalena, a cui il protagonista ha risposto dicendo, sì … ma che gli aveva spiegato che il dipinto non era in vendita.

Lei sa che son venuto da poco a vedere questo quadro.

– Già, ma io…

– Sì, mi disse allora che non poteva venderlo.

E poi, è diventato chiaro—sia l’antiquario che il forestiero—che la sua mente non sia ancora cambiata.

– E neanche adesso.

Dopo aver sentito questo, il forestiero ha implorato con forza il protagonista di vendergli la Maddalena. Ha spiegato che l’immagine della giovanotta nel dipinto rappresentava, a tutti gli effetti, sua moglie in una posa intima … una posa che solo lui (suo marito) sarebbe capace di riconoscere … una posa che non dovrebbe mai esser vista da un altro uomo!

Mi sentii afferrare per il braccio da quel signore, che quasi mi si buttò a piangere sul petto, scongiurandomi che glielo cedessi, a qualunque prezzo: era lei, sua moglie, lei tal’e quale, lei così – tutta – come lui soltanto, lui, lui marito, poteva averla veduta nell’intimità (e, così dicendo, alludeva chiaramente alla nudità del seno), non poteva più perciò lasciarmela lì sotto gli occhi, dovevo capirlo, ora che sapevo questo.

Il protagonista è rimasto sbalordito. Questa Maddalena, dopo tutto, non significava nulla per lui! Ha considerato le preoccupazioni del forestiero come, beh, provinciali … cioè, ridicole, bizzarre ed assurde!

Lo guardavo, stordito e costernato, come si guarda un pazzo, non parendomi possibile che dicesse una tal cosa sul serio, che potesse cioè sul serio immaginarsi che quello che per me non era altro che un quadro su cui non avevo mai fatto alcun pensiero potesse ora diventare anche per me il ritratto di sua moglie così col petto tutto scoperto, come lui solo poteva averla veduta nell’intimità e dunque in uno stato da non poter più lasciarla sotto gli occhi a un estraneo. La stranezza di una tale pretesa mi promosse uno scatto di riso involontario.

Il protagonista ha poi tentato di spiegare il suo punto di vista,

– Ma no, veda, caro signore: io, sua moglie, non l’ho conosciuta; non posso dunque attaccare a questo quadro il pensiero che lei sospetta. Io vedo là un quadro con un’immagine che… sì, mostra…

… ma senza alcun risultato! Anzi, il forestiero a questo punto sembra aver perso controllo, diventando sia aggressivo che maleducato.

Non l’avessi mai detto! Mi si parò davanti, quasi per saltarmi addosso, gridando:

– Le proibisco di guardarla ora, così, in mia presenza!

E poi, per fortuna, l’antiquario è intervenuto tra i due uomini: ha chiesto perdono del protagonista, spiegando che il forestiero era ben conosciuto come un ‘uomo geloso’. Dopo ciò ha anche rimproverato il forestiero per un suo comportamento inappropriato.

Per fortuna s’intromise l’antiquario, pregandomi di scusare, di compatire quel povero forsennato, ch’era stato sempre fin quasi alla follia geloso della moglie, amata fino all’ultimo d’un amore quasi morboso. Poi si rivolse a lui e lo scongiurò di calmarsi; ch’era stupido parlarmi così, farmi un obbligo di cedergli il quadro in considerazione di cose tanto intime. Osava anche proibirmi di guardarlo? Era impazzito? E se lo trascinò via, di nuovo chiedendomi scusa della scenata a cui non s’aspettava di dovermi fare assistere.

Il tempo passa; adesso è sera, e il protagonista è da solo … cioè, a letto, addormentato. Ci spiega che l’incontro con il forestiero prima quel giorno sia ancora rimasto nei suoi pensieri, tanto che inizia a sognarlo.

Io ne rimasi talmente impressionato che la notte me lo sognai.

(Nota bene: la narrazione a questo punto prenda una svolta surreale.)

Impariamo che, a metà del sogno, il sonno del protagonista viene bruscamente e rumorosamente interrotto … il che lo fa svegliare,

Il sogno, a dir più precisamente, dovette avvenire nelle prime ore del mattino e proprio nel momento che un improvviso fracasso davanti all’uscio della camera, d’una zuffa di gatti che m’entrano in casa non so di dove, forse attratti dai tanti topi che l’hanno invasa, mi svegliò di soprassalto.

… e che, di conseguenza, i personaggi del suo sogno, vale a dire la giovanotta del dipinto e il forestiero, non siano né ‘eliminati’ né ‘sistemati’ in modo ordinato.

Effetto del sogno così di colpo interrotto fu che i fantasmi di esso, voglio dire quel signore a lutto e l’immagine della Maddalena diventata sua moglie, forse non ebbero il tempo di rientrare in me

Infatti, dopo che il protagonista si sveglia, tutt’e due i personaggi rimangono nello studio, dove il protagonista può vederli!

e rimasero fuori, nell’altra parte della camera oltre le colonne, dov’io nel sogno li vedevo;

Impariamo che la giovanotta e il forestiero potrebbero esser stati catturati ‘in flagrante’! Qualunque cosa. Alla presenza del protagonista, tutt’e due dei personaggi si arrampicano per ricomporsi in un modo più appropriato:

dimodoché, quando al fracasso springai dal letto e con una strappata scostai il cortinaggio, potei intravedere confusamente un viluppo di carni e panni rossi e turchini

… mentre la giovanotta si precipita per tornare al dipinto,

avventarsi alla mensola del camino per ricomporsi nel quadro in un baleno; 

… il forestiero, che ha cambiato i suoi abiti da lutto, si siede su un divano,

e sul divano, tra tutti quei cuscini scomposti, lui, quel signore, nell’atto che, da disteso, si levava per mettersi seduto, non più vestito di nero ma in pigiama di seta celeste a righine bianche e blu, 

… mamma mia solo allora per scomparire dalla vista!

che alla luce man mano crescente delle due finestrette s’andava dissolvendo nella forma e nei colori di quei cuscini e svaniva.

Spaventato, innervosito e senza parole, il protagonista fatica a spiegare l’implausibile scena straordinaria a cui ha appena assistito. Dubita di se stesso, dicendo che non può esser sicuro che ciò che abbia appena ‘visto’ sia realmente accaduto.

Non voglio spiegare ciò che non si spiega. Nessuno è mai riuscito a penetrare il mistero dei sogni. Il fatto è che, alzando gli occhi, turbatissimo, a riguardare il quadro sulla mensola del camino, io vidi, chiarissimamente vidi per un attimo gli occhi della Maddalena farsi vivi, sollevar le palpebre dalla lettura e gettarmi uno sguardo vivo, ridente di tenera diabolica malizia. Forse gli occhi sognati della moglie morta di quel signore, che per un attimo s’animarono in quelli dipinti dell’immagine.

Agitato ed impazzito (cioè, ‘freaked out’), il protagonista decide subito che non può più rimanere in casa. Poco prima di partire, tuttavia, esamina di nuovo il dipinto; adesso sembra esser tutto in ordine, ma, nonostante ciò, si preoccupa che la giovanotta potrebb’esser rianimata ancora una volta e a sua discrezione!

Non potei più restare in casa. Non so come feci a vestirmi. Di tanto in tanto, con un raccapriccio che potete bene immaginarvi, mi voltavo a guardar di sfuggita quegli occhi. Li ritrovavo sempre abbassati e intenti alla lettura, come sono nel quadro; ma non ero più sicuro, ormai, che quando non li guardavo più non si ravvivassero alle mie spalle per guardarmi, ancora con quel brio di tenera diabolica malizia.

Poi, il protagonista decide d’andar a casa dell’antiquario, dove spiega il suo desiderio (bisogno!) d’affittare casa sua e il suo contenuto al forestiero a un prezzo accessibile,

Mi precipitai nella bottega dell’antiquario, che è nei pressi della mia casa. Gli dissi che, se non potevo vendere il quadro a quel suo amico, potevo però cedergli in affitto la casa con tutto l’arredo, compreso il quadro, s’intende, a un prezzo convenientissimo.

… e il prima possibile!

– Anche da oggi stesso, se il suo amico vuole.

Perplesso, l’antiquario cerca una spiegazione,

C’era, in quella mia proposta a bruciapelo, tale ansia e tanto affanno, che l’antiquario ne volle sapere il motivo.

… che il protagonista fornisce. Poi, i due uomini vanno all’albergo del forestiero per discutere ulteriormente della questione. Con grande sgomento, il protagonista osserva che il forestiero indossa i vestiti da letto (pigiama) che ha indossato a casa sua, dopo che il suo sogno era stato interrotto!

Il motivo, mi vergognai a dirglielo. Volli che m’accompagnasse lì per lì all’albergo dove quel suo amico alloggiava.

Potete figurarvi come restai, quando in una stanza di quell’albergo me lo vidi venire avanti, appena alzato dal letto, con quello stesso pigiama celeste a righine bianche e blu con cui l’avevo visto in sogno e sorpreso, ombra, nella mia camera, nell’atto di levarsi per mettersi seduto sul divano tra i cuscini scomposti.

Il protagonista accusa il forestiero,

– Lei torna da casa mia – gli gridai, allibito – lei è stato questa notte a casa mia!

… e poi crolla, letteralmente e figurativamente, mentre viene sopraffatto dall’emozione.

Lo vidi crollare su una sedia, atterrito, balbettando: oh Dio, sì, a casa mia, in sogno, c’era stato davvero, e sua moglie…

– Appunto, appunto, sua moglie è scesa dal quadro. Io l’ho sorpresa che vi rientrava. E lei, alla luce, m’è svanito là sul divano. M’ammetterà ch’io non potevo sapere, quando l’ho sorpreso sul divano, che lei avesse un pigiama come questo che ha indosso. Dunque era proprio lei, in sogno, a casa mia; e sua moglie è proprio scesa dal quadro, come lei l’ha sognata.

Il protagonista si riprende abbastanza da spiegare, in maniera concreta, solo ciò a cui ha assistito e cosa potrebbe significare.

Si spieghi il fatto come vuole. L’incontro, forse, del mio sogno col suo. Io non so. Ma non posso più stare in quella casa, con lei che ci viene in sogno e sua moglie che m’apre e chiude gli occhi dal quadro. Il motivo che ho io d’averne paura, non può averlo lei, perché si tratta di se stesso e di sua moglie. Vada dunque a ripigliarsi la sua immagine rimasta a casa mia! Che fa adesso? Non vuole più? Sviene?

Poi, l’antiquario interviene ancora una volta. Si chiede se il protagonista avrebbe potuto, in qualche modo, sbagliarsi. Forse, ad esempio, stava allucinando quando abbia ‘visto’ la giovanotta e il forestiero nella sua camera da letto?

– Ma allucinazioni, signori miei, allucinazioni! – non rifiniva intanto d’esclamare l’antiquario.

Sorprendentemente, questa affermazione ha un effetto potente. Anche se, nella migliore delle ipotesi, la possibilità d’un’allucinazione è semplicemente una supposizione, il semplice atto di nominare l’ignoto / l’inspiegabile sembra avere un potente effetto calmante. Fa diminuire la tensione nella stanza.

Quanto son cari questi uomini sodi che, davanti a un fatto che non si spiega, trovano subito una parola che non dice nulla e in cui così facilmente s’acquetano.

– Allucinazioni.

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