Riassunto: Quando s’è capito il giuoco

La novella Quando s’è capito il giuoco (L. Pirandello) è a nostro avviso una delizia assoluta! un vero incanto! … vale a dire, un ‘antidoto’ a questi tempi travagliati in cui viviamo; una ‘boccata d’aria fresca’; una ‘pausa’ / ‘rinvio’; un’opera d’arte in grado di ‘ripararci dalla tempesta’ che tutti noi dobbiamo affrontare attualmente.

***

Tutte le fortune a Memmo Viola!

E se le meritava davvero quel buon Memmone, che cacciava le mosche allo stesso modo con cui guardava la moglie, cioè con l’aria di dire:

– Ma perché v’ostinate, santo Dio, a molestarmi così? Non sapete già, che non riuscirete mai a farmi stizzire? E dunque sciò, care; sciò.

All’inizio della storia il narratore (che è innominato) spiega che Memmo Viola, il protagonista, è un uomo fortunato. Tuttavia, la sua non è una passiva, ‘dumb luck’ tipo di fortuna. No, no, no! … Memmo Viola persegue attivamente la sua buona sorte. Ha imparato, ad esempio, a dare la priorità a quelle cose che lo rendono felice e, al contrario, a prendere le distanze da quelle cose che lo dispiacciono … mosche, per esempio!! … e sua moglie!!! Memmo Viola semplicemente non permetterà se stesso d’esser preoccupato da nessuno dei due!!

Il narratore spiega anche che, oltre alla sua capacità di stabilire delle priorità, Memmo Viola ha il talento di rimanere preternaturalmente calmo sotto pressione—anche quando la vita è iniqua o ingiusta.

Le mosche, la moglie, tutte le noje piccole e grandi della vita, le ingiustizie della sorte, le malignità degli uomini, le stesse sofferenze corporali, non avrebbero potuto mai alterare la sua stanca placidità, né scuoterlo da quella specie di perpetuo letargo filosofico, che gli stava nei grossi occhi verdastri e gli ansimava nel nasone tra i peli dei baffi arruffati e quelli che gli uscivano a cespugli dalle narici.

Infine, il narratore ci aiuta a capire che Memmo Viola ha un dono: capisce come funziona il mondo! Un dono che gli consente di rimanere impermeabile al dolore e alla gioia. La sua è una vita pacifica, in altre parole, una vita senza alti e bassi. Potremmo dire che Memmo Viola ha imparato a vivere ‘on an even keel’.

Perché Memmo Viola diceva di aver capito il giuoco. E quando uno ha capito il giuoco…

Invulnerabile al dolore, però, impenetrabile anche alla gioja. E questo era un vero peccato, perché Memmo Viola era quel che suol dirsi un beniamino della fortuna.

Anzi, nel loro insieme, la sua capacità di stabilire delle priorità, di mantenere la calma e di percepire il modo in cui il mondo funziona rendono il Viola un personaggio formidabile … qualcuno che non dovrebbe mai essere sottovalutato.

Forse però il giuoco, ch’egli diceva d’aver capito, era questo, che la fortuna lo favoriva tanto, appunto perché egli era così, appunto perché sapeva che egli non le sarebbe corso mai dietro, neppure se essa gli avesse profferte, dopo due gambate, tutti i tesori del mondo, e che non si sarebbe rallegrato né punto né poco, neanche se fosse venuta da sé a portarglieli in casa.

Ma poi, il narratore spiega che, come tutti gli altri, Memmo Viola era, a volte, il destinatario passivo di buona fortuna. Ad esempio, il tempo in cui ha ricevuto inaspettatamente un’eredità (una considerevole somma di denaro) da un membro finora sconosciuto della sua famiglia allargata.

Tutti i tesori del mondo, no; ma ecco che un giorno gli aveva proprio portato in casa la grossa eredità di chi sa qual vecchia zia, una vecchia zia sconosciuta, morta in Germania;

Tuttavia, in questo caso Viola aveva una scelta da fare … ‘Cosa fare con la sua manna inaspettata?’ Coerentemente con la sua personalità, Memmo Viola ha scelto di semplificare la sua vita, di lasciare, cioè, il suo lavoro che era una costante fonte di aggravamento, liberandosi così di perseguire quelle cose che gli piacevano, che gli davano gioia.

per cui aveva potuto rinunziare all’impiego, che gli pesava tanto, sebbene, povero Memmo, come tutto il resto, da dieci anni lo sopportasse in santa pace.

In contrasto, Cristina, sua moglie, si è appropriata quest’occasione per recidere il loro matrimonio, mentre ha anche garantito la propria libertà finanziaria.

Poco tempo dopo, la moglie, stanca di vedersi guardata a quel modo e di non esser buona a farlo arrabbiare, per quante gliene facesse sotto gli occhi, di tutti i colori, gli aveva aperto, anzi spalancato la porta, e lo aveva spinto fuori, a viver libero per conto suo, in un quartierino da scapolo; a patto, però, che egli lasciasse libera anche lei, allo stesso modo, e con un congruo assegno debitamente assicurato.

Inizialmente, il narratore l’ha trovato difficile credere che il Viola avrebbe potuto essere d’accordo su qualcosa di così evidentemente unilaterale;

Sì?

… alla fine, tuttavia, si rese conto che quest’accordo era coerente con la personalità del Viola: non portava mai rancore, si concentrava solo su ciò che contava di più, e scartava tutto il resto … cioè, senza rimpianto o costernazione,

E quando mai Memmo Viola s’era sognato di porre un limite o un freno alla libertà della moglie? Ma ella voleva così? Amen.

…. vale a dire, questa scelta di Viola aveva rimosso dalla sua vita un aggravamento costante (sua moglie) consentendogli nel contempo di perseguire le sue passioni gemelle (filosofia e cucina).

E con tutti i libri di scienze fisiche e matematiche e di filosofia, e tutte le stoviglie di cucina, che rappresentavano le due più forti passioni della sua vita, era andato ad allogarsi in tre stanzette modeste. Dopo aver dato allo spirito il nutrimento più gradito, attendeva a preparar da sé, con le sue mani, anche il più gradito nutrimento al suo corpo: cuoco dilettante e dilettante filosofo.

Una vecchia serva veniva ogni mattina a fargli la spesa, gli apparecchiava la tavola, gli rigovernava la cucina, gli rifaceva il letto e la pulizia delle tre stanzette, e se ne andava.

(Mamma mia, cosa potrebbe esserci di meglio di questo?)

Il tempo passa. Una mattina presto, circa due mesi dopo la separazione, Cristina viene nel suo appartamento: lei improvvisamente e violentemente lo sveglia per dire che il suo onore è stato violato la sera prima! Cristina crede che la violazione sia stata colpa del Viola … perché l’aveva abbandonata e l’aveva lasciata non protetta! Poi Cristina pretende a Viola di alzarsi e prepararsi a lasciare il suo appartamento in cerca di qualche amico.

Se non che, dopo appena due mesi di questa seconda fortuna, una mattina per tempissimo, ch’egli se ne stava ancora a letto a fare il sonnellino dell’oro, sua moglie venne a svegliarlo di soprassalto nel suo quartierino con una furiosa scampanellata e, investendolo come una bufera, lo trascinò afferrato per il petto, povero Memmo, così in camicia come si trovava e con le brache ancora in mano, verso un angolo della camera, dietro un paraventino coperto di mussola rasata color di rosa, ove s’immaginò dovesse star nascosto il lavabo e, versandogli lei stessa, per non perder tempo, l’acqua nel catino, lo costrinse a lavarsi e poi subito a vestirsi, subito subito, perché doveva uscire, doveva correre, precipitarsi in cerca di due amici.

Quando il povero Memmo dice di non avere idea di cosa stia parlando Cristina, gli spiega che o è stato sfidato a duello o che ora deve sfidare un altro uomo a duello … per salvare il proprio onore!

– Ma perché?

– Lavati, ti dico!

– Ecco, mi lavo… Ma perché?

– Perché tu sei sfidato!

– Sfidato? io? Chi m’ha sfidato?

– Sfidato… non so bene: o sei sfidato o devi sfidare.

Come sarà chiaro man mano che la storia avanza, Cristina non comprende quasi nulla del Codice cavalleresco e delle regole d’un duello. Ci sembra chiaro, tuttavia, che lei ha di recente ricevuto un breve ‘tutorial’ sull’argomento … che adesso ripete diligentemente, come meglio può, a Memmo Viola.

Non so di queste cose …

Ciò di cui Cristina è certa è che ha in suo possesso il biglietto da visita del mascalzone (cioè, il biglietto da visita di uno dei quattro mascalzoni) che l’ha molestata. Cristina insiste / chiede che Memmo Viola ‘si svegli’ dal suo normale stato di placida tranquillità per fare qualcosa, qualsiasi cosa … cioè, per salvare il suo onore!

so che ho qua il biglietto di quel mascalzone. Lavati, vestiti, spicciati, non mi star davanti con codest’aria di mammalucco intronato!

In questo momento, Memmo Viola (ehm … ‘nobody’s fool’) attinge alla sua personalità per gestire questa situazione. Crediamo che il Viola non sia d’accordo con l’accusa di Cristina che lui stesso è responsabile di ciò che le è successo, e siamo anche certi che creda di non essere ancora in possesso di tutti i fatti. Secondo noi, Dunque, a nostro avviso, Memmo Viola scelga di rimanere calmo in questa fase iniziale della sua indagine: ha deciso di rallentare il più possibile la sua normale routine mattutina, in modo che possa ‘buy time’ … cioè, in modo che possa interrogare ulteriormente Cristina prima di decidere cosa dovrebbe fare.

Memmo Viola, venuto fuori dal paraventino con le mani bollicose di saponata, guardava veramente la moglie, se non come un mammalucco, certo come intronato. Non lo costernava tanto l’annunzio di quella sfida, quanto la grave agitazione della moglie, fuori di casa a quell’ora e in quel disordine d’abbigliamento.

Memmo Viola chiede a Cristina d’esser paziente; chiede anche ulteriori informazioni … mentre continua la sua routine mattutina.

– Abbi pazienza, Cristina mia… Dimmi almeno, mentre mi lavo, che cosa è accaduto …

A questo punto Cristina sembra essere quasi apoplettica … in parte a causa del suo bisogno di vendetta e in parte a causa della sua incapacità (ancora una volta!) d’interrompere la placida tranquillità di suo marito. Riesce comunque a dare a Viola una versione abbreviata degli eventi della notte precedente.

– Che? – gli gridò la moglie, avventandoglisi di nuovo addosso, quasi con le mani in faccia. – Sono stata vigliaccamente, sanguinosamente insultata in casa mia, per causa tua … perché sono rimasta sola, senza difesa, capisci? … Insultata … oltraggiata … Mi hanno messo le mani addosso, capisci? a frugarmi, qua, in petto, capisci? Perché hanno sospettato ch’io fossi …

A questo punto, tuttavia, Cristina ‘soffoca’ / ‘si strozza’ con emozione e non è in grado di continuare; Memmo Viola la incoraggia con calma, e poi veniamo a sapere della terribile invasione domestica che lei ha subito per mano di quattro giovinotti ubriachi che erano alla ricerca d’una donna spagnola, una prostituta, una certa Pepita.

Non potè seguitare; si coprì furiosamente il volto con le mani e ruppe in un pianto stridulo, convulso, d’onta, di ribrezzo, di rabbia.

– Oh Dio, – fece Memmo. – Ma quando è stato? Chi ha potuto osare?

E allora la moglie, prima tra i singhiozzi e storcendosi le mani, poi di punto in punto rieccitandosi vieppiù, gli narrò che la sera avanti, mentr’era a cena, aveva sentito un gran fracasso alla porta, grida, risate, scampanellate, pugni, pedate. La serva, accorsa, era venuta a dirle che quattro signori, mezzo ubriachi, cercavano d’una Spagnuola, d’una certa Pepita, e che non se ne volevano andare e s’erano buttati a sedere sconciamente nella saletta d’ingresso.

A suo merito, Cristina ha affrontato tutt’e quattro dei giovinotti, nel tentativo di convincerli a lasciare i locali, ma senza risultati. In effetti, i giovinotti, nel loro ardore ubriachi, credevano erroneamente che Cristina fosse Pepita e l’hanno aggredita / molestata.

Appena avevano veduto comparir lei, le erano saltati tutti e quattro addosso, e chi pigliandola per il ganascino, chi cingendole con un braccio la vita, chi frugandole in petto, l’avevano pregata, scongiurata di conceder loro una visitina alla piccola Pepita.

Cristina ha resistito ai suoi aggressori,

Al suo divincolarsi, alle sue grida, ai suoi morsi, avevano risposto con risa e gesti sguajati,

… fino a quando i suoi vicini, allertati dal pandemonio nell’appartamento, erano in grado d’arrivar ed intervenir.

finché, a quel pandemonio, non erano accorsi dai piani di sopra e di sotto tanti vicini di casa.

Mamma mia! … una volta è diventato chiaro che si trattava d’un caso d’identità errata, i quattro giovani si sono scusati ossequiosamente … hanno chiesto perdono e hanno dimostrato d’esser mortificati da ciò che avevano appena fatto,

Scuse … chiarimenti … c’era un equivoco … mortificazione … Uno s’era finanche inginocchiato …

… ma senza alcun risultato. Cristina ha preteso soddisfazione! Implacabile, ha preteso che il suo onore fosse vendicato! Alla fine, è diventato ovvio per tutti i testimoni nel suo appartamento che c’era solo una strada da percorrere … un duello! Alla fine, uno dei quattro giovinotti si è accettato la sfida, lasciando il suo biglietto da visita con Cristina. In questo modo, lui ha mostrato a tutti i testimoni nel appartamento che aveva accettato d’aspettar una sfida formale che, secondo il codice cavalleresco, doveva provenire da Memmo Viola, il marito di Cristina.

Ma ella non aveva voluto sentir nulla; aveva preteso che le dessero conto e soddisfazione dell’oltraggio, e tanto aveva insistito, che alla fine uno dei quattro, che forse era stato il meno insolente, s’era veduto costretto a lasciare il suo biglietto da visita.

A questo punto, Cristina sembra esser esasperata / esausta; consegna il biglietto da visita al Viola.

– Eccolo qua! A te, prendi! Sei ancora in maniche di camicia? Che aspetti? Non ti muovi?

E cosa fa la nostra povera Viola? Beh … è abbastanza furbo da capire che ancora non capisce abbastanza per decidere cosa deve fare lui stesso, e quindi decide di ignorare il biglietto da visita e continuare la sua routine mattutina.

Memmo Viola aveva già bell’e capito che quello non era né il caso né il momento di ragionare e, senza neppur dare uno sguardo di sfuggita al nome stampato in quel biglietto da visita, ritornò al lavabo dietro il paraventino.

(Possiamo solo immaginare le domande che Memmo Viola deve chiedersi a questo punto (es.) ‘La molestia è il problema di Cristina, , giusto, e non il mio?’ e ‘Che cosa c’entra il duello con me?’ e ‘Cristina ha abbandonato il nostro matrimonio, giusto?’ e ‘Sono io davvero obbligato a difendere l’onore di lei?’)

Esasperata e furiosa, Cristina non riesce a capire perché il Viola non sia ancora pronto per partire.

– Che fai?

– Finisco di lavarmi.

A questo punto della storia ci vengono presentate due ‘reveals’ che insieme dimostrano la saggezza del paziente approccio razionale di Viola al processo decisionale. Come risultato di queste rivelazioni, diventerà gradualmente chiaro che Cristina è stata istruita di fornir alcune informazioni fuorvianti e anche di trattenere altre informazioni chiave … il tutto nel tentativo di convincere il Viola acconsentire a duellare per l’onore di Cristina.

Riveal n. 1

Cristina chiede a Memmo Viola quanto tempo ci vorrà per scegliere il suo secondo (per il duello). Ovviamente sconvolta, continua (unprompted) dicendo che il Viola non dovrebbe in alcun modo chiedere al suo amico, Gigi Venanzi, d’esser il suo secondo. No, no, no! Questo sarebbe uno spreco di tempo, dice lei, perché Venanzi rifiuterà sicuramente.

– A chi pensi di rivolgerti? Non andare dal Venanzi, sai! Gigi Venanzi non accetta; puoi star sicuro che non accetta. Perderai il tempo inutilmente!

Memmo Viola prende atto del commento di Cristina, ma rifiuta di coinvolgerla in ulteriori conversazioni. Poi, in termini non incerti, il Viola afferma la sua opinione che il duello è responsabilità di Cristina, non sua. Alla fine, le chiede come è venuta a sapere che Venanzi si sarebbe rifiutato di partecipare al duello.

– Permetti? – disse Memmo, che aveva già riacquistato tutta la sua placidità. – Il tempo, cara, me lo fai perdere tu, adesso. Lasciami lavare, senza tirarmi a discutere. Non hai voluto saper d’equivoci. Scuse, non hai voluto accettarne. Hai voluto il duello: cioè, farmi dare una sciabolata. Bene, ti servo subito. Ma lascia ora che provveda io a garantire, come meglio posso, la mia pelle. Dici che Gigi Venanzi non accetterà? E come lo sai?

Cristina rifiuta di fornire una risposta definitiva alla domanda del Viola.

La moglie, un po’ sconcertata alla domanda, abbassò gli occhi.

– Lo … lo suppongo …

E poi, Memmo Viola deride / scherne il suggerimento di Cristina che il Venanzi non parteciperà al duello. Dopotutto, è un esperto del codice cavalleresco e anche un buon amico. Di sicuro accetterà!

– Ah, – fece Memmo, asciugandosi la faccia – lo suppoooniii … Vedrai che accetterà! Vuoi che si tiri indietro per me, giusto per me, quando presta a tutti i suoi uffici cavallereschi? Non passa un mese, perdio, che non si trovi in mezzo a due o tre duelli, padrino di professione! Ma sarebbe da ridere! Che direbbe la gente, che lo sa tanto amico mio e tanto pratico di queste cose, se mi rivolgessi ad altri?

Questo scambio sconvolge Cristina ovviamente, che persiste, dicendo che il Venanzi non parteciperà mai al duello.

La moglie, brancicando la borsetta con le dita irrequiete, dopo essersi un tratto morsicchiato il labbro, scattò, levandosi in piedi.

– E io ti dico che non accetterà.

Poi, Memmo Viola pretende una spiegazione, ma nessuna è disponibile. Perciò continua la sua routine mattutina.

Memmo scoprì di tra lo sparato della camicia, nell’infilarsela, il faccione ridente e disse, fissando acutamente la moglie:

– Me ne deve dire la ragione … E non può! Dico, non può averne, via! Lasciami, lasciami vestire…

A questo punto della storia il narratore spiega che c’è un ultimo passo nella routine mattutina normale di Memmo Viola, vale a dire che prende una tazza di caffè con latte prima di lasciare l’appartamento. In quella che potrebb’esser una provocazione, Memmo Viola chiede a Cristina se le è capitato di veder una bottiglia di latte fresco stamattina davanti alla porta del suo appartamento. Tuttavia, il Viola ‘abruptly reverses course’ … sembra rendersi conto d’aver ritardato il più a lungo possibile, che probabilmente abbia imparato da lei il più possibile. Memmo Viola lascia il suo appartamento con Cristina ma senza caffè.

Vestito, domandò con un certo risolino timido:

– Scusa, hai visto per caso, entrando, se fuori della porta c’era il fiaschetto del latte?

S’aspettava un nuovo prorompimento d’ira a quella domanda, e insaccò il capo nelle spalle e levò le mani in atto di parare:

– Zitta, zitta … vado, corro …

E uscì insieme con la moglie, per recarsi in casa di Gigi Venanzi.

Reveal n. 2

Poco dopo che Memmo Viola lascia il suo appartamento, incontra Gigi Venanzi per strada; Venanzi è chiaramente scontento di vederlo, ma il Viola lo informa allegramente che Cristina lo ha mandato a discutere d’una questione seria. 

Lo trovò fortunatamente per istrada, a pochi passi dalla sua abitazione. Scorgendogli in viso un’improvvisa alterazione di rabbioso dispetto, Memmo Viola comprese che l’amico era uscito così presto di casa, perché s’aspettava la sua visita. Gli si parò davanti, sorridendo e gli disse:

– Cristina mi manda da te. Andiamo su. La cosa è grave.

(Questa potrebbe anche esser solo una provocazione!)

Gigi Venanzi finge l’ignoranza,

Gigi Venanzi gli piantò in faccia gli occhi torbidi e gli domandò: 

– Che c’è?

… ma Memmo Viola chiarisce che non tollererà più l’inganno.

– Oh, non facciamo storie – esclamò Memmo. – Ti leggo in faccia che lo sai. Dunque non mi far parlare. Sono sfinito; casco a pezzi. E venuta a svegliarmi come una furia nel meglio del sonno, e non m’ha dato neanche il tempo di prendere un po’ di latte e caffè.

I due amici tornano a casa di Venanzi. Il Venanzi sembra essere emotivamente cancellato / disfatto. Chiaramente, teme la prospettiva d’un duello con il giovinotto che ha lasciato il suo biglietto da visita con Cristina. Come vedremo, il Venanzi è ben consapevole del fatto che Aldo Miglioriti è uno dei duellanti più pericolosi di Roma.

Appena risalito in casa, Gigi Venanzi si voltò come un cane idrofobo a Memmo e gli gridò:

– Ma lo sai chi è Miglioriti? 

All’inizio Memmo Viola non è a conoscenza di Aldo Miglioriti … ma presto riconosce il nome.

Memmo lo guardò balordamente:

– Miglioriti? No … Che c’entra Miglioriti?

Ah … è forse … aspetta! Non l’ho neanche guardato.

Ficcò due dita nel taschino del panciotto e ne trasse, tutto gualcito, il biglietto da visita che gli aveva dato la moglie:

– Ah, già … Miglioriti – disse, leggendo. – Aldo Miglioriti dei marchesi di San Filippo. Il nome non m’arriva nuovo … Chi è?

In risposta a una domanda, il Venanzi rivela la reputazione temibile di Aldo Miglioriti. Memmo Viola sembra non esser impressionato.

– Chi è? – ripetè col sangue agli occhi Gigi Venanzi. – La prima lama tra i dilettanti di Roma!

– Ah, sì? – fece Memmo Viola. – Tira bene? Di spada?

– Di spada e di sciabola!

– Mi fa piacere. Ma è pure un gran mascalzone, va’ là! Quello che ha fatto … 

Gigi Venanzi è seriamente preoccupato per la prospettiva d’un duello con Aldo Miglioriti … si preoccupa che Memmo Viola sarà ferito o ucciso. Poi, si chiede se potrebbe esserci una via d’uscita da questo casino, dato che l’intera incidente / scontro si basava su un caso d’identità errata! Forse, dice il Venanzi, il duello potrebb’esser annullato?

Gigi Venanzi gli saltò addosso quasi con la stessa furia, con cui poc’anzi gli era saltata addosso la moglie.

– Ma se ha domandato scusa! Ma se è stato un equivoco!

Memmo Viola sembra capire immediatamente il significato dell’accesso del Venanzi. (A nostro avviso il Viola sembra creder che il Venanzi fosse presente nella casa di Cristina al momento dell’invasione e dell’assalto.) Tutto ciò nonostante il Viola, con calma e in controllo della situazione, chiede al suo amico come potrebbe sapere che l’incidente è stato un caso di identità errata?

Memmo Viola, allora lo guardò, ammiccando con la coda dell’occhio, timido e furbo a un tempo, e domandò, quasi fuor fuori: 

– C’eri? 

Dopo aver ascoltato la domanda, il Venanzi si è quasi completamente disfatto emotivamente.

Il volto di Gigi Venanzi si scompose, come in uno smarrimento di vertigine: – Come? dove? – balbettò.

(Il Pirandello ha scelto di non precisare il modo in cui Gigi Venanzi ha scoperto i dettagli dell’invasione domestica. Il lettore, quindi, è lasciato a chiedersi se: il Venanzi fosse presente nell’appartamento di Cristina al momento dell’invasione domestica? e se il Venanzi e Cristina avessero una relazione extraconiugale? e se il Vanzi era presente nell’appartamento di Cristina, perché lui non ha fatto di più per proteggerla?)

Notevolmente, il Viola sembra aver già anticipato che il Venanzi era a conoscenza dei dettagli dell’invasione domestica.

Memmo Viola, come se nulla fosse, ritrasse sorridendo il suo amico dal precipizio, a cui con quella lieve, breve domanda s’era divertito a spingerlo,

E poi …

A questo punto, tuttavia, l’unica preoccupazione di Memmo Viola sembra esser la necessità di rispondere alla domanda del Venanzi. Il Viola con calma ma anche con forza spiega che il duello deve aver luogo: primo, perché Cristina ha insistito che il duello doveva aver luogo; secondo, perché entrambi l’invasione domestica e la sfida di Cristina erano di dominio pubblico, cioè, erano stati testimoniati dai vicini di Cristina; terzo, perché anche l’accettazione da parte di Aldo Miglioriti della sfida di Cristina era di dominio pubblico.

e riprese:

– Ah … già … sì … tu hai saputo. Era anche ubriaco, mezzo ubriaco, sì … Ma che vuoi farci? Caro mio, Cristina non vuole scuse! Tanto ha detto, tanto ha fatto, che lo ha costretto a lasciare il suo biglietto da visita, in presenza di tanti testimoni. Ora bisogna che qualcuno lo raccolga, questo biglietto. Il marito sono io, e tocca a me. Ma da che ci siamo, ohe, Gigi, bisogna far le cose sul serio. L’oltraggio è stato grave, e gravi debbono essere le condizioni. 

Ancora una volta, il Venanzi esprime una preoccupazione per la salute ed il benessere di Memmo Viola;

Gigi Venanzi lo guardò stordito; poi, in un nuovo impeto di rabbia gli gridò:

– Ma se tu non sai neanche tener la spada in mano!

… ma nulla di tutto ciò sembra importare al Viola, che a questo punto ha riacquistato la sua solita placida tranquillità.

– Alla pistola, – disse Memmo placidamente.

– Ma che pistola d’Egitto! – si scrollò Gigi Venanzi. – Quello imbrocca un soldo incastrato in un albero a venti passi di distanza!

– Ah sì? – ripetè Memmo. – E allora, prima alla pistola, e poi alla spada. Me, vedrai che non m’imbrocca di certo.

Gigi Venanzi non può più aspettare … senza che gli venga chiesto, spiega al suo amico che non parteciperà al duello con Aldo Miglioriti.

Gigi Venanzi si mise ad andare su e giù, su e giù per la stanza; poi facendo animo risoluto:

– Senti, Memmo: io non posso accettare.

Ancora una volta, Memmo Viola si rifiuta di tollerare sciocchezze. Il Viola ha deciso che il problema di soddisfare l’onore di Cristina non è una sua responsabilità. Sebbene abbia l’obbligo di adempiere, non ci possono essere dubbi che anche il Venanzi abbia un obbligo. Non ci saranno più scuse! Il Venanzi deve adesso riunire la squadra di uomini che combatteranno per ripristinare l’onore di Cristina.

– Che? – fece subito Memmo, afferrandogli un braccio. – Non facciamo scherzi, Gigi, e non perdiamo tempo! Tu non puoi tirarti indietro, come non posso tirarmi indietro io. Tu farai la tua parte, com’io faccio la mia. Pensa al secondo testimonio, e sbrigati.

Gigi Venanzi rimane preoccupato per il benessere di Memmo Viola,

– Ma vuoi che ti porti al macello? – gli gridò Gigi Venanzi al colmo dell’esasperazione.

… una preoccupazione che il Viola sembra minimizzarsi con disinvoltura.

– Uh, – sorrise Memmo. – Non esageriamo… Del resto, caro mio, tutte sciocchezze. Inutile parlarne! Cristina vuole lavato l’oltraggio, e non se n’esce. Perderei la libertà; e invece, con questa occasione, io me la voglio guadagnare intera. Vedrai che ci riuscirò. Va’, va’; pensa a tutto, tu che te n’intendi. Io t’aspetto a casa. Sto leggendo un bel libro, sai? su i Massimi Problemi. Tu non ci hai mai pensato; ma il problema dell’oltretomba è formidabile, Gigi! No, scusa, scusa… perché… senti questo: l’Essere, caro mio, per uscire dalla sua astrazione e determinarsi ha bisogno dell’Accadere. E che vuol dire questo? Dammi una sigaretta. Vuol dire che … – grazie – vuol dire che l’Accadere, poiché l’Essere è eterno, sarà eterno anch’esso. Ora un accadere eterno, cioè senza fine, vuol dire anche senza un fine, capisci? un accadere che non conclude, dunque, che non può concludere, che non concluderà mai nulla. È una bella consolazione. Dammi un fiammifero. Tutti i dolori, tutte le fatiche, tutte le lotte, le imprese, le scoperte, le invenzioni …

A malincuore, Gigi Venanzi inizia a pensare ad un secondo,

– Sai? – disse Gigi Venanzi, che non aveva udito nulla di tutta quella tiritera. – Forse Nino Spiga…

… e poi viene discusso l’argomento d’un medico.

– Ma sì, Nino Spiga o un altro, prendi chi ti pare, – gli rispose Memmo. – E per il medico, sceglilo tu, caro, di tua fiducia.

… e poi Memmo Viola offre di pagare le spese anticipate associate al duello.

Oh! se hai bisogno… E accennò di prendere il portafogli. Gigi Venanzi gli arrestò la mano.

– Poi … poi …

– Perché ho sentito dire, – concluse Memmo, – che per farsi bucare con tutte le regole cavalleresche ci vogliono di bei quattrini. Basta, poi mi farai il conto. Addio, eh? Mi trovi in casa.

Quella sera, Gigi Venanzi visita Memmo Viola nel suo appartamento. Il Viola non potrebb’esser più placido o tranquillo.

Lo trovò in casa, difatti, Gigi Venanzi, quella sera, ma sotto un aspetto che non si sarebbe mai immaginato.

Anzi, discute con la sua serva su una questione di soldi. Memmo Viola sembra enfatizzare (cioè, fare uno spettacolo per tutti i presenti) che sia un uomo che capisca come funziona il mondo e quindi sia qualcuno che non dovrebb’esser mai preso in giro / sottovalutato.

Memmo Viola litigava con la vecchia serva a cui mancavano tre soldi nel conto della spesa. E le diceva:

– Cara mia, se tu mi metti nel conto: rubati, soldi 8, o soldi 10, io tiro pacificamente la somma, e non ne parlo più. Ma questi tre soldi, così, non te l’abbono. Vorrei sapere che gusto ci provi, tentare di pigliare in giro uno come me, che ha capito così bene il giuoco… Parlo bene, Gigi?

Nel frattempo, il Venanzi è preoccupato solamente per il duello, che è previsto per la mattina successiva. Ancora una volta, il Viola sembra respingere queste preoccupazioni.

Costernatissimo, esasperato, stanco morto, Gigi Venanzi stava a mirarlo con tanto d’occhi. La calma di quell’uomo, alla vigilia di battersi alla spada, nientemeno che con Aldo Miglioriti, era stupefacente. E il suo stupore crebbe, quando, enunciategli le condizioni gravissime del duello, volute e imposte anche dal Miglioriti, vide che quella calma non s’alterava per niente.

– Hai capito? – gli domandò.

– Eh, – fece Memmo. – Come no? Domattina alle sette. Ho capito. Va benissimo.

– Io sarò qui, bada, alle sei e un quarto. Basterà, – avvertì il Venanzi. – Con l’automobile si farà presto. Ho preso per medico Nofri. Non andar tardi a letto, e procura di dormire, eh?

– Sta’ tranquillo, – disse Memmo. – Dormirò.

La mattina dopo, come promesso, Gigi Venanzi arriva all’appartamento di Memmo Viola per accompagnarlo al duello. Con lo stupore del Venanzi, il Viola sta ancora dormendo.

E tenne la parola. Alle sei e un quarto, quando venne Gigi Venanzi a bussare alla porta, dormiva ancora profondissimamente. Venanzi bussò, due, tre, quattro volte; alla fine Memmo Viola, nelle stesse condizioni in cui la mattina avanti era andato ad aprire alla moglie, cioè in camicia e con le brache in mano, venne ad aprire all’amico.

Venanzi, a quell’apparizione, restò di sasso.

– Ancora così?

Il Venanzi chiede al suo amico come potrebbe ancora dormire. Memmo Viola non sembra capire la domanda.

Memmo finse una grande meraviglia.

– E perché? – gli domandò.

– Ma come! – inveì Gigi Venanzi. – Tu ti devi battere! Ci sono giù Spiga e Nofri … Che scherzo è questo?

Ma poi, il Viola spiega che ognuno di loro ha un obbligo: l’obbligo di Memmo Viola, come suo marito (sebbene adesso separato) è stato quello di lanciare la sfida formale ad Aldo Miglioriti e poi coprire le spese associate con il duello. Il Viola ha già adempiuto a questi obblighi! D’altro canto l’obbligo di Gigi Venazi sarà di duellare Aldo Miglioriti per ripristinare l’onore di Cristina!

– Scherzo? Mi devo battere? – rispose placidissimamente Memmo Viola. – Ma scherzerai tu, caro! Io ti ho detto che a me tocca di far la parte mia, e a te la tua. Sono il marito e ho sfidato; ma quanto a battermi, abbi pazienza, non tocca più a me, caro Gigi, da un pezzo: tocca a te… Siamo giusti!

Gigi Venanzi, completamente cancellato nel sentire queste parole, non può fare altro che accettare la logica e il ragionamento di Memmo Viola.

Gigi Venanzi si sentì sprofondare la terra sotto i piedi, seccare il sangue nelle vene; vide giallo, vide rosso; afferrò Memmo per il petto, gli scagliò, gli sputò in faccia le ingiurie più sanguinose;

Memmo Viola manda il suo amico in viaggio per il duello, augurandogli buona fortuna.

Memmo lo lasciò fare, ridendo. Solo, a un certo punto, gli disse:

– Bada, Gigi, che non fai più a tempo, se devi trovarti sul terreno alle sette. Ti conviene esser puntuale.

Dall’alto della scala, poi, reggendosi ancora le brache con la mano, gli augurò:

– In bocca al lupo, caro, in bocca al lupo!

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